A tu per tu con… Frank Schatzing

frank schatzingQuest’anno una buona parte del Padiglione 3 del Salone Internazionale del Libro di Torino era dedicato al Paese ospite, la Germania. Allo stand s113, grazie al lavoro della Fiera del Libro di Francoforte e dal Goethe-Institut in Italia e al sostegno del Ministero per gli Affari Esteri, erano presenti 43 differenti case editrici che esponevano i loro titoli; erano inoltre presenti 25 autori tedeschi, rappresentativi di tutti i generi letterari. Tra i tanti scrittori presenti, come Sebastian Fitzek, Lutz Seiler e Ingo Schulze, c’era anche Frank Schätzing, autore di Breaking News e noi siamo riusciti ad incontrarlo per fargli qualche domanda.

Com’è nata l’idea di scrivere un libro su questo argomento così particolare?

In realtà non c’era un’idea concreta: anni fa ero a colazione con alcuni miei amici e si parlava del conflitto nel Medio Oriente e di chi avrebbe potuto risolverlo. Secondo me una delle poche persone in grado di poterlo fare sarebbe stato Sharon, che però ha avuto un ictus e non ha potuto portare avanti il suo piano di ritiro delle truppe dalla striscia di Gaza. In quel momento mi è venuta un’idea: e se non fosse stato un ictus? Non era un mio desiderio scrivere un libro su questo conflitto, ma l’idea di questo thriller è nata proprio in quel momento e siccome non sono molti gli scrittori che hanno deciso di provarci ho pensato di farlo io.

Per poter raccontare le complicate vicende del Medio Oriente avrà dovuto fare molte ricerche. Quanto è difficile riuscire a orientarsi tra le tantissime informazioni che ci arrivano e che non sempre sono corrette?

Alcune cose le conoscevo già perché avevo letto moltissimi testi, giornali e cercato informazioni su internet; ho cercato di informarmi ovunque potevo e ho poi formulato alcune mie teorie. Ho anche fatto un viaggio in Israele, durante il quale ho parlato con molta gente, tra cui alcuni storici ed esponenti dei servizi segreti. Dopo ogni informazione, cercavo sempre altre prove ed altre fonti per provare a verificare e confermare quello che avevo scoperto. Sono stati due anni di lavoro e posso solo dire, al confronto, le ricerche che ho fatto per Il quinto giorno breaking newssono state molto facili.

Com’è riuscito a gestire i numerosi salti temporali e i tanti personaggi che si susseguono in un testo di 1000 pagine, quindi molto più di un romanzo tradizionale?

Il libro si articola in due linee narrative parallele e questo mi ha permesso di scriverne una alla volta e di unirle poi in un secondo momento. Per non perdermi, ho scritto una specie di storyboard di circa cinquanta pagine, come farebbe un regista, in cui ho inserito le due linee temporali e tutti i personaggi e ho cercato di unirle insieme come una specie di cerniera, tentando di far combaciare i fatti narrati con la storia. Su ogni tematica che io tratto, ho un database enorme sul mio pc nel quale posso trovare informazioni di ogni genere; quindi, se per caso dovessi dimenticarmi qualcosa, posso inserirlo nel mio computer per cercare tutto quello che ho su di quell’argomento.

Com’è stato per lei raccontare le vicende di Sharon, che è un personaggio reale? Fino a che punto si può giocare con la fantasia quando lo sfondo del romanzo è la realtà?

Certamete si può utilizzare un po’ di fantasia, ma non ci si può discostare troppo dalla realtà; si deve cercare di presentare questa persona per come era realmente. Ho letto molto su Sharon, ho cercato molte informazioni, ma quello che mi ha portato a formare questo personaggio sono state le testimonianze dei suoi amici e di un regista che lo ha seguito per cinque anni, il quale è riuscito a darmi un’immagine di Sharon molto chiara. L’80% di quello che ho scritto du di lui è la realtà, mentre il resto rappresenta una mia rielaborazione del suo personaggio e delle sue teorie che ho inserito all’interno della mia storia. È molto importante cercare di immedesimarsi nel personaggio, anche se un po’ di fantasia bisgna sempre tenerla in conto.

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Sara Papetti

Anna Vivarelli, scrittrice per bambini, ha dichiarato durante una mia intervista: «Nella vita bisogna darsi una chance, non sai mai quando arriverà il libro che ti farà amare la lettura». Per me è stato così: avevo sei anni e accompagnavo mia mamma, una divoratrice di libri, in biblioteca. Ho accettato su suo consiglio “Gastone ha paura dell’acqua” della serie del “Battello a vapore” e da allora non ho mai smesso di leggere e cercare nuovi generi, nuove ispirazioni. Da appassionata di crime, solo legata ai gialli, soprattutto quelli di Camilla Lackberg, ma non rifiuto mai nessun libro, soprattutto se posso leggerlo in compagnia di un buon dolce.

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