Titolo: Come la penso – Alcune cose che ho dentro la testa
Editore: Chiarelettere
Genere: raccolta di saggi
Anno di pubblicazione: 2013
Numero di pagine: 340
Prezzo: 13,90
Gli estimatori di Camilleri, come la sottoscritta, sono stati abituati a brillanti romanzi che, nella produzione, chiamiamola così, camilleriana, superano di gran lunga il numero dei saggi. Eppure non sorge un dubbio che sia uno circa la lettura di questo meraviglioso collage di pensieri ed opinioni che colui, che non posso astenermi dal chiamare Maestro, ha collezionato durante anni ed anni di carriera. Fin da subito, dai due brevi pezzi introduttivi, si possono ancora una volta ammirare cultura e umiltà di questo grande scrittore che, in questo libro, non risparmia nessuno e ha una parola amara per tutti, persino per se stesso.
Gli argomenti sono tanti e tutti ottimamente trattati con quella scrittura, chiara e limpida, nella quale ogni tanto fa capolino qualche termine siciliano. Si passa con nonchalance da Montalbano alla storia della Sicilia, dalla religione alla mafia, facendo il verso, in positivo e negativo, a personaggi anch’essi dislocati in diverse realtà della nostra Italia, da Bernardo Provenzano a Silvio Berlusconi. Sarebbero tante, veramente troppe le citazioni estraibili da questa sorta di bibbia del buon lettore di Camilleri. A fatica, ne ho scelta una estrapolata dal capitolo “L’ora di religione”, dedicato alla mafia e, in particolare, alla figura di Provenzano.
In questo passaggio, ripreso dall’autore stesso nel romanzo ‘La gita a Tindari’, un giovane Camilleri ascolta, rapito, la spiegazione del boss Nicola Gentile su che cosa sia la mafia. “Duttureddru, se io entro qua dentro, Vossia ha in sacchetta una pistola, me la punta, io sono disarmato, e mi dice ‘Cola Gentile, inginocchiati!’. Io che faccio? M’inginocchio. Questo non significa che vossia è un mafioso perché ha fatto inginocchiare Cola Gentile. Vossia è un cretino con una pistola in mano. Ora vengo io, Nicola Gentile, disarmato qua dentro. E vossia è disarmato. Le dico: ‘duttureddru, guardi che mi trovo in una certa situazione…Devo chiederle di inginocchiarsi.’ Lei dice: ‘Ma perché?’. Dottureddru, io glielo spiego. Glielo spiego e riesco a persuaderlo che Vossia si deve inginocchiare per la pace di tutti. Vossia s’inginocchia e io sono un mafioso. Se Vossia si rifiuta di inginocchiarsi, io le devo sparare, ma non è che ho vinto. Ho perso, dottureddru.” (pag.280-281)
Una grande raccolta, in definitiva, che mostra a tutto tondo la figura di uno degli autori più importanti e schietti del nostro tempo, troppo spesso preso sottogamba. La grande cultura di Camilleri, unita al suo profondo amore per la Sicilia, trasuda da ogni pagina, riuscendo, ancora una volta, a far sognare il lettore, pur parlandogli di una realtà che così da sogno non è. A questo proposito concludo segnalando in particolar modo le ultime pagine del libro, dedicate a “Cinque fiabe politicamente scorrette”.
Leggere per credere.