A tu per tu con…Blanca Busquets

Al Salone Internazionale del Libro di Torino abbiamo avuto modo di intervistare Blanca Busquets, scrittrice catalana, rivelazione della narrativa ispanica, in occasione della pubblicazione de L’ultima neve di primavera, edita da Piemme. Il libro racconta la storia di Tonia e Lali, due donne di un paese dei Pirenei. A distanza di un secolo l’una dall’altra sono unite da un filo invisibile. Pian piano questo legame prenderà corpo con i colori di un misterioso dipinto che solo loro sembrano in grado di interpretare, con la forza di una passione irrefrenabile per i libri e le parole. Sarà proprio il bisogno di scrivere, pari solo a quello di respirare, che aiuterà entrambe a trovare il proprio posto nel mondo.

Le sue protagoniste sono due donne, Tonia e Lali, come mai questa scelta?

Diciamo che volevo rappresentare due donne in un momento difficile. Mi interessava raccontare di due personaggi che dovevano essere donne perché normalmente è il sesso che, tra i due, ha sempre avuto più problemi in generale ad essere compreso, socialmente parlando. In realtà il personaggio di oggi avrebbe potuto essere anche un uomo, senza dubbio però per la trama era meglio fossero donne e  volevo che esistesse una storia parallela. Possiamo dire che questa è la ragione.

“Non lasciarti scappare la vita” è una frase che risuona continuamente nella mente di Tonia. Che significato hanno per lei queste parole?

Lo stesso significato che hanno per la suocera di Tonia: questo è infatti ciò che le dice quando si trova in punto di morte. Si vive una volta sola e, nonostante ci capiti di fare delle stupidaggini e commettere degli errori, abbiamo solamente una vita. Quindi avanti, dobbiamo vivere cercando di non calpestare gli altri: non possiamo passare la vita amareggiati, con privazioni, perché nessuno ce la ridarà indietro.

Cosa rappresentano i libri per Lali? 

Per questo personaggio i libri rappresentano la possibilità di evadere dal mondo che la circonda e che le è ostile e sono anche la sua ossessione.

Quali caratteristiche, secondo lei, descrivono meglio questo personaggio?

Lali è un personaggio molto sensibile, davvero molto sensibile, introverso, molto debole al principio e che, nel finale, di questa debolezza fa la sua forza.

Il suo mutismo, invece, cosa significa?

Significa che non bisogna mai tacere, perché quando si tace si accresce la bomba che ci si porta dentro, che si converte in silenzio e questo è fatale. Le circostanze di un maltrattamento sono sempre fatali. Il suo mutismo, quindi, significa che lei non osa, non si crede all’altezza. Questa debolezza che si porta dentro le fa credere di essere inferiore, che non otterrà mai nulla e che è colpa sua tutto quello che succede. Questo silenzio è quello che deve essere rotto, lo deve rompere Lali e va sempre spezzato.

Dove ha trovato l’ispirazione per scrivere una storia così meravigliosa e potente?

L’ispirazione di Lali l’ho trovata in me stessa perché mi è capitato quello che capita a lei. L’ispirazione di Tonia viene dai miei antenati e dal paese di Cantonigròs, che nel romanzo è La Carena, dove ha vissuto e da dove viene da sempre la famiglia di mia madre. E’ tutto quello che mi hanno raccontato e tutto ciò che ho letto sulla Catalogna isolata degli inizi del XX secolo.

Il contesto della Catalogna è importante nella trama? Se sì, per quali motivi?

È certamente importante perché io vivo lì. Tuttavia credo che la situazione sia assolutamente applicabile a molti luoghi  ma comunque non potrebbe caratterizzare quelli delle culture germaniche o più nordiche, non è il tipo di storia da adattare in quei contesti. Invece in Italia è ben comprensibile,  in particolare per il sud o l’area mediterranea vicina alle montagne; il racconto potrebbe anche esservi ambientato. Penso che le cose più sembrano locali e meglio possono essere adattate; quando si cerca di fare cose troppo universali si finisce per non far nulla, perché non si sa esattamente di cosa si sta parlando. E’ meglio parlare di ciò che si conosce, normalmente gli esseri umani sono uguali dappertutto.

Vuole lasciare, per concludere, un messaggio a tutti i suoi lettori?

Se hanno letto il mio libro e se li ho aiutati, in qualche modo, anche solo a evadere per un momento dai problemi che tutti abbiamo nella nostra vita reale, già mi posso ritenere contenta. Tuttavia se riesco anche a dar loro alcune idee, o semplicemente farli sorridere, allora ho ottenuto tutto ciò che volevo in questa vita.

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