Autore: Chiara Clausi
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Paesi Editore
Genere: Guida storica e sociale
Pagine: 160
Prezzo: € 13,30
Si può amare una città con tutti se stessi? E la si può raccontare come un amante racconterebbe la sua relazione con una bellissima e sfuggente signora? Credo si possa come ci dimostra Chiara Clausi in questa ottima guida storica e sociale alla città di Beirut e al Libano in generale.
La Clausi, in realtà, vive a Beirut dal 2016. Giornalista per varie testate fra le quali Panorama e Il Giornale, ha studiato lingua araba e storia del Medio Oriente all’American University di Beirut, uno dei luoghi da visitare – come il lettore scoprirà – per la bellezza della costruzione e dei giardini che la circondano. Ma leggere questo libro vuol dire, in assoluto, vivere insieme alla Clausi giorni meravigliosi in giro per una città multietnica, multi religiosa e avvinta da mille contraddizioni, ferita non solo dall’ultima lunga guerra civile iniziata nel 1975 e conclusasi con gli accordi di Taif nel 1990, ma dall’attuale terribile recessione economica peggiorata dall’ingresso di un milione e mezzo di profughi siriani a seguito della guerra e dalla dilagante corruzione che da anni regna indisturbata nel paese dei cedri. Una città devastata, il 4 agosto del 2020, dalla spaventosa esplosione del porto che ha causato 200 morti, più di 6000 feriti e la distruzione di un gran numero di palazzi; annichilita dal Covid che sembrava, all’inizio, averla appena sfiorata, per trasformarsi in seguito nell’ennesima sciagura nazionale.
Eppure Beirut sopravvive. Ogni volta, e contro ogni pronostico, si dimostra capace di rialzare la testa e ricominciare. Con la bella prosa della Clausi attraversiamo i quartieri di Achrafieh, ricco e sofisticato, e quelli di Sodeco, Basta, Dahie, Hamra. Saliamo poi nel regno dei drusi, sullo Chuf, per vedere, almeno dall’esterno, il sontuoso palazzo della famiglia Jumblatt a Beiteddine. Viaggiamo fino alla valle della Bekaa dove la coltivazione di marijuana dà da vivere a migliaia di esseri umani e crea una spropositata ricchezza per poche famiglie mafiose.
Ci addentriamo fra le gigantesche rovine di Baalbek, imponenti e maestose, sotto un sole che unico sembra benedire il Libano.
Scendiamo infine a Tripoli (Tarablus) ricca di storia fenicia lungo l’incantevole costa e lo splendido mare.
Ma la Clausi ci parla anche e diffusamente di politica e società, di cinema e arti visive, di moda, di ristoranti e cucina libanese, di luoghi di ritrovo dei giovani, di grandi ricchezze e tanta povertà, di classi sociali e differenze religiose.
Un capitolo è dedicato alla ‘kafala’, lo sfruttamento di donne filippine o ceylonesi arrivate in Libano come cameriere e trattate come schiave. Di matrimoni con spose bambine. Dei campi profughi dove i siriani esuli hanno sostituito i palestinesi della diaspora precedente. E del confine fra Libano e Israele, ancora caldo e conteso, nell’estremo sud del Paese.
“Beirut è un eccesso”. Verissimo. Forse lo è il Libano intero con la sua storia proteiforme e tormentata di guerre, spartizioni e fedi contrastanti. Eppure Chiara Clausi ha il dono, raro e meraviglioso, di restituire al lettore un luogo che non vediamo l’ora di visitare e amare.