Autore: Massimo Piccolo
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Cuzzolin Editore
Genere: Narrativa
Pagine: 87
Prezzo: 12 €
Scritto tanto tempo fa; riposto in un cassetto; pubblicato al momento opportuno. Per deformazione professionale, le prime cose che leggo di un libro sono la prefazione e i ringraziamenti, perché proprio in questi due luoghi del non-testo si possono trovare le informazioni più interessanti, che ci aiutano a comprendere cosa andremo a leggere. La prima impressione è la seguente: Estelle è un’opera tormentata scritta con la fluidità delle favole, ma con la tragicità di chi si sente braccato e chiuso in gabbia.
Estelle è una principessa che non può uscire dal suo castello, perché non può venire a contatto con la luce del sole e il vecchio padre, Re in attesa di un erede, oltre a proteggerla in ogni modo chiede un nipote. In poche parole, ci vuole un marito che sappia condividere con la principessina gioie e dolori. Lei è d’accordo, a patto che il connubio non venga combinato; sarà lei infatti a scegliere lo sposo. E così sia.
La storia si muove lungo questi punti cardine per quasi novanta pagine che si leggono in poche ore. La noia non ci assalirà perché nulla apparirà scontato.
Che sia favola o realtà, la storia di Estelle ha come tema la libertà. La sua ricerca ha tormentato gli animi sensibili di ogni epoca. Di qui la dolce figura di Juan, suonatore di accordìon, ossia, fisarmonica, strumento che richiama immagini di malinconia e di folgorante felicità che durano però pochi istanti. E così, dall’incontro tra i due nasce la favola; non un amore, ma una ricerca che va oltre le mura del castello, laddove il mare ruggisce, ammalia e rapisce.
Come detto, in questa favola dell’autore di Pomigliano d’Arco nulla è come sembra. La sua scrittura richiama lo stile di Calvino, il maestro della realtà-in-fiaba; le tematiche affrontate sono quelle che assillano da secoli gli uomini e, anche in questo caso, la risposta definitiva non la troviamo; anche perché di una letteratura che ci lascia senza punti interrogativi non sappiamo che farcene.
Estelle è quindi una fiaba dalla morale irrisolta e con un lieto fine da interpretare. È una meraviglia che si dischiude pagina dopo pagina e il suo senso sta proprio nel messaggio di libertà che l’autore ci comunica. Insomma, tra queste pagine il C’era una volta diventa un affascinante Ci sarà. Da leggere.