Autore: Mirko Zilahy
Data di pubbl.: 2016
Genere: thriller
Pagine: 410
Prezzo: 16,40
È passato poco tempo da quando il commissario Mancini ha perduto sua moglie a causa di un cancro incurabile. Il dolore ha vinto la battaglia contro il grande commissario costringendolo a isolarsi sempre di più dal mondo esterno. Una sola cosa ancora lo trattiene dal compiere un gesto folle ed estremo: trovare il dottor Carnevali, l’oncologo che a lungo ha assistito la moglie di Mancini nella lotta contro il cancro. Gli altri casi per lui non hanno importanza alcuna. Ma quando un assassino seriale uccide brutalmente tre persone sfidando apertamente le forze di polizia con delle e-mail enigmatiche, Mancini è costretto a lasciare il caso del medico scomparso per assumere il ruolo di guida nella task force che darà la caccia al folle maniaco. Inizia una adrenalinica corsa contro il tempo nella quale le forze dell’ordine dovranno cercare di arrivare per prime e salvare quanti più innocenti possibili prima che l’Ombra colpisca con tutta la sua feroce violenza.
“Gli occhi fanno cilecca, pieni di lacrime e sudore, ma la testa torna lucida man mano che il tempo scorre. Il cuoio che adesso ha sulla faccia aderisce a quello che gli chiude la bocca. Ma questo ha una forma…come una maschera. Sul davanti è allungata, è aperta, quasi fosse…Signore Pietà. …per una bestia. Cristo Pietà. Quattro passi ed eccolo ancora.Signore, Pietà. Non riesce a metterlo a fuoco. Lo sfavillio delle candele deforma le proporzioni dell’ambiente e quella cosa resta in penombra. Ma lui, Frà Girolamo, lo capisce subito. Li scorge lo stesso, li vede scintillare in mezzo a una faccia irreale. Sono gli occhi che lo paralizzano. In quegli occhi c’è qualcosa che non va.” (Fra Girolamo e l’assassino, pag.83).
È così che si uccide. Quando ho finito l’ultima pagina, chiusa la copertina, sono rimasto molto a lungo a pensare a quelle parole. Non mi sembrava più solo un titolo, ma una frase soddisfatta implicitamente pronunciata dalla misteriosa Ombra, l’Assassino imprendibile che, pagina dopo pagina, sfugge sempre allo sguardo del lettore (oltre che dei poliziotti) che non riesce a capire il perché si uccide.
Accanto ad una serie di situazioni adrenaliniche, Mirko Zilahy, l’autore di questo libro, riesce a cogliere le fragilità e le contraddizioni dell’animo umano incarnate nel commissario Mancini. Non dunque un personaggio stereotipato, il duro e puro che molto piace agli scrittori di libri thriller, ma un uomo devastato dal senso di colpa e dalla solitudine. Un personaggio molto reale, quasi tangibile che, lo confesso, ho avuto l’impressione esistesse per davvero.
Ho molto apprezzato questo romanzo che è stato un bellissimo modo per iniziare questo nuovo anno di letture.
Un libro davvero originale e che, personalmente, mi sento di consigliare.