
Autore: Agnes Mary Robinson
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: L'ArgoLibro Edizioni
Genere: Biografia
Traduttore: Maddalena De Leo
Pagine: 284
Prezzo: 18 €
Quinta di sei figli, sempre legata, o meglio, relegata alla sua Hawort, una vita costellata da vicissitudini familiari drammatiche; in questo ambiente cresce la stella della letteratura inglese Emily Brontë che, insieme alla sorella Charlotte, ha lasciato un importante tributo alla narrativa. Teniamo conto che la scrittrice e poetessa britannica nasce nel 1818 e muore nel 1848, in un periodo in cui la letteratura non è un affare femminile. Aggiungiamo anche che il contesto sociale di questo villaggio inglese non era un fertile orto in cui coltivare il proprio talento.
Cime tempestose, considerato un classico della letteratura mondiale, non ebbe subito il successo che avrebbe meritato.
È complessa la vita della Brontë. Si consuma velocemente tra lutti e disgrazie. Lei è introversa e amante della solitudine, non si lega a nessuno, prova una gran pena per suo fratello Branwell, che spende la sua vita in maniera dissoluta; ama a modo suo il padre, questo curato perpetuo della Chiesa locale, che passa le sue giornate sui libri fino a diventare cieco. Tutto ciò ha portato Emily a trovare sfogo nella scrittura, mettendo su carta i suoi tormenti, traducendo in parole gli intimi moti dell’anima.
Di questo ci racconta Agnes Mary Robinson, poetessa e scrittrice inglese, vissuta tra il 1857 e il 1944. Questa biografia, scritta con tono aulico, con un linguaggio d’altri tempi, risale al 1883. All’epoca voleva essere un tributo a una autrice dimenticata, seppellita dal maschilismo, passata inosservata. Proprio per questo motivo, le pagine riproposte da L’Argolibro, piccola ma coraggiosa casa editrice campana, hanno un valore aggiunto. Il volume è stato tradotto, corretto e riproposto da Maddalena De Leo, docente di inglese, nonché rappresentante della Sezione italiana della Brontë Society.
Come scritto nell’introduzione del libro, siamo davanti alla prima biografia dedicata all’autrice anglosassone. La Robinson omette alcune cose per il semplice fatto che tanti particolari della vita di Emily sono stati scoperti con il passare degli anni; ciò che affascina di questo testo, però, è la scrittura mite e sensibile che entra con delicatezza negli affari personali della Brontë, nonché il particolare parallelismo tra vita e arte che la Robinson delinea con maestria.
Emily, come Charlotte, dà forma a una scrittura personale in cui le parole sono simboli della tragedia esistenziale che ha affrontato in prima persona. Le sue tormentate vicissitudini sono finite nella poesia e nel romanzo Cime tempestose. In questo modo si mette in rilievo quell’inscindibile rapporto che sta alla base della pura creatività, ossia, trasformare il veleno della quotidianità in nettare dell’eternità… processo tipicamente artistico e che è capace di generare un linguaggio proprio.
La forza di questo libro sta tutta qui, mostrarci la vita di una donna che ha saputo curare le proprie ferite attraverso la parola. Parole che sono rimaste immortali. Ma la storia di Emily Brontë ci fa riflettere anche su un altro aspetto, ossia, che l’arte sgorga anche nelle periferie, nelle campagne e ovunque l’anima sappia tradurre la tragedia in emozione.
Non ci sono luoghi privilegiati, basta solo trovare la vetta dalla quale innalzarsi.
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