Riccardo Iacona, noto giornalista e conduttore del programma di approfondimento Presa Diretta, è da poco tornato in libreria con un nuovo lavoro “Se questi sono gli uomini“, edito da Chiarelettere. Nel suo lavoro l’autore affronta una tematica davvero scottante ed importante, una vera tragedia a livello nazionale, come la definisce lui: il femminicidio. Siamo riuscit a raggiungerlo e gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Perché ha deciso di scrivere questo libro?
Perché è una storia che nessuno ha mai raccontato. Le cronache dei giornali ci raccontano di gelosia, passione, amori andati male ma dov’è l’amore in una persona che premedita di uccidere? Non è solo la sfera personale e la relazione uomo-donna ad essere coinvolta in queste storie ma c’è qualcosa di più, si va ben oltre ed è questo che ho voluto spiegare e raccontare.
Le donne vengono uccise due volte: prima dai loro uomini e poi dalla cronaca che schiaccia la loro storia e si limita a descrivere i dettagli dell’uccisione, del ritrovamento del cadavere ma non va oltre.
Perché pensa sia importante parlare degli uomini e concentrare su di loro l’attenzione?
Perché sono gli uomini il vero problema, il killer deve essere al centro: se capisco chi è il killer allora posso capire cosa sta succedendo all’Italia e perché queste donne uccise aumentano continuamente. Non sono predatori che vengono da fuori ma sono i nostri uomini. In Italia la vita per le donne è difficile, il paese è ostile al sesso femminile: non c’è assistenza, si comincia solo ora a parlare di quote rosa, sul lavoro passano spesso in secondo piano; è come se la donna vivesse in Tunisia. Quali donne vengono uccise? Provi a pensarci. Si uccidono le donne che cercano la libertà, che si ribellano all’uomo padrone, all’uomo che ha basato il rapporto non sull’amore ma sulla possessione. Le donne vengono uccise nel momento in cui dicono di no e alzano la testa.
E’ possibile intervenire in qualche modo?
Sicuramente la legge sullo stalking è stato un passo importante ma si deve fare di più: per esempio anche picchiare la propria donna deve essere considerato reato. Quello di cui abbiamo bisogno è una responsabilità politica e risorse economiche costanti, che durino nel tempo in modo che si possa costruire qualcosa. Sarebbe importante fare educazione sentimentale nelle scuole: insegnare ai giovani non tanto a stare insieme ma bensì a come ci si lascia, bisogna far capire che il rapporto che si costruisce con la propria donna è una conquista fatta giorno dopo giorno, anno dopo anno.