Data di pubbl.: 2024
Pagine: 92
Prezzo: €16,50
Vivere la fraternità è la prima vocazione umana, il compito per eccellenza: solo così la vita conosce la convivenza, la comunità, ed è vita buona in pienezza, attraverso la quale uomini e donne si umanizzano.
Questa è la tesi che Enzo Bianchi sostiene in Fraternità, un libro in cui ci esorta a pensare in questo delicato e terribile momento in cui il prossimo sembra morto a uno dei valori fondamentali per la nostra convivenza ed esistenza come genere umano.
In un mondo in cui ogni giorno scompare la vocazione umana alla fraternità e aumenta l’indifferenza e la paura dell’altro, Bianchi rilancia con parole buone e libere la necessità di riscoprirsi fratelli.
«Alle radici della fraternità c’è il rispetto assoluto dell’altro, il suo riconoscimento».
Bianchi nel libro centra il problema e lo legge tenendo conto della disumana attualità che in ogni consesso calpesta il valore della fraternità per una mancanza degli esseri umani di farsi prossimo, di non mostrarsi empatici e reciproci nei confronti dei propri simili, quindi di non sentirsi fratelli.
Non vedere, non discernere il fratello, non prendersi cura di lui quando è nel bisogno, è già percorrere una via omicida, scrive Enzo Bianchi.
E noi oggi questa via omicida la percorriamo stesso quando nella vita di tutti i giorni non accettiamo l’altro.
Bianchi, attraversando le pagine dei vangeli e non solo, nel suo libro da uomo saggio ci dice come vivere e instaurare la fraternità.
«Ma va anche detto che questo instaurare la fraternità facendosi prossimo dell’altro, donando tempo, cioè una porzione del proprio vivere, all’altro, significa un dono fatto a se stessi. Infatti chi si fa prossimo muta se stesso, cresce in umanità, si salva perché ha salvato gli altri».
Farsi prossimo, condividere i sentimenti e i bisogni dell’altro, prendersi cura dell’altro fino ad amarlo come fratello.
Alla base della fraternità e dei rapporti umani ci devono essere sempre empatia e reciprocità in modo che il prossimo sia colui al quale decidi di farti vicino.
Ecco il cammino umano della fraternità al quale sono chiamati tutti, credenti e non credenti e che ci riguarda perché siamo prima di tutti uomini e quindi dobbiamo essere tutti fratelli.
Perché per vivere la fraternità occorre sempre che ci sia l’altro e che si instauri la relazione, che resta la nostra vocazione primaria.
Come non essere d’accordo con le parole di Enzo Bianchi soprattutto quando scrive che riguardo alla fraternità non bisogna guardare a una verità trascendente e nel vivere la fraternità non si deve privilegiare quelli che praticano le religioni rispetto ai non religiosi.
Ed è proprio la storia, scrive Bianchi, che ci insegna che i cristiani hanno sfigurato la fraternità in modo epifanico e scandaloso a tal punto che sono stai dei non –religiosi a sorpassare la chiesa nel chiedere la riconciliazione tra fratelli, perdono, mitezza.
«Le religioni sovente sono di ostacolo alla fraternità e nessun privilegio possono vantare nel giudizio riguardante chi ha onorato o disprezzato la fraternità.
Ci sono esseri umani che non hanno riferimenti religiosi e che vivono la fraternità fino al dono di sé e credenti religiosi che, saturi della loro presunta relazione con Dio, vivono di philautiá misconoscendo il prossimo, incapaci di sentire l’altro come fratello o sorella! Devoti che vantano il loro amore per Dio che non vedono e non sanno amare i fratelli e le sorelle che vedono
Sì, i cristiani conoscono il fondamento della fraternità attraverso la fede, ma non è detto che vivono la fraternità»
C’ è sempre tanto da imparare da Enzo Bianchi e dalle parole giuste di un cristiano problematico che si pone domande e ragiona con la propria testa oltre le ragioni dogmatiche del credere.