Giuseppe Aloe, già autore del romanzo finalista al Premio Strega La logica del desiderio, è tornato in libreria con il toccante Gli anni di nessuno. Un romanzo ipnotico, duro e coinvolgente che indaga il tema degli anni dell’infanzia, il periodo della nostra vita che in realtà non ricordiamo e che ci viene raccontato dagli altri, genitori, amici di famiglia, conoscenti. Freddo e tagliente, il romanzo si chiude con un finale a sorpresa.
Spesso associamo all’infanzia immagini di divertimento, spensieratezza, serenità, e preferiamo allontanare da noi l’idea di “infanzia difficile”, considerandola un’aberrazione. Nel suo romanzo, invece, non solo ci scontriamo con un’infanzia decisamente infelice, ma prendiamo coscienza del fatto che quello che noi sappiamo del nostro essere bambini è soprattutto frutto di racconti e ricordi altrui. Ci parli di come ha indagato questo tema.
Per intuizione. L’infanzia è uno dei temi che più ho inseguito nel corso della mia vita e dei miei studi. Mi convinco sempre di più che è l’epoca della paura più profonda e che le altre paure non siano che un riflesso di altri sconvolgimenti.
Chiunque sia sopravvissuto alla propria infanzia, possiede informazioni sulla vita per il resto dei propri giorni. Questa frase mi ha colpito moltissimo…ci dica qualcosa a proposito.
E’ una frase di Flannery O’Connor, la scrittrice americana. A dire la verità a me non piace eccessivamente la O’Connor, mi sa troppo di America profonda, di qualcosa che non riesco a capire. Mi ci sono imbattuto per caso anni fa e come al solito l’ho appuntata su uno dei miei quaderni, ma soprattutto l’ho memorizzata, perché sentivo che stava rivelando qualcosa di profondo e tenebroso che mi riguardava.
Il protagonista, Gambart, viene esortato dal suo insegnante a scrivere e, attraverso la scrittura, a sopravvivere al suo dolore, per ritrovare il proprio posto nel mondo. La scrittura come terapia?
No. Gambart scrive di suo, non è soddisfatto dello stile, ma scrive di suo. Il professore lo incoraggia perché scorge in Gambart la luce di una scrittura originale che nasce dalla propria esperienza personale, che viene trattata come reperto sul quale ricostruire l’interpretazione della propria storia.
Il Professor Gondrenovic: mentore, tutore, maestro, padre…quanto abbiamo bisogno di figure come questa per tirare fuori noi stessi? Ha mai conosciuto qualcuno che l’abbia spronata a diventare scrittore?
No. Mai conosciuto nessuno. Anzi, tutti coloro che ho frequentato, familiari e amici, mi hanno consigliato di lasciar perdere. Io sono il mentore di me stesso. Come sprone non è un gran che!
Quali sono i riferimenti letterari o gli autori che l’hanno ispirata per questo romanzo?
Nessuno per questo romanzo in particolare. In genere tutta la letteratura che nasce dall’inverosimile, dall’improbabile ha lasciato e lascia tracce nei miei lavori.
Ci sono dei libri che, secondo lei, un Amante dei libri non deve perdersi?
Tutto Kafka. I romanzi di Beckett. L’altro processo di Elias Canetti. Le poesie di Emily Dickinson e Bertold Brecht. Oppure un testo di critica come Kafka. romanzo e parabola di Giuliano Baioni. A dire la verità sono troppi, questi sono i primi che sono venuti in mente, ma penso che un amante dei libri non possa presicndere da Balzac, Proust, Ungaretti, e molti molti altri.
Vuole lasciare un messaggio ai nostri lettori, Gli Amanti dei Libri?
Non accontetatevi di leggere.
Leggi anche la nostra recensione di “Gli anni di nessuno” di Giuseppe Aloe
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