“Prometto di sbagliare” (Garzanti) del portoghese Pedro Chagas Freitas è stato pubblicato in Italia da poco ma è senza dubbio il libro che più imperversa sul web. Le citazioni tratte da questo libro le avrete sicuramente lette ovunque. È un libro in cui si parla d’amore ma non è un romanzo. È piuttosto una raccolta di tante piccole storie, alcune della lunghezza di pochissime pagine. Ciascuna racconta un aspetto dell’amore: si parla di matrimoni, di separazioni, di tradimenti, di amori giovanile e di amori adulti, insomma di Amore, in tutte le sue connotazioni e sfumature. Di alcuni libri si dice che sono da leggere d’un fiato, di questo invece no, si direbbe che è da leggere e gustare poco a poco. Chi ha la mania di sottolineare ci troverà tante massime da evidenziare e da condividere e almeno una storia in cui riconoscersi.
Abbiamo incontrato l’autore di questo singolare “romanzo” a Milano in occasione della presentazione del libro in Italia.
Il suo libro è una sorta di “bignami dell’amore“, e mi ha convinta di come ancora si possa parlare d’amore, anche per quattrocento pagine e senza essere banali.
Non solo è possibile scriverne quattrocento: sull’amore si possono scrivere anche quattrocento milioni di pagine. Quello che ho cercato di fare è stato scrivere una specie di catalogo dell’amore, con dei flash su diverse situazioni che per me rappresentano questo sentimento. Si tratta più di una narrativa interna che di una narrativa esterna, è più quello che vediamo con la nostra anima rispetto a ciò che vediamo con i nostri occhi.
Normalmente, quando ci si giura eterno amore ci si giura di tentare di sbagliare il meno possibile. Al contrario, lei nel libro afferma che “siamo fatti della stessa pasta dell’errore”, e che l’amore arriva proprio perché smettiamo di voler essere perfetti. L’amore vero è quindi l’accettazione dell’altro nella sua imperfezione?
Sicuramente, tutti noi sappiamo di non essere perfetti: la differenza nell’imperfezione è proprio ciò che rende le persone più belle e i rapporti più interessanti. La differenza è una forma di bellezza.
Sui social network il suo romanzo è esploso: è stato anche definito il libro più sottolineato di sempre. L’amore è raccontato in tutte le sue declinazioni, da quello materno a quello nell’età matura. L’amore guarisce da tutto.
Sì, ci riporta alla vita, ed è nei momenti di dolore che l’amore diventa più grande. E’ facile essere felici delle cose belle ma molto meno esserlo di quelle meno belle. La routine dovrebbe diventare un poema.
Scrive: “Cosa vuoi fare da grande? Voglio tornare bambino”. Mi piace l’idea che lei propone, che i bambini siano l’evoluzione degli adulti.
Sì, i bambini sono un upgrade degli adulti. Uno dei maggiori problemi del mondo è quello che io chiamo la “maificazione”, cioè la massificazione del MAI. Un adulto lo ripete di continuo: “Vorrei, ma…” e siamo sempre a metà tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. I bambini, invece, credono che tutto sia possibile. Per loro la parola mai non esiste.
Scrive anche “Nessuno in pieno possesso delle sue facoltà mentali sopporterebbe la vita. Il segreto della felicità è il segreto della dose esatta di follia”. Ce ne vuol parlare?
Bisogna avere un pizzico di follia per continuare a essere sani, e chi è sempre sano diventa folle. Passiamo tutta la nostra vita cercando di fare grandi cose e ci dimentichiamo che invece quelle più importanti, quelle che ci rendono più felici, sono quelle piccole. Dobbiamo amare tutto quello che facciamo e in tutto quello che facciamo deve esserci amore.
C’è un passaggio del suo libro in cui scrive che un padre dice al figlio “Sarai una persona solo quando saprai cavartela senza dire una parola. E fu così che cominciai a scrivere”. C’è qualcosa di autobiografico in questo?
Saramago diceva sempre che sui libri ci dovrebbe essere scritto “Attenzione: questo è un libro che contiene una persona”. Io sono tutto qui, nel mio libro. Scrivere di tanti personaggi è stato come vivere tante vite. Di questo ho anche sofferto ma ne sono felice, perché mentre scrivevo e pensavo ai personaggi ridevo e piangevo insieme a loro. Alcuni dei momenti più importanti della mia vita sono quelli che non ho vissuto perché sono qui, in questo libro. È questa la magia della scrittura: riuscire a vivere ciò che non esiste.
Un libro che per lei è stato importante?
Sicuramente Lo straniero di Albert Camus. Per me è un romanzo perfetto, in poco più di cento pagine racchiude tutto.
Prometto di sbagliare è un libro dalla struttura molto particolare e frammentaria. Non ha avuto paura che non venisse del tutto capito dai lettori?
Non scrivo pensando ai lettori, scrivo quello che sento e ho voglia di scrivere. Se scriviamo pensando a un certo tipo di pubblico il lettore se ne accorge, e capisce che non è una cosa spontanea. Non ho scritto un romanzo tradizionale perché volevo riflettesse il nostro vivere odierno, veloce e frammentario.