Pista Nera – Antonio Manzini

Titolo: Pista Nera
Autore: Antonio Manzini
Data di pubbl.: 2013
Casa Editrice: Sellerio
Genere: romanzo giallo
Pagine: 278
Prezzo: € 11,05

Manzini, scrittore di gialli (e non solo), riesce subito a catturare l’attenzione del lettore. Primo libro di una serie, Pista Nera ha come protagonista Rocco Schiavone, vicequestore, appena trasferito da Roma ad Aosta per qualche misterioso motivo, si ritrova ad indagare su un omicidio sulle piste di Champoluc. Questo ci fa intendere fin da subito che il suo passato è macchiato da un’ombra così grande da dover interrompere quella che da tutti era considerata una brillante carriera nella sua amata Roma.

A tratti Manzini ci fa sorridere, il romano non è abituato alla gentilezza della gente del posto e soprattutto non è abituato alle basse temperature ed alla neve. Si ostina ad indossare le Clarks sulle piste.

Tutta la storia gira intorno a Rocco Schiavone, tutti gli altri sono personaggi secondari. Infatti ciò che appassiona la lettura è sicuramente l’omicidio, ma sopratutto il personaggio stesso del vicequestore. Per comprenderlo a pieno bisognerebbe leggere tutti i libri della serie. Rocco è la personificazione dell’uomo di oggi, poco prevedibile, privo di valori, ma allo stesso tempo in grado di provare sentimenti forti, come l’amore per sua moglie Marina che prevarica la morte. Ha dei modi a volte eccentrici per la carica che ricopre, ma è questo che lo ha reso interessante ai miei occhi, non finge di essere quello che non è. Un attento osservatore, uno alla buona, uno dal quale c’è sempre da imparare. Un poliziotto corrotto, violento, che odia il suo lavoro ma allo stesso tempo non riesce a smettere di indagare.

Ogni volta che chiudeva un caso si sentiva sporco, lurido, bisognoso di una doccia o di un viaggio di un paio di giorni. Come se fosse lui l’assassino.

Sporco della stessa sporcizia che appartiene alla mente ed alla mano dell’omicida che uccide un uomo innocente.

Il libro è suddiviso in capitoli divisi in giorni dal ritrovamento del corpo alla risoluzione del caso. Alla fine di ognuno corrisponde una parte corsivata, fuori dal tempo, in cui Rocco Schiavone si ritrova a parlare con sua moglie Marina, un porto sicuro, donna che è più simile ad un’ombra, che va a rappresentare la coscienza del protagonista.

Il passato è un morto il cui cadavere non la smette mai di venirti a trovare. Di notte come di giorno. E la cosa ti fa pure piacere. Perché il giorno che il passato non dovesse più farsi vivo a casa tua, significa che ne fai parte. Sei diventato passato.

Un giallo intrigante, scorrevole e piacevole. La fine ti lascia con la voglia di continuare a leggere la storia del vicequestore perchè Manzini lascia tante questioni in sospeso relative al nostro protagonista. Leggerò sicuramente gli altri libri per scoprire cosa l’esperta penna di Manzini è riuscita a creare, dopo essersi dimostrato un grande autore può prendersi la libertà anche di divertirsi con l’interpretazione televisiva del suo protagonista che sul piccolo schermo ha preso le sembianze del bravissimo Marco Giallini.

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