Data di pubbl.: 2023
Traduttore: Silvia Cosimini
Pagine: 145
Prezzo: € 17,00
Jón Kalman Stefánsson è uno scrittore islandese. In Italia grazie a Iperborea abbiamo apprezzato i suoi romanzi che affrontano le domande dell’esistenza, che si interrogano sul senso della vita, che indagano sulla vita, sull’amore e soprattutto mettono al centro sempre l’uomo con il suo bagaglio di contraddizioni.
Iperborea ha pubblicato anche la trilogia Paradiso e inferno, La tristezza degli angeli e Il cuore dell’uomo, il dittico I pesci non hanno gambe e Grande come l’universo e i romanzi Storia di Ásta e Crepitio di stelle.
La tua assenza è tenebra (2022) è il suo ultimo romanzo.
Prima di dedicarsi a tempo pieno alla narrativa, lo scrittore islandese ha frequentato la poesia. Dopo la pubblicazione de La prima volta che il dolore mi salvò la vita (un volume che raccoglie i tre libri di poesie che lo scrittore ha dato alle stampe tra il 1988 e il 1993), Iperborea pubblica Quando i diavoli si svegliano dèi.
La quotidianità è la protagonista di questa raccolta. Dai confini del mondo il poeta osserva la realtà, accarezza la vita cercando un senso, discute sulle cose che vive e che tocca, cerca l’amore nei gesti, si sporca le mani con l’esistenza che vive e che spesso gli risulta incomprensibile, riflette sulla condizione umana, sull’ amore e sulla morte.
Jón Kalman Stefánsson è un poeta ancorato alla realtà. Per lui la poesia non rispetta le regole, è un gatto che non si lascia addomesticare mai del tutto.
La voce che troviamo nella sua poesia è irriverente, disarmante, immediata e ironica.
Un minimalismo disincantato in cui il poeta si immerge per scorticare la vita, senza orpelli e senza alcuna finzione.
È sempre la vita al centro dei suoi versi. In ogni poesia c’è uno sguardo stupito e disincantato. Il poeta sta sempre nel suo tempo ed è qui che cerca di decifrare le carte dell’esistenza, lasciandosi sempre accarezzare dal tempo e cullarsi dalla dinamica degli istanti, che bisogna sempre vivere, nonostante le insensatezze.
«Il dubbio / che si viva la vita / che ci è stata assegnata / che si desta nel profondo / sia il rimpianto / di tutte le situazioni / che non vivrai mai / il rimpianto / per le persone che / in un determinato luogo / avresti dovuto abbracciare, baciare, amare…».
Siamo in una immanente poesia di micrososmi e il nostro poeta non si stanca mai di essere implicato nell’accadere del mondo in cui vitae.
Dalla sua stanza di Reykjavík non si sottrae al vivere e alle sue responsabilità:« Si è detto e scritto così tanto / sulla vita / vivere è una responsabilità, una danza, / un contatto, / un caffè che si scalda, tu che mi guardi; / tutto questo e molto, molto / altro perché la vita / non è uno standard internazionale, / un marchio registrato, non è un comandamento divino, / la sconsideratezza del caso, una mano di carte, / che qualcuno ha giocato; questo è certo / in ogni modo / si tratta solo di parole, ancora una volta / parole / e dobbiamo fare di meglio».
Jón Kalman Stefánsson (quando scrive e guarda con gli occhi di Borges, quando ascolta un disco di Nina Simone) con la sua poesia se la gioca a dadi la partita con la vita, senza mai barare. Perché quello che conta è esserci con la testimonianza della parola: forse un giorno la vita vincerà continuamente sulla morte, o forse «la morte è come il cielo / la vediamo ovunque andiamo».
Gli occhi del poeta e del romanziere sono gli stessi. In Quando i diavoli si svegliano dèi lo sguardo è fisso sulla poesia di questo nostro tempo con un aderenza al vero e ogni verso ci coinvolge, perché Jón Kalman Stefánsson con i suoi versi ci legge dentro, ci coinvolge nel gioco al massacro della vita, di cui tanto è stato scritto e detto, anche se fino a questo momento il mistero è fitto.