Giovedì 8 maggio, Salone del Libro di Torino. Ora di pranzo o quasi, ore 12: Indipendent’s Corner. Cos’avrà da raccontare lo storico algherese Luciano Deriu che già non si sappia di Antoine de Saint-Exupéry? Tutti conoscono il suo Piccolo Principe, un libro tradotto in ben 250 lingue. Per qualcuno è addirittura il libro da tenere sul comodino.
Ma chi è a conoscenza del fatto che Saint-Exupéry ha vissuto anche in Italia? Luciano Deriu, proprio uno storico sardo – perché il nostro autore visse per breve tempo in Sardegna – grazie ad una raccolta di testimonianze oltre ad uno studio approfondito sulla sua figura, ci parla della sua fatica “Il piccolo principe dall’isola alle stelle”, Delfino edizioni.
L’autore più amato al mondo, dunque, oggetto di una ricerca che lo vede protagonista questa volta di un libro scritto da un italiano, un sardo, un algherese. E proprio ad Alghero, all’aeroporto, è posta una lapide, con relativo spazio museale, che ne ricorda il suo passaggio e quest’anno, il 31 luglio, se ne commemorerà il 70° della sua morte. Partito dall’aeroporto di Bastia, in Corsica, infatti il suo aereo non rientrò mai alla base quel 31 luglio del ’44.
Ma come finì nella nostra bella isola? Deriu traccia una breve biografia, ricca di aneddoti, che lascia gli astanti a bocca aperta. Chi l’avrebbe mai immaginato che l’autore de Il piccolo principe abbia avuto una vita così emozionante ed intensa, ricca di avventure al limite della sfida, se pur breve? “Scappato dalla Francia si recò a New York dove si associò ad un gruppo di esiliati. Ebbe amicizie importanti, anche con donne famose e molto belle quali Greta Garbo e Marlene Dietrich. Scrittore affermato, scartato per le armi, in tutti i modi si adoprò per essere accettato come volontario, malgrado le sue difficoltà fisiche. Infatti all’età di 20 anni aveva subito la frattura del cranio, a causa di un incidente diciamo voluto per incoscienza, quindi fu considerato inadatto al volo, di cui aveva passione fin dall’adolescenza. Anche il suo fisico, altezza oltre il metro e novanta, la corporatura molto robusta e l’età già avanzata (ben 44 anni!) erano un ostacolo all’attività di pilota, ma riesce comunque ad arruolarsi e viene mandato in Africa e di lì ad Alghero.”
“L’aereo per Saint Exupery era come la penna per il letterato” prosegue lo storico nella sua narrazione “ per lui era la metafora dell’elevarsi sopra le miserie umane, paragonabile all’albatro per Baudelaire” (pag.39 del libro).
Figura complessa quella dell’autore del Piccolo principe, anche nel suo rapporto con le donne: “Una moltitudine di amori, forse una quarantina e più, ma le sue muse ispiratrici furono quattro: Consuelo, la moglie salvadoregna, donna libera, amante della pittura, grande amica di Picasso; Louise, il suo amore di gioventù, a cui scrisse lettere per tutta la vita; Nelly che lo presenta all’editore Gallimard e con cui ebbe un rapporto di affinità intellettuale; infine Sylvia Hamilton, giovane reporter americana, l’amica a cui donò la prima copia del Piccolo principe scritta a mano. Ha amato tutte queste donne in maniera parallela nella sua vita”.
Cosa ci rimane al termine di questa lezione? Il desiderio di approfondirne la conoscenza, magari la voglia di riprendere il mano il Piccolo principe e l’impressione che se lui non muore neppure Saint-Exupéry può morire.