A tu per tu con… Giorgio Mambretti

Gentilissimo Giorgio Mambretti,
ho letto con interesse il suo libro “Una chiave per capire…un cervello per guarire” ed ho poi amato “La Medicina del Futuro”. Ritengo che ognuno dovrebbe leggerlo (anche se sano), perché nella vita prima o poi si incontrano grandi o piccoli disturbi. Credo fermamente che il suo pensiero sia un valido aiuto per la vita.

A proposito di questo vorrei partire subito con la prima domanda: il suo si può definire un metodo?

Anche se non amo le definizioni che mi sembrano restrittive, più che un metodo lo definirei un approccio. La medicina si concentra sui sintomi cercando di combatterli con la chimica, l’agopuntura corregge i disequilibri energetici, l’omeopatia si concentra sul “terreno” e così via ma nessuno si chiede mai per quale motivo è comparso un sintomo. Poiché non esiste effetto senza causa e viceversa, se esiste un sintomo deve esserci stata una causa che l’ha provocato. La ricerca della causa prima di una patologia, come di qualunque evento positivo o negativo della vita di ciascuno, è l’oggetto del mio approccio. Purtroppo oggi si tende a confondere i fattori di rischio con la causa prima delle patologie.

E’ giusto affermare che la medicina del futuro si trova dentro ognuno di noi? Cioè che analizzandosi, andando a scoprire le cause del male, che non è solo fisico, ma in primis psicologico, posso scoprire la causa della malattia e quindi iniziare il processo di guarigione?

In un certo senso siamo noi che ci ammaliamo e siamo noi che ci guariamo. L’essere umano non ama soffrire ma, tutte le volte che s’imbatte in un evento contrario alle sue aspettative, va in sofferenza. Poiché per diverse ragioni (colpa, paura del giudizio altrui, orgoglio, ecc.) non esprime ad altri l’emozione vissuta nel suo profondo, il cervello, che gestisce le varie strutture del corpo, è costretto a “compensare” per ristabilire l’omeostasi perturbata. Purtroppo la compensazione avviene a posteriori, non modifica i fatti e per di più ci fa ammalare.

Come ho accennato nella risposta precedente, solo scoprendo la causa prima della malattia, si può iniziare il processo di guarigione. Esiste un segreto per non ammalarsi: il segreto per evitare la compensazione e quindi il sintomo, consiste nell’autorizzarsi a raccontare a chi ci sa ascoltare la sofferenza profonda vissuta al verificarsi dell’avvenimento stressante.

Cosa deve fare una persona di fronte alla malattia grande o piccola che sia?

Deve ritrovare quell’istante in cui la sua sofferenza ha superato la soglia di massima sopportazione, esprimerlo e correlarlo al sintomo. Fintanto che quel vissuto doloroso rimane nascosto, l’equilibrio psico-fisico è perturbato ed il cervello è costretto a continuare il suo processo di compensazione.

Sono molti i suggerimenti che Lei dà nel libro, sotto forma di esempi e di vere e proprie lezioni, ma il “fai da te” è assiduamente sconsigliato più volte, ma a chi rivolgersi? Non sempre è facile trovare delle persone serie ed affidabili, spesso si brancola nel buio e nella paura. Non possiamo nemmeno aprire le pagine bianche e cercare un professionista che ci aiuti a trovare le cause della nostra sofferenza. A chi rivolgersi? Dove cercare?

Il “fai da te” è sconsigliato perché, all’apparire del sintomo, la persona occulta immediatamente la sofferenza che ha vissuto. La sua preoccupazione è immediatamente rivolta alla malattia e quindi dimentica l’emozione provata. Ci vuole qualcuno che, dal di fuori e conoscendo le correlazioni tra emozioni e corrispondenti patologie compensatorie, possa aiutarla a ritrovare quel momento doloroso. Non a caso il libro s’intitola “La medicina del futuro”: anche se da più parti si comincia ad ammettere che lo stress sia il maggiore responsabile delle patologie, molta strada resta ancora da fare prima che pazienti e corpo medico escano dalla prigione in cui si sono chiusi. Il malato deve smettere di cercare la bacchetta magica e cominciare a capire che è lui la fonte dei suoi guai e il corpo medico deve liberarsi da buona parte degli insegnamenti che gli hanno inculcato e cominciare a ragionare con la propria testa ascoltando col cuore le sofferenze dei suoi pazienti. Nel libro sono indicati chiaramente i miei personali passi terapeutici da seguire per aiutare il malato e, anche se non lo dicono per diverse ragioni, un certo numero di terapeuti liberi comincia a seguire questa strada. Chi cerca con ostinazione, prima o poi, trova la strada.

Ho notato l’attenzione nei confronti dei futuri genitori, perché appunto creeranno il mondo di domani. Qual è la raccomandazione più viva che tiene a fare nei confronti di queste persone? Qual è la scelta migliore per i lori figli?

Un bimbo non può ragionare prima dei sei/sette anni poiché i suoi due emisferi cerebrali non funzionano ancora insieme. Fino a quell’età è come una spugna che assorbe gioie e dolori. Tutto finisce nell’inconscio che io penso essere la memoria cellulare. È l’inconscio che ci mena per il naso da mattina a sera e dalla nascita alla morte a nostra totale insaputa. L’inconscio, che vive in un eterno presente, ci ripropone in continuazione la realtà vissuta nell’infanzia fintanto che non facciamo la relazione tra quel vissuto e gli avvenimenti che continuano a ripresentarsi nell’arco della vita prendendo coscienza che quei fatti hanno determinato delle credenze che possiamo e dobbiamo smontare. Il bimbo ha come unico riferimento mamma e papà da cui si deve sentire protetto, riconosciuto e incoraggiato. Questo è ciò che conta per lui. La presenza amorevole e affettuosa dei genitori è la condizione essenziale per lo sviluppo armonico del piccolo.

Per rimanere in tema, vorrei parlare dell’infanzia come periodo determinante per tutta la vita dell’individuo (vedi “La Medicina del Futuro” pag. 87). Ma se una persona sfortunatamente vive terribilmente questi primi anni, nascendo “formica” cosa può fare per cambiare rotta al proprio destino ed affermarsi “cicala”?

Il caso non esiste e il destino nemmeno mentre il buon Dio ha altro da fare che occuparsi di ognuno di noi. Il passato non si può cambiare e tutti ricordano i fatti della loro infanzia, ma si dimenticano che quei fatti hanno creato delle credenze e, in base ad esse, continuiamo a vivere. Sono solo credenze e come tali si possono cambiare. Ciò che conta è portare alla coscienza che quel bambino che siamo stati non c’è più, che da allora il mondo è cambiato e che oggi siamo degli esseri adulti che hanno il diritto di essere se stessi, di dire e fare ciò che è importante per loro. Fintanto che rimaniamo imprigionati nelle nostre credenze infantili, l’inconscio continua a menarci per il naso confrontandoci sempre allo stesso tipo di sofferenze. Per l’inconscio ciò che ha visto allora è la realtà. Perché siamo diversi? Perché ciascuno ha vissuto le sue storie nell’infanzia e ha instaurato le sue credenze.

Da ciò ne consegue che non abbiamo libero arbitrio fintanto che non abbandoniamo la nostra infanzia. Per usare una metafora siamo come un prigioniero che ha una bella Ferrari (libero arbitrio) parcheggiata fuori dal carcere. Fin tanto che non sega le sbarre della sua cella ed evade, non potrà servirsene.

Essere cicala o formica non è né bene né male. Le cicale per loro natura innovano e le formiche sono conservatrici. Sono solo due modi diversi di funzionamento, di struttura psichica. L’importante è capire come funzioniamo e operare le nostre scelte in base alla nostra natura. Una formica potrà essere un ottimo medico che si trova a suo agio protetto dalla classe medica (il formicaio) mentre una cicala sarà in sofferenza in quel sistema poiché non potrà innovare. Poiché il nostro mondo è binario, non può esistere l’una senza l’altra categoria.

Ribadisce più volte la forza dei simboli che diventano realtà, che sono realtà. Come esserne consapevoli il più possibile?

Viviamo circondati dai simboli: la bandiera è il simbolo di una nazione, la vera coniugale simboleggia l’unione, il cane la fedeltà, il giglio la purezza e così via. L’inconscio ha registrato tutto ciò dalla notte dei tempi e per questo il suo linguaggio è simbolico; dunque per capire il significato di un sintomo bisogna conoscere la simbologia delle varie strutture del corpo che purtroppo non è insegnata in nessuna università. Come ovviare? Con l’ascolto attento, caso per caso, delle sofferenze altrui. In medicina purtroppo non si usa questa metodica preferendo costruire statistiche che prendono in considerazione gruppi di persone con lo stesso sintomo. Il problema consiste nel fatto che siamo tutti diversi e uno stesso sintomo in due persone diverse può essere causato da eventi ed emozioni differenti.

Secondo la sua filosofia sono di fondamentale importanza le generazioni passate in particolare l’influenza dei trisavoli (vedi “La Medicina del Futuro” pag. 42); infatti, conoscendo i nodi cruciali della propria famiglia si limitano i danni su se stessi, evitando gli stessi errori del passato. Quindi creare un albero genealogico degli antenati come precauzione, perché è sempre meglio prevenire che curare, può essere utile?

Una curiosità: centra qualcosa con il metodo delle Costellazioni Familiari? C’è qualcosa che può essere ritenuto valido?

Conoscere gli eventi vissuti dai nostri antenati è sempre utile e può dare delle indicazioni. Ma, ciò che conta, è qui e ora. Dalle generazioni precedenti ereditiamo delle memorie, dei semi ma, non è detto che tutti debbano germogliare nel corso della nostra vita. Alle volte può succedere che un individuo venga al mondo per risolvere una problematica rimasta in sospeso, così come ognuno di noi viene al mondo per portare a termine o risolvere una sofferenza vissuta dalla madre in gravidanza. Un amico medico che ha frequentato un corso sulle costellazioni famigliari mi ha riferito che hanno molto insistito sul periodo della gravidanza.

La vita di ciascuno di noi si determina in un istante, nel bene e nel male. Se possibile, sarebbe utile ritrovare quel momento e prenderne coscienza per cambiare almeno in parte il corso della nostra vita.

Cosa “salvare” della medicina tradizionale?

La medicina fa il suo lavoro con i mezzi che ha a disposizione. Se ho un ascesso ai denti, prendo un antibiotico e poi, caso mai, cerco la causa prima. Non bisogna rifiutare a priori tutto ciò che ci può aiutare per risolvere i nostri problemi. In fin dei conti la medicina è quanto di meglio abbiamo a disposizione ai giorni nostri. Il che non significa che sia l’unica strada da seguire e che il suo approccio sia necessariamente corretto.

Alla fine del libro c’è una bibliografia per chi volesse approfondire i temi trattai, diciamo per i curiosi, ma per chi volesse diventare un professionista nell’aiutare a guarire, qual è la strada da percorrere?

Tanti anni fa, le nostre nonne si ammalavano più raramente di quanto accade oggi. Avevano l’abitudine di andare a confessarsi tutte le domeniche e, nel segreto del confessionale, liberavano le loro colpe e le loro sofferenze. Il parroco le ascoltava in silenzio e con tre Pater, Ave e Gloria era convinto di aver salvato le loro anime. Ma, oltre all’anima, aveva medicato il loro corpo liberandole della sofferenza che non avevano osato esprimere. Questo è ciò che conta perché, se non vi è sofferenza da compensare, non esiste il sintomo.

Nel mio libro indico i passi terapeutici che ritengo importanti per aiutare chi si rivolge a noi e accenno anche a molte simbologie del corpo umano che bisogna conoscere per essere in grado d’interpretare un sintomo. Non esistono corsi o professori in “simbolica corporale” ma ciascuno può progredire passo dopo passo con l’ascolto attento delle sofferenze altrui. Se poi quella sarà la sua strada, la Vita gli proporrà gli incontri giusti per progredire.

Un’ultimissima domanda prima di salutarci: quali progetti ha per il futuro?

Tendenzialmente non faccio progetti ma accetto quello che la Vita mi propone.

In questo momento sto lavorando con due amici, un neurologo e un ricercatore, alla stesura di tre brevi testi che dovrebbero vedere la luce l’anno prossimo. Uno descrive in dettaglio il “cervello strategico”, quella parte del cervello ancora sconosciuta che è responsabile delle compensazioni simboliche. Una seconda pubblicazione spiega con innumerevoli esempi il meccanismo della compensazione simbolica che si applica a qualsiasi evento della nostra vita. La terza pubblicazione tratterà le malattie viste come compensazione a piccole o grandi sofferenze inespresse….se la mia Vita lo vorrà!

Grazie mille per la sua disponibilità e cordiali saluti.

Leggi anche la recensione del libro di Giorgio Mambretti “La medicina del futuro”

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