La settima Coorte – Stefano Bussa

Titolo: La settima Coorte
Autore: Stefano Bussa
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Bompiani editore
Genere: romanzo giallo
Pagine: 236
Prezzo: 13,00

“Mentre saliva le scale vide che la sua porta era aperta e appena entrato notò gli strani buchi nerastri sulla coperta bianca. Prese i pochi soldi rimasti nel nascondiglio, una piccola borsa con alcuni effetti personali e uscì rapidamente senza voltarsi, neanche quando qualcuno gli gridò dietro che era il giorno stabilito per pagare la camera” (p. 41)

Antonio Tomassini, medico-cardiologo di un ospedale romano, sta vivendo il classico momento di crisi dei cinquantanni, in cui la relax-zone della famiglia ormai stabile, del lavoro senza sbocchi e dei primi acciacchi dell’età, stanno mettendo a dura prova la serenità quotidiana. In uno dei giorni precedenti il Natale, di ritorno verso casa dalla lunga giornata lavorativa in ospedale, fermo ad un semaforo rosso, decide di regalare ad un senzatetto uno dei tanti panettoni che ha ricevuto da uno dei suoi pazienti. Il gesto altruistico lo fa sentire bene e soddisfatto di sè, fino a quando il giorno successivo, collegandosi ad una radio locale, apprende che in quel panettone c’era una bomba, esplosa la sera precedente facendo una strage di persone. Lo definiscono un attacco omofobo o razziale, ma questo ad Antonio non interessa. Sul panettone c’era il suo nome, “Al Dott. Tomassini” e la polizia presto sarebbe arrivata per arrestarlo. Inizia così una fuga verso il nulla, scappando da innocente poichè la bomba poteva essere per lui, abbandonando moglie e figlie, passando da omicida e mentendo a tutti e a sè stesso. Tutto aveva pensato per passare la sua crisi, tranne una strage. Si ritroverà ad essere inseguito dalla polizia italiana, guidata dal commissario Pietro Giovannini, da un detective privato ingaggiato dal fratello Alberto e dall’Interpol, che grazie alla collaborazione di sua moglie Carla, arriverà prima di tutti sul bersaglio. Antonio verrà sballottato in diversi Paesi Europei, si troverà ad essere addestrato a sparare a vista, a diventare esca per l’organizzazione criminale che ha piani ben diversi, rispetto ad un signor nessuno come lui e a rischiare il tutto per tutto per ritornare alla sua vecchia esistenza. Ma Antonio non voleva scappare da tutto quello? Come si può tornare alla normalità dopo aver visto la morte in faccia?

“Lo sparo lo fece sobbalzare più per il rumore che per la botta. Si ritrovò steso al suolo con la faccia sulla terra umida. Non sentiva dolore e per alcuni istanti cercò ancora di pensare a come uscire da quella situazione, provò a muoversi. Poi la mente cominciò a confondersi nel nulla” (p. 215)

Il romanzo di Stefano Bussa, oncologo romano e scrittore per passione, ha senz’altro carattere: trama, intreccio ed elementi chiave rendono il libro un “giallo italiano” a tutti gli effetti. Ciò che però stona, ma perdoniamo Bussa per essere ancora fresco del mestiere di scrittore, è il fatto che non si lasci mai il lettore libero di fare il “passo da solo”: domande e risposte arrivano con tempi ben scanditi, togliendo l’effetto sorpresa e quel retro-gusto di  soddisfazione nell’aver capito qualcosa senza l’aiuto delle parole.

 

 

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