Chi ha mai detto che fare la spesa è semplice? Entrare in un negozio e scegliere il prodotto giusto non è solo questione di prezzo o di gusti e soprattutto bisogna accertarsi di comprare proprio il prodotto che si desidera. Lo sa bene Dario Bressanini, chimico e ricercatore presso l’università dell’Insubria a Como, che sull’argomento ha scritto il libro Le bugie nel carrello. Le leggende e i trucchi del marketing sul cibo che compriamo (Chiarelettere editore). Lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato come non lasciarsi ingannare da ciò che è riportato sulla parte frontale della confezione dei prodotti che vediamo sugli scaffali del supermercato. La prima regola è: leggere bene!
Che tipo di bugie ci sono nel libro?
Ho selezionato alcuni campioni, a volte sono vere bugie e altre sono suggestioni del marketing o leggende che si propagano perché le persone le credono vere.
Quali elementi si hanno a disposizione per fare una spesa consapevole?
Non credo di avere la risposta, ma si può iniziare a girare le confezioni e non credere troppo a cosa c’è scritto davanti; occorre leggere le etichette e fidarsi delle tabelle nutrizionali. Le etichette purtroppo non sono leggibili da un semplice consumatore che non sia del settore perché ci sono diciture nascoste: ad esempio, se c’è scritto che un prodotto è “senza zucchero” ma poi negli ingredienti si trova il succo di mela concentrato ecco allora che lo zucchero c’è. Io cerco di fare sempre molta attenzione a tutto ciò che compro. Leggere le etichette serve anche per comprare prodotti migliori. Inoltre, il marketing influenza il nostro modo di alimentarci. A volte si leggono etichette che sembrano più appropriate a dei farmaci
Leggendo le etichette si riescono a riconoscere i produttori seri da quelli che lo sono meno?
Ogni azienda ha il suo modo di operare, alcune hanno etichette più chiare e altre meno. Ora la cosa è complicata perché ci sono i marchi dei supermercati: uno può comprare una pasta con il marchio di un supermercato lavorata però da un grande produttore, quindi bisogna fare attenzione a leggere lo stabilimento di produzione.
Quali sono le domande più comuni dei consumatori?
Di sicuro “Fa bene questo?”. Perché siamo terrorizzati dal cibo, siamo sopraffatti dal cibo e abbiamo paura di farci male. La domanda di per sé è leggermente sbagliata perché non conta tanto il singolo alimento, ma come è l’alimentazione su un lungo periodo. Bisogna mangiare meno e avere una dieta varia.
Lei è un ricercatore, un papà e un consumatore: in quale ruolo si sente più a disagio rispetto alle verità che scrive?
In verità sono anche un cuoco perché mi piace cucinare. Comunque mi sento più a disagio da consumatore perché mi rendo conto di essere un po’ ingannato, ma a volte – lo ammetto – è colpa mia perché non controllo bene e mi fido; oppure a volte dipende solo dal fatto che la spesa si fa di fretta. Il mio libro è un piccolo aiuto per invogliare i consumatori a essere più attenti e i produttori a essere un po’ più sinceri.
Quali sono le bugie che maggiormente la indignano?
L’equivalenza tra il naturale e il far bene. Non necessariamente una cosa naturale deve fare bene perché in natura ci sono anche una serie di veleni. Il mio consiglio è non essere troppo ansiosi verso i singoli alimenti e cercare di non creder ai messaggi troppo allarmistici o a quelli troppo enfatici.
Quale è il piatto che le piace cucinare di più?
Il risotto e per farlo bene occorre il burro. Questo è un prodotto demonizzato, ma il burro se è buono è insostituibile.