Ferro Sette – Francesco Troccoli

Autore: Francesco Troccoli

Titolo: Ferro Sette

Genere: Fantascienza

Editore: Armando Curcio Editore

Numero di pagine: 319

Anno di pubblicazione: 2012

Prezzo: 15,90 euro

In un futuro lontano, in cui la Madre Terra è poco più che una leggenda, la vita dell’uomo è totalmente asservita alla produzione, tanto che la funzione naturale del sonno è stata prima ridotta a malattia e, in seguito, abolita, dimezzando la durata della vita umana.  Solo nel sistema di Harris e, in particolare, su Harris IV, un gruppo di minatori conserva la capacità di dormire.

Tobruk Ramarren, avventuriero e mercenario al servizio del vile governatore di Harris IV, si inoltra a Ferro Sette per spiarne il capo, il minatore ed ex miliziano David Hobbes, ma quello che trova va ben oltre le sue aspettative. La miniera non è, infatti, il luogo cupo e sporco che Tobruk si aspettava, ma al suo interno vive una civiltà fiorente e pronta alla rivoluzione per liberare Harris IV dalla tirannia.

Con una maestria apprezzabile anche dai non amanti del genere, Troccoli costruisce un’ipotesi di futuro purtroppo non inverosimile, in cui il progresso ha ceduto il posto ad una regressione, seppur popolata di robot, droghe e super-astronavi. Gli uomini e le donne di Ferro Sette, oltre ad essere ottimamente caratterizzati, salvo alcune eccezioni, sono una perfetta metafora e un monito per noi uomini e donne del mondo di oggi.

Tobruk, eroe dalle mille ombre, sarà quello che subirà i maggiori cambiamenti lungo il corso del romanzo, ritrovandosi combattuto tra la fedeltà ai suoi ideali di sempre e l’adesione a quelli nuovi e pericolosi proposti da Hobbes.

“Quella che un tempo era stata la piana di Haddaiko era ora il fondale in cui si perdevano le memorie delle nefandezze commesse da tutti noi, harrisiani di ogni fazione e gruppo, miliziani e ribelli, invasori hassadiani e ufficiali dell’Oikos, visitatori e abitanti ingrati di un pianeta che avevamo tentato di uccidere alla nascita e che ora un folle visionario pretendeva di riportare alla vita. C’era un mare su Harris IV. Acqua fredda e increspata dal vento. Impossibile nasconderne la portata, inaccettabile imbrigliarne la forza. Il Che-non-c’ è conferiva ai sogni di Hobbes una sfrontata concretezza, facendo di un’utopia sussurrata in fondo a una caverna un grido di libertà senza fine”.

Ottimo, in conclusione, il romanzo di Troccoli, scritto con un linguaggio semplice e coinvolgente, adatto anche per chi non è esattamente un cultore del genere fantascientifico.

 

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