A tu per tu con… Filippo Facci

Titolo: Uomini che amano troppo
Autore: Facci Filippo
Genere: Romanzo
Pagine: 206
Prezzo: 17

filippo facciFilippo Facci arriva con largo anticipo rispetto al suo intervento e si siede in piazza San Giovanni a seguire l’inizio di “A tutto volume”, la festa del libro di Ragusa, con la sua famiglia. Sorseggia un aperitivo e fuma una sigaretta. Tra poche ore parlerà di uno di quei libri, Uomini che amano troppo, che fa discutere, divide nei giudizi e certamente non si astiene dal prendere posizioni decise proprio come il suo autore.

Non tutti hanno apprezzato il suo libro, ritenendolo un coacervo di luoghi comuni e il canto del cigno dell’uomo del Terzo millennio. Personalmente l’ho trovato molto divertente e credo che la chiave di lettura sia nella parola finale del titolo: troppo. È così disdicevole ammettere che l’uomo e la donna sono diversi?

Io non so chi siano tutte queste persone che lo hanno definito “un coacervo di luoghi comuni”. Mi risulta una sola persona che lo ha definito così, Selvaggia Lucarelli, che non lo ha letto ed è incazzata perché ha dovuto recensirlo dopo che ho chiesto al vicedirettore di «Libero» di chiederle di scrivere una recensione apposta perché non siamo in buoni rapporti. Può anche darsi che sia un coacervo di luoghi comuni, figurarsi, ma, nel caso, ha trovato la persona giusta per recensirlo.

Lei scrive: «Nella società dell’immagine scopare è quasi una retroguardia».

Sì, un po’ sì. “Scopare” poi. Uso questa parola perché non ne esiste una giusta. Parentesi. Scopare è un po’ troppo volgare, fornicare sarebbe ridicolo. Avere rapporti sessuali? Non lo so. È una retroguardia nel senso che più è evoluta una società e meno è fondata sul sesso l’unione che spesso ne è a fondamento. Negli Stati Uniti o nel jet set è pieno di coppie bianche, cioè di persone che stanno insieme e fanno tutto come una coppia tranne andare a letto. Un po’ come fratello e sorella. Diciamo così: il sesso e l’affettività si avviano a diventare due carriere separate.

Il capitolo in cui parla del rapporto virtuale su Facebook è una vera chicca. Anche questo s’inserisce nel filone “immaginario” e sottolinea questa fobia e, allo stesso tempo ipocrisia, dell’incontro/riconoscimento dell’altro.

Non è mica tanto immaginario. Io poi sono venuto accompagnato e mi riesce ancora più difficile stabilire quanto sia vero e quanto no di questo libro. In quel capitolo c’è un copia/incolla di una chat reale che fa parte di un rapporto “epistolare che avevo già usato tante volte per “beccare” ̶ perché alla fine Facebook serve a quello, diciamo la verità.

Molti si sono soffermati sulla teoria della botola, a me piacerebbe invece approfondire il teorema del motel…

Il motel dovrebbe essere inserito nel paniere dell’Istat. Il motel non conosce crisi ed è un fondamento della nostra società se calcoliamo che il tradimento a sua volta lo è, cioè il motel tradisce e al tempo stesso sorregge la famiglia che a sua volta ancora sorregge la società e continua a essere (il motel, intendo) un collante. Il motel non conosce crisi e ne aprono di nuovi in continuazione. È un bene fondamentale.uomini che amano troppo

Insisto, se si guardasse al di là delle posizioni uomo-donna, si potrebbe parlare, ad esempio, della centratissima babele del vestiario. Oggi nulla è più come sembra…

Nulla è più come sembra, però, e questa è una cosa che ho scoperto con gli anni, l’apparenza non inganna. Mentre ognuno si può travestire come vuole, l’occhio, dotato di una minima esperienza e sensibilità, può riconoscere da dettagli tutto ciò che c’è da sapere di una situazione più che di una persona a seconda proprio del vestiario. Perciò il vestiario rimane assolutamente un elemento centrale.

In questa grammatica del pensiero maschile si declinano un po’ tutte le differenze con il femminile. Eppure per me questo è un libro sull’amore, sulla sua marginalità rispetto agli egoismi di oggi. C’è un punto nel libro in cui si dice che una volta l’amore romantico, cantato e creduto, era al centro del mondo come la guerra e la sopravvivenza. Oggi invece…

Non ho alcun diritto né alcuna prova storica per dire che sia davvero come ho scritto e tu hai ripetuto, però una cosa è sicura, e anche banale da ricordare: una volta la vita era più breve e quindi al centro della nostra esistenza c’era l’illusione che il sentimento e l’unione del matrimonio d’amore fossero davvero il nostro baricentro. Oggi passiamo da vecchi la maggior parte della nostra vita. Per dirla malissimo, si potrebbe affermare che un tempo non si viveva abbastanza per avere la possibilità di divorziare e quindi, anche facendo riferimento alle opere letterarie del passato, mi piace illudermi che un tempo ci fossero meno cinismo e nichilismo e più amore nel racconto delle vite di ciascuno.

La verità è che gli harem dovrebbero averli le donne, non il contrario.

Da un punto di vista, provocatoriamente, fisiologico sì, dovrebbero averli le donne perché, non scopro niente di nuovo, anche a livello animale ̶ sempre che noi non siamo animali e per me lo siamo, come spiego nel libro   ̶ , la biologia ci insegna che le donne non hanno il cosiddetto “periodo refrattario”. Insomma, la sto facendo troppo lunga: le donne possono scopare ripetutamente e soprattutto senza pause, quelle meravigliose pause che abbiamo noi e che forse sono tra i momenti più trionfali della nostra vita, durante i quali, appunto, pensiamo di poter fare a meno del sesso almeno per alcuni minuti al giorno.

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