L’edizione 2014 del Festival de la Fiction Française sta per terminare ma cogliamo ancora l’occasione per offrire un interessante quadro sulle caratteristiche e sullo stato di salute dell’editoria in Francia: ne abbiamo parlato con Julien Donadille, responsabile per il libro e le biblioteche dell’Institut Français che promuove il Festival. Donadille, da tempo impegnato nella promozione dell’editoria francese in Italia, illustra la realtà che coinvolge grandi e piccole case editrici e chi sono i principali autori francofoni che già si affacciano sulla scena italiana.
Quali sono gli autori più letti in questo momento in Francia e quali, tra questi, quelli che i lettori italiani dovrebbero scoprire?
Se mi riferisco agli ultimi dati “Datalib” pubblicati dal quotidiano Libération, i sei libri più venduti della scorsa settimana in Francia sono sei romanzi francesi, fatto abbastanza raro in verità. Di solito, tra i più venduti ci sono sempre libri che non sono romanzi (fumetti, saggi, ecc.) e libri di autori stranieri (anglosassoni per la maggior parte). In questo elenco troviamo un po’ di tutto e dà una buona idea di chi sono gli autori francesi attualmente più venduti e più letti. La prima autrice della classifica è Katherine Pancol, l’unica autrice francese che scrive secondo le “regole” della creative writing americana. È una degli scrittori francesi best-seller, come Marc Levy o Guillaume Musso, che si può leggere tradotta in italiano da Dalai. Il secondo è un caso editoriale, Edouard Louis, giovanissimo scrittore originario del nord della Francia. Arriverà probabilmente molto presto in Italia. Il terzo autore è Christian Bobin che appartiene a un altro tipo di scrittori francesi best-seller, quelli che lavorano più sull’intimità, la quotidianità; penso ad esempio ad Anna Gavalda, Claudie Gallay, David Foenkinos e anche, a suo modo, Amélie Nothomb. Poi, c’è Lola Lafon con un libro sulla storia della ginnasta Nadia Comaneci (La Petite Communiste qui ne souriait jamais), l’attore francese Philippe Torreton e, al sesto posto, una delle autrici della nostra rassegna FFF, Maylis de Kerangal, con il suo ultimo libro Réparer les vivants, elogiato dalla critica. La maggior parte di questi autori sono o saranno tradotti in Italia, essendo gli editori italiani molto attenti all’attualità editoriale in Francia.
Parlando di letteratura francese penso occorra riferirsi più correttamente ad autori francofoni considerato l’ampio bacino geografico e culturale che coinvolge la Francia. È corretto? Si notano particolari differenze di genere o argomento a seconda dell’area di provenienza degli scrittori?
Certo, e l’abbiamo ampiamente mostrato con la nostra rassegna del 2013 con autori come Amin Maalouf, Dany Laferrière, Fouad Laroui o Yasmina Khadra. Quest’anno, abbiamo solo Scholastique Mukasonga, proveniente dal Ruanda, se non contiamo i nostri autori belgi Jean-Philippe Toussaint e Bernard Quiriny e il caso di Vassilis Alexakis, autore di origine greca, che scrive in francese, come ad esempio Milan Kundera, Andreï Makine, Nancy Huston e tanti altri. Ovviamente questi autori arrichiscono la letteratura francese con tematiche e modi di scrivere che sarebbero difficilmente trattatti da autori francesi. Quest’anno per esempio, con Nostra Signora del Nilo, Scholastique Mukasonga ci mostra, con una narrazione allo stesso tempo tenera e dura, i lontani prodromi del genocidio del 1994.
Anche il panorama editoriale francese, come quello italiano, è caratterizzato da grandi marchi storici come Hachette, Fayard, Grasset e Gallimard, solo per citarne alcuni. Tuttavia, secondo te, quali sono le differenze sostanziali tra editoria francese e editoria italiana?
Ti sembrerà forse sorprendente, però direi che il panorama editoriale francese è ancor più concentrato di quello italiano. Per fare un esempio, tra i quattro marchi che citi, tre appartengono allo stesso gruppo, infatti in Hachette troviamo l’omonima casa editrice, Fayard e Grasset. Tuttavia, questo non gli impedisce di avere la loro proprio linea editoriale e di prendere decisioni in modo autonomo. Hachette rappresenta più del 50% del fatturato del settore, ed è proprietà di Lagardère, gruppo che opera nel settore degli armamenti. Inoltre, la maggior parte dell’editoria francese è concentrata a Parigi, all’eccezione del gruppo Actes Sud, ad Arles. Quindi direi che c’è più spazio per gli editori indipendenti in Italia che in Francia, e anche più spazio per le realtà regionali; certo, i grandi gruppi sono tutti a Milano, però, Torino, Venezia, Roma, Napoli, Palermo rimangono città editoriali di rilievo. Il problema dell’editoria italiana sono i lettori: più del 50% degli Italiani dichiara di non leggere nessun libro, in Francia questo dato è solo del 30%.
In Francia ci sono campagne che enti, associazioni o editori mettono a punto per promuovere la lettura a livello nazionale o territoriale?
Direi che la promozione della lettura e il sostegno all’industria del libro in Francia sono essenzialmente iniziative delle istituzioni pubbliche. Esiste un servizio dedicato al ministero della Cultura, il cosiddetto “Servizio del libro e della lettura”. C’è il Centro nazionale del libro, che con i suoi 46 M€ di budget sostiene gli editori, gli autori, i traduttori e i librai. Ci sono regole e leggi che regolano il mercato del libro, soprattutto la legge sul prezzo unico, votata nel 1981. E, per finire, le collettività territoriali hanno un ruolo molto importante per la promozione della lettura, soprattutto tramite le biblioteche.