Data di pubbl.: 2024
Pagine: 481
Prezzo: € 16,00
Ho avuto la fortuna di studiare a Urbino tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta. Per un giovane affamato di cultura e di conoscenza la realtà urbinate con i suoi riferimenti letterari è stata davvero un territorio da esplorare.
Non dimenticherò mai la prima volta che ho conosciuto Carlo Bo, i miei numerosi incontri con scrittori e poeti che dalla città ducale passavano per presentare i loro libri (in modo particolare vorrei ricordare le conversazioni indimenticabili con Franco Fortini, Fulvio Tomizza e Mario Luzi).
Non si può comunque parlare dei fermenti culturali di Urbino in quegli anni senza che il pensiero vada a Paolo Volponi, uno dei maggiori scrittori e intellettuali del secondo Novecento, nato proprio nella città dei Montefeltro, di cui era talmente innamorato da farne il teatro di quasi tutti i suoi romanzi. Ci incontravamo spesso davanti a un bianchetto del Metauro. Era un piacere sentirlo parlare di letteratura e delle trasformazioni sociali del nostro Paese abbruttite dallo strapotere dell’industria e dalle sue logiche perverse di profitto.
Volponi è sicuramente uno dei più grandi intellettuali del Novecento, uno scrittore fondamentale ancora oggi per comprendere il rapporto tra la realtà e il territorio in un paese che ha subito trasformazioni radicali e spesso involutive.
Paolo Volponi è stato anche poeta, e che poeta. Indimenticabili i suoi tre libri di poesia: Il ramarro (1948), L’antica moneta (1955) e Le porte dell’Appennino (1960, premio Viareggio).
Volponi ha esordito in letteratura come poeta e nella sua esistenza, anche quando è diventato uno scrittore affermato, non ha mai smesso di lavorare ai suoi versi.
Il giovane poeta Volponi, allegorico e controcorrente, si muove inizialmente nella tradizione lirica, usa il verso breve e sembra influenzato da Ungaretti.
Poi c’è la seconda fase in cui lo scrittore si distanzia dalla vocazione degli esordi.
A cento anni dalla nascita di Paolo Volponi Einaudi pubblica nuovamente Poesie il volume che raccogli l’intera opera poetica dello scrittore uscito per la prima volta nel 2001.
Il libro, a cura di Emanuele Zinato, comprende Il ramarro, Poesie e poemetti 1946 – 66, Con testo a fronte e Nel silenzio campale, oltre ai testi dispersi che risalgono agli ultimi anni di vita di Volponi e nove poesie inedite.
Emanuele Zinato scrive che Paolo Volponi come pochi è capace di creare immagini di agghiacciante potenza per illustrare lo stato ultimo delle cose del mondo.
Aveva ragione Giovanni Raboni quando vedeva in Volponi, tra i prosatori italiani del secondo Novecento, uno dei più forti e originali scrittori di versi della sua generazione.
Ancora oggi la sua poesia ha radici profonde in un umanesimo resistente e concreto da immaginare e da reinventare.