Autore: Barba Andrés
Data di pubbl.: 2012
Casa Editrice: Mondadori
Genere: Narrativa
Pagine: 129
Prezzo: 10
Il protagonista di questo breve racconto scritto da Andrés Barba, giovane autore spagnolo, è Tomas, normale adolescente pronto a vivere la sua estate nella casa al mare dei genitori. Lì spera di ritrovare gli amici di sempre, di rivivere le belle emozioni che le vacanze in un posto conosciuto creano, ma non è così: questa volta per il quattordicenne sarà tutto diverso. Tradizionalmente il periodo adolescenziale è caratterizzato dal cambiamento, dalla trasgressione, dalla ribellione, dall’accorgersi che il mutamento non è nel mondo, ma nella percezione che se ne ha.
Il suo viaggio iniziatico verso la trasgressione comincia nel modo più classico, incontri sbagliati, falsi amici che lo istigano verso nuove sensazioni ed esperienze. Ed è proprio un atto che non si sente di compiere e nel quale si trova coinvolto che porterà Tomas ad un travaglio interiore, ad un pensiero ricorrente, a vivere con l’angoscia di aver commesso un errore imperdonabile. Il dolore per la malattia dell’adorata zia Eli costituisce un tema importante all’interno della narrazione ed è la scintilla che fa traboccare il vaso di Tomas.
“In realtà contemplando il dolore incontestabile della zia Eli, ebbe l’impressione che una qualche logica fosse saltata. Mai aveva sospettato che vivere implicasse anche un’infinita vergogna, e che questa vergogna fosse legata in modo così diretto e brutale al dolore fisico. La zia Eli era malata e in trappola, quasi che il suo dolore ostruisse il mondo, quel dolore simile ad un vortice malsano, cieco, insopportabilmente disgustoso.”
Scritto molto bene, con un linguaggio ricco ed intenso, “Agosto, ottobre” è un romanzo scorrevole e accattivante. Già il titolo sta ad indicarci qualcosa. Tra questi due mesi ne manca uno: il mese “lapsus” in cui si svolgono i fatti e in cui tutto quello che sembrava essere a posto si perde in un disordine inaspettato. L’unica pecca di questa “Libellula”, secondo il parere di chi vi scrive, è lo sviluppo della storia, che lascia la sensazione di un pezzo mancante. Ma forse era un effetto voluto dall’autore…