Data di pubbl.: 2025
Traduttore: Susanna Basso
Pagine: 359
Prezzo: € 21,00
Ian McEwan in ogni romanzo ci regala intuizioni geniali e la sua scrittura si conferma insuperabile perché è capace di creare universi ( come sostiene il mio amico e divoratore di libri Romeo Donvito) che vanno oltre la letteratura.
Quello che possiamo sapere è il titolo del nuovo romanzo dello scrittore britannico, da poco arrivato in libreria per i tipi di Einaudi e tradotto come sempre magnificamente da Susanna Basso.
L’autore sposta l’azione nel 2119, un futuro prossimo post apocalittico in cui il mondo ha subito gli effetti devastanti di un Grande Disastro. Qui troviamo Thomas Metcaflfe, uno studioso di letteratura specializzato nel periodo 1990 -2030. Un uomo che non ha perso il culto del passato e si mette in cerca di un poema poetico in forma di corona scritto da Francis Blundy, famoso poeta inglese.
Questo poema fu dedicato alla moglie Vivien e letto una sera dell’ottobre 2014 in occasione del suo compleanno.
Successivamente di questo scritto non si seppe più nulla, ma lo studioso è convinto che sia nascosto da qualche parte e che vada necessariamente ritrovato.
Un secolo dopo inizia la ricerca e Ian McEwan intorno a tutto questo costruisce un marchingegno narrativo perfetto, come solo lui sa fare.
Quello che possiamo sapere è uno straordinario romanzo che dà voce all’ossessione del suo protagonista. Un romanzo che contiene molti mondi: idee sulla letteratura, la forza immaginifica della poesia, considerazioni sul mondo perduto del ventunesimo secolo, il rapporto tra presente e passato in assenza di un futuro chiaro.
Insomma, McEwan attraverso le ossessioni letterarie e esistenziali di Thomas Metcalfe scrive dal futuro per parlare del presente e raccontare il grande disastro del nostro tempo in cui assistiamo impotenti a un mondo che sta andando in rovina.
Scrivendo dal futuro il genio narrativo di McEewan ci descrive il presente del nostro tempo brutalizzato dal cambiamento climatico e dalla violenza dell’uomo che sta dissipando tutto in ‘estinzione irreversibile da cui nessuno tornerà vivo.
E poi c’ è la ricerca del capolavoro perduto e la caparbietà del protagonista che lo porterà a spingersi oltre avvalendosi di irrinunciabili libertà di ipotizzare, dedurre, offrire congetture ben fondate e animare situazioni e stati d’animo sulla base del ragionevole principio di un’umanità sostanzialmente inalterata nel corso del secolo passato.
Thomas leggerà documenti, si tufferà nella lettura accanita dei diari degli interessati alla vicenda, non trascurerà nessun documento intimo del poeta e di sua moglie perché quel poema scomparso deve essere ritrovato e lui si sente in dovere di restituire vitalità, trasmettere l’esperienza della vita vissuta e percepita, comunicare cosa volesse dire vivere in una determinata epoca, per quanto remota.
Il suo unico dovere è dire la verità e salvare la poesia perché solo i poeti sanno leggere l’albero della vita e dell’amore.
Quello che possiamo sapere è un’altra grande lezione di un grande maestro della letteratura.

