George C. Tooker (1920-2011) Un ballo en Maschera,1983, litografia, RoGallery
La vita vista dalla testa non vale più della vita vista da un pesce rosso
L.F. Céline – Bagatelle per un massacro
Cenere alla cenere. Cremarsi. Mica facile eh dottoressa, superabile ambarabà, stile quale, bènzobónzomòlotov, prosciuttodipraga1 e se, in una ben formata catasta di legni ben unti e resinosi, ode ad omero, al valium premorti distendendosi con metodo e un marchingegno che innescasse la pira, sicché vuhùm fuochi di gioia2 dopo, cenerentola in cenere, come spazzarsele e/o spargersele a dove affannose3. Questione di temperatura; di una pira se è sufficiente a restituirti in resto dovuto, rischio di lasciare di sé un’immagine brutta; rattrappisce il calore per via dell’acqua séssantacìnque%, hsssssssfumo, senza sugo è bruciato l’arrosto. E poi; lì dove ti sei conbùstus, consùmptus, consummàtus, mica è detto sia quello il dove rendersi al cosmico o arrendersi al comico. Come disse il piccione al colombo, terra terra tutti giù per terra.
Di tutto questo mio affannarmi dottora, su su un treno, su su un altro, niente resterà, altro che arrivare a fine corsa in orario; niente, Deadend. Isola dei morti, ma nemmeno, ceneri sintattiche. A Vinegia ah sì che bel, plosh plosh di remi ai funerali. In Gondeadla.
Nomadismo paradosso di Nòmede in moto continuo; paradossale perché all’arresto del treno, me sferza il momento di scendere, più che in banchina però, a patti con l’esistenza dei maggiori e minori stanziali, a stanziarmi là dove la mia di me stanzialità senza deroghe vorrebbe restare nel piccolo del vagone, rifugio da ciò che m’insegue. Per omnia spècula spèculorum.
Sempre amati i trenini e di più quelle amplificazioni dei trenini che, per i potenti della terra, cacaiser o caporali del popolo, fu il treno personale. Un gran treno all inclusive, d’acqua cisterne, frigidaires, lavatrici, stirarimìra, armadietti; solo per stendere i panni un vagone, riscaldato d’inverno, arieggiato d’estate; personale niente, me fa da me tutti i mestieri; solo un filo e due scatole per parlare al macchinista4, solo cambiarlo qua o là, fermarsi mamài, tuh tuh, o dove meglio pare e/o a dispetto delle stazioni, dunque bosco, riviera, monte, lago, confine, popoloso deserto5. Nessuno può sfanalare ai limiti di un treno che viaggia. Nessuno può sorpassarlo. Ha il permesso me di guidare, già detto; ma della mobile sempre temuto l’essere per niente auto; vettura sì ma amen.
Eppure, dottoressa, alla sosta sono costretto per lavar via centimigliaia di sudicerie ferroviarie, la puzza di carne e mutande e nutrirmi, defecarmi, lavarmi à nouveau. Le ore scoccano tante di più e profonde delle frecce. San Sebastiano.
*cfr. https://wordpress.com/post/dascola.me/4139
1 allusioni alla pratica invalsa tra i monaci buddisti durante la guerra del Vietnam (1955-1975) di darsi fuoco per strada. Al tempo dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia (1968), un tale Jan Palach si diede fuoco per protesta a Praga; da qui il feroce sarcasmo, prosciuttodipraga, notorio affumicato.
2 cfr. G. Verdi-A. Boito – Otello – AI https://www.youtube.com/watch?v=hI7hSVfCkKg
3 cfr. Alessandro Manzoni – Adelchi – atto IV , coro
4 riferimento al noto telefono a spago dei giochi infantili; costituito dai due latte di conserva legate tra loro da un spago passante per un forellino sul fondo di esse e tali che parlando, anche a non poca distanza, nel cavo dell’una si può ascoltare nell’altra e viceversa.
5 cfr. G.Verdi- F.M.Piave – La Traviata – A1/SV- https://www.youtube.com/watch?v=I4cSVnqGmOc