Autore: Andrea Vitali
Casa Editrice: Garzanti
Genere: Romanzo
Pagine: 271
Prezzo: € 18,60
Ogni qual volta iniziamo un nuovo romanzo di Andrea Vitali non possiamo fare a meno di chiederci: ma da dove prende le sue storie? Come fa a raccontarci sempre qualcosa di nuovo e diverso? Eppure è così sebbene siano tutte, le sue storie, narrazioni di piccole esistenze, vicende che, se solo fossimo più attenti nel nostro quotidiano, forse potremmo raccogliere anche noi ascoltando quello che le persone si raccontano in un vagone ferroviario, ad esempio, o sedute al tavolino di un caffè o in attesa del loro turno nello studio di un medico.
Sia come sia, Andrea Vitali non ha mai smesso di sorprenderci, divertirci e ammaliarci con una galleria di personaggi che rispecchiano in modo perfetto vizi, virtù, tic, inganni, onestà e snobismi tipici di ogni essere umano, non importa in che epoca sia vissuto. E anche stavolta l’autore colpisce nel segno tessendo una trama dal ritmo serrato che si dipana lungo quel ramo del lago di Como che abbiamo imparato a conoscere e che corre tra Colico, Bellano e Lecco.
E da Bellano parte ogni mattina per Lecco Augusto Prinivelli, venticinquenne perito industriale, orfano da anni e adottato dalla vecchia zia materna – vedova e senza figli – Tripolina, proprietaria di un vetusto caseggiato. La Tripolina vive degli affitti dei suoi inquilini – una singolare carrellata di caratteri, professioni e provenienze regionali – affitti che tocca al nipote Augusto ritirare a fine mese con uno snervante – per lui – giro porta a porta. L’impiego appena ottenuto dal giovanotto a Lecco è nella sede della ditta Bazzi Vinicio minuterie metalliche, ma, stipendio a parte, ciò che piace ad Augusto è staccarsi da Bellano, dall’odiato condominio, dai suoi insopportabili odori, dall’amicizia pelosa degli inquilini, dalla storditaggine della zia, per respirare l’aria di città. Fantastica sul giorno in cui la Tripolina tirerà le cuoia e lui potrà finalmente liberarsi di quel branco di morti di fame e vendere il caseggiato iniziando infine una nuova vita. Pertanto, quando incontra per caso negli uffici la figlia del proprietario, Birce, e si accorge che ambedue sono preda di un colpo di fulmine, gli pare di toccare il cielo con un dito. Purtroppo non sa, il meschino, in quali mani si sta mettendo e cosa gli prospetta il futuro oltre all’ottimo matrimonio con la Birce. Portata a conoscere la zia Tripolina e presa visione del palazzetto fatiscente la Birce, degna figlia di tanto padre e manovrata da una madre – la Voluina detta anche Sapienza Domestica – astuta come una volpe, inizierà a tormentare il neo marito Augusto perché faccia firmare alla zia la donazione dell’immobile a lui medesimo. A quel punto, buttar giù il palazzo, ricostruirlo e vendere a caro prezzo i nuovi appartamenti sarà un gioco da ragazzi. Ci vuole solo una firmetta, e che sarà mai! In fondo, non era questo che voleva Augusto? Liberarsi di inquilini e condominio? Ma ecco che, d’improvviso, il giovane perito industriale si rende conto che sognare e sperare sono una cosa, realizzare una fantasia tutt’altro. Possiamo solo dire che ci penserà il destino cinico e baro a risolvere la questione.
A noi lettori rimane il godimento di pagine ricche di un sottile e talvolta velenoso umorismo; l’incontro con personaggi vivi e veri; la constatazione di quanto alcune donne possano essere manipolative e crudeli e di quanto molti uomini non brillino per iniziativa o sagacia nel comprenderle. Insomma, tutto da leggere, e da farlo in un sol fiato, quest’ultimo libro di Andrea Vitali.