Siamo sicuri che una cuoca come Raffaella non l’avete mai vista: dal 2010 solca i mari sulla Sea Sheperd in difesa dell’ambiente e delle creature che lo popolano. Con grinta e tenacia la giovanissima capo-cuoca riesce a preparare tre pasti al giorno, rigorosamente vegan, in qualsiasi situazione. A Casa Cookbook al Salone del Libro è venuta a presentare il suo libro Pensa, mangia, agisci!, un libro di ricette squisite che racchiude anche una grande speranza per il futuro.
Possiamo dire che sei una cuoca anomala rispetto a quello che si trova nel panorama culinario italiano, come definiresti la tua cucina?
Io sono una cuoca-attivista, sono cuoca perché faccio attivismo non perché ho la passione per la cucina. Mi piace moltissimo cucinare però non ho mai pensato di farne una professione per passione, dopo la laurea in scienze politiche (che ben poco c’entra con la cucina) avevo voglia di impegnarmi concretamente in qualcosa, volevo dare di più. Mi imbarcai per caso sulla nave che aveva attraccato in Francia e dopo un paio di giorni mi chiesero se volessi spostarmi in cucina, e ho pensato: perché no? Da qui è nato tutto, sono rimasta sei anni perché mi piace il fatto di fare della cucina vegana per persone che come me partono per portare avanti delle missioni che mi stanno molto a cuore.
Come nasce l’idea di riunire queste tue ricette in un libro?
Questa è una storia interessante, qualche anno fa ho partecipato sulla nave Sam Simon a una campagna chiamata “Zero Tollerance” in Antartide contro la caccia illegale delle balene. Qui siamo stati speronati dal governo giapponese, è stata una campagna molto violenta, ma nonostante tutto sono riuscita comunque ad andare avanti a cucinare . Qui ho pensato che se io posso portare in tavola dei buoni piatti vegani mentre la mia nave viene speronata allora tutti possono farlo nella tranquillità della loro cucina!
Ti sei avvicinata alla cucina vegana dopo esserti imbarcata o già prima sposavi questa dieta?
Lo era già da prima, sono quindici anni che non mangio carne o derivati, per me è sempre stata una questione di giustizia verso gli animali e verso l’ambiente.
Alle persone che credono che la cucina vegana sia sinonimo di “digiuno” o comunque che non siano dei pasti sostanziosi e gratificanti a livello culinario, tu cosa rispondi?
Innanzitutto venite sulla nave a vedere come stanno bene le persone dopo aver mangiato quello che cucino! Esiste comunque anche un’arte culinaria vegana, al di fuori del lato etico che per me è la prima ragione, ci sono dei sapori in questa cucina che sono fantastici e una creatività incredibile pur utilizzando degli ingredienti semplici. Inoltre io credo che ogni cosa che si fa abbia un impatto, mangiare vegano ha un impatto positivo verso l’ambiente e per me questo è molto importante. Io sulla nave cucino dalle sei alle sei, tre pasti al giorno più il pane e delle merende, c’è molta varietà e equilibro per accontentare i gusti di tutti.
Sappiamo che essere vegani non è un requisito necessario per partire per queste missioni, tuttavia mangiare vegano è una regola fissa della nave, hai mai incontrato qualche lamentela?
Lamentele vere e proprie non sono mai sorte, anzi, molti mi ringraziano perché sono riusciti ad abbracciare un’alimentazione più sana e a perdere peso. Ovviamente io non obbligo nessuno di punto in bianco di diventare vegano, è un percorso personale e una scelta che bisogna prendere in assoluta libertà. Anche il mio libro deve essere visto come uno strumento per trovare delle alternative alla carne, poi ognuno fa le sue scelte.
Pensi quindi di riuscire a convertire anche un carnivoro convinto con questo tuo libro?
Credo di riuscire a convincere solo le persone per le quali effettivamente cucino, ne ho convinti tanti, e non perché sono io ma perché cucinando ho la possibilità di dimostrare tante cose. Con il libro non posso farlo, sì, molti mi hanno scritto per ringraziarmi, ma tuttavia non credo di essere io a dover cambiare nessuno. Io credo che se c’è la volontà sono tante le cose che possono farti cambiare, il mio non è solo un libro di cucina è soprattutto un libro sull’attivismo e la mia speranza è che il lettore si lasci ispirare dalle persone di cui parlo.
La terza fase, se così possiamo definirla, del tuo libro è agisci. Cosa può fare il lettore nella sua quotidianità per agire concretamente?
Per questa domanda entra in gioco una piccola lista, presente nel libro, di associazioni che si impegnano ogni giorno con manifestazioni e attivismo per salvare gli animali. Cosa si può fare? Sicuramente cambiare la nostra alimentazione è una cosa assolutamente importante: evitare l’industrializzazione del cibo e tornare a un cibo naturale sarebbe un grande passo. Io sono convinta che ognuno può portare del suo per migliorare il nostro pianeta, anche attraverso vie che non sembrano dirette.
Nel tuo libro troviamo 80 ricette che prepari abitualmente sulla nave, ma qual è la migliore? Quella che riesce bene anche sulla terra ferma?
Non è me che bisogna fare questa domanda ma ai miei commensali! Dipende di quello di cui hai voglia in quel momento, fuori dalla nave mangio moltissime verdure crude perché è quello che manca di più quando sono a bordo, per cui direi tutte le ricette più crudiste a base di verdure.
Mentre la ricetta che credi possa avvinare il maggior numero di persone a questo stile di vita?
Ci sono un paio di ricette a base di seitan sono quelle che piacciano di più, perché la consistenza di quest’alimento ricorda molto la carne. Sono piatti questi molto divertenti perché ti permettono di ritrovare dei gusti e delle sensazioni che avevi dimenticato, con la consapevolezza di non aver ucciso un animale quindi ti permette di sentirti ancora di più, bene con te stesso.