Premio Chiara alla Carriera a Daniel Pennac

Domenica 1 novembre in una Luino soleggiata e colorata d’autunno è stato conferito a Daniel Pennac il Premio Chiara alla Carriera, riconoscimento nato nel 1997 ad opera dell’Associazione Amici di Piero Chiara e conferito, prima dello scrittore francese, a Giuseppe Pontiggia, Giovanni Pozzi, Claudio Magris, Luigi Meneghello, Giorgio Orelli, Raffaelea La Capria, Mario Rigoni Stern, Alberto Arbasino, Luigi Malerba, Dante Isella, Carlo Fruttero, Andrea Camilleri, Franca Valeri, Paolo Villaggio, Ermanno Olmi e Luis Sepùlveda.

In un Teatro Sociale di Luino gremito di ragazzi e adulti e rieccheggiante dello spirito di Piero Chiara, Pennac ha ricevuto dunque il premio che celebra una carriera di successi letterari che hanno donato al mondo personaggi e atmosfere indimenticabili, come spiega la motivazione del premio: “Per aver saputo diffondere con le sue opere la passione per la lettura e l’immagine di un mondo aperto, multietnico, solidale in cui tutti noi vorremmo abitare. Un mondo in cui ironia e tragedia si incontrano in maniera felice”. Prima della consegna della targa celebrativa, Pennac si è letteralmente donato al pubblico in un’intervista condotta dal giornalista e amico Fabio Gambaro, nella quale si è espresso su argomenti diversi, dalla sua scrittura all’emergenza rifugiati, con grande onestà e trasparenza, oltre che con grande simpatia.

Giusto per fare un esempio: “Perché continuo a scrivere? È come se mi chiedessi perché mangio ogni giorno caro Fabio: perché ho fame!” è la risposta di Pennac alla prima domanda a cui è sottoposto, seguita dal racconto del dietro le quinte della scrittura, fatto anche di lunghi periodi durante i quali non arrivano idee, e magari si scrivono poche righe in un’intera giornata di lavoro, per poi chiamare gli amici e lamentarsi per la crisi creativa in corso. Descrive la scrittura come un tuffo, un’immersione in un mare di grammatica, semantica, ritmica e sonorità della lingua, e se stesso come una balena, che ingerisce tutti questi elementi come il plancton e rigettando quello che non serve elabora il resto e ne tira fuori una storia. Riguardo la sua esperienza teatrale, Pennac ne parla così: “ho scelto di fare teatro perché avevo bisogno di vedere persone. Dovete sapere che il lavoro dello scrittore può essere molto isolante, quando insegnavo per me entrare in classe significava entrare nella vita, abbandonando per un po’ l’isolamento della scrittura. Quando sono andato in pensione mi sono trovato obbligato a frequentarmi, e non ero una grande compagnia onestamente: così ho deciso di tornare a tuffarmi nella vita, e ogni sera a teatro è un’esperienza diversa, e quando torno a casa ritrovo il piacere di stare da solo con me stesso e scrivere”.

Uscendo dall’ambito letterario, sollecitato soprattutto dalle domande degli studenti delle scuole superiori di Luino, Pennac ha raccontato anche che tipo di scuola vorrebbe oggi: “se potessi aprire una scuola, insegnerei a fare il pane, a lavorare il legno, a imbiancare, a sistemare le tubazioni; ma al tempo stesso porterei i miei studenti a teatro, al cinema, a vedere una mostra, un balletto, un concerto, e li aiuterei ad ottenere un posto nella Filarmonica; e ancora, insegnerei loro la gestione, perché tutte queste competenze possano convivere ed essere utilizzate nella maniera più giusta”. L’intervista si è chiusa con uno sguardo sull’emergenza profughi che stiamo vivendo in questi mesi, che tuttavia Pennac ha riqualificato con un lungo escursus sul Novecento, nel quale ha ricordato al pubblico che ogni decade dell’ultimo secolo ha visto un’emergenza immigrazione dovuta a guerre, persecuzioni politiche e crisi economiche: “ogni volta si parlava di crisi e di milioni di persone, e i titoli dei giornali utilizzavano parole forti e spesso offensive, ma ogni volta si è trovata una soluzione, e la Francia di oggi è stata creata da quelle persone, come la Francia di domani verrà costruita dalle persone che stiamo ospitando oggi”.

Laureata in Scienze dei Beni Culturali, giornalista pubblicista, da sempre grande lettrice: a sei anni prima ancora di andare a scuola grazie alla nonna sapevo già leggere e scrivere, a 8 anni ho scritto il mio primo racconto su un mago che perde il suo libro di incantesimi. Spero un giorno di vedere sugli scaffali il mio libro, nel frattempo cerco di imparare dagli altri il più possibile e spero di consigliare i nostri lettori condividendo con loro le mie sensazioni.

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