Autore: Giorgio Manganelli
Data di pubbl.: 2023
Casa Editrice: graphe.it edizioni
Genere: Poesia
Pagine: 58
Prezzo: 12.00
Una cosa che si legge su ogni manuale scolastico è la seguente: la lirica novecentesca ha stravolto la poesia, abbattendo la struttura del verso e della strofa e abolendo le rime. Questa concetto, chiaramente veritiero, manca di qualcosa. Il novecento e la sua lirica hanno offerto al grande pubblico numerosi autori e hanno trasformato la poesia in un trampolino di lancio per cui parlare di ogni cosa, anche la più impensabile, la più estrema o la più insolita.
Il duemilaventidue, che si è concluso da ormai tre mesi, è stato un anno ricco di ricorrenze per moltissime ragioni. Da quelle storiche a quelle culturali, da nascite a morti celebri o date di uscita di importanti opere, è stato un susseguirsi di eventi. Ma uno di questi, che a mio giudizio, è passato troppo in sordina è stato proprio il ricordo del centenario della nascita di Giorgio Manganelli. Partigiano, scrittore, membro del gruppo di intellettuali “gruppo 63”, esponente della neoavanguardia e letterato, la scrittura di Manganelli e la sua opera hanno segnato una buona parte del secondo Novecento e ancora oggi si possono trovare sue influenze negli autori contemporanei. Ma se nota è la sua produzione in prosa, non altrettanto sembra essere quella poetica. Graphe edizioni, a Novembre, ha voluto celebrare i cento anni della nascita di Manganelli con la ristampa della raccolta lirica “un uomo pieno di morte” dove si possono ritrovare alcune delle poesie più importanti di Manganelli.
Uscito a Novembre dello scorso anno, certo, ma perchè parlarne solo ora? Devo ammettere che ho cercato a lungo il momento giusto per parlare di questo autore. Penso di averlo trovato solo ora, mancando l’anniversario della nascita, certo, ma avvicinandomi a due ricorrenze importanti come la Pasqua e il 25 Aprile. Filosoficamente il momento pasquale perchè possa essere una resurrezione anche di questo autore, un nuovo sguardo sulle sue opere e una attenzione maggiore verso quello che è la produzione ancora sconosciuta. Il 25 Aprile proprio per ricordare un letterato e che fece dell’amore della libertà la propria bandiera, lottando e rischiando la vita per quello in cui credeva.
Ed eccoci qui, a parlare di questa raccolta poetica dove i temi sono i più diversi. Dove la poesia non è solo richiamo al mondo bucolico o un esercizio stilistico ma rifugio intimo della persona da una realtà sempre più crudele e annientata che sembra divorare ogni cosa per portarla verso la sua fine inevitabile, la morte.
Paradossale pensare che la raccolta si richiami all’esperienza ultima dell’esistenza quando, nelle produzioni qui raccolte, c’è un costante ritorno ed esaltazione alla vita e alle sue esperienze.
Sicuramente non si tratta di poesie semplici e di comprensione immediata (almeno non tutte. Molte vanno rieltte con attenzione) ma lasciano al lettore qualcosa di indefinito, una bellezza strana dal gusto acre.
Un autore tutto da scoprire