
Autore: Sambuy Livia Manera
Casa Editrice: Feltrinelli editore
Genere: intervista, Romanzo
Pagine: 207
Prezzo: 16,00
“…una delle ragioni per cui gli scrittori di narrativa diventano scrittori di narrativa é che nulla di veramente importante può essere detto in modo diretto” (pag 86). Queste le parole dello scrittore americano David Foster Wallace davanti ad un piatto di patatine in un desolatissimo McDonald’s in una stazione di servizio a due ore a sud-ovest di Chicago. Davanti a lui, per una singolare intervista, Livia Manera Sambuy, giornalista letteraria del Corriere della Sera.
Niente di veramente importante può essere detto in modo diretto, ma forse é più facile che questo accada in una conversazione sulla vita, in una confidenza fra amici, in una visita ad una persona cara in ospedale, davanti ad una tazza di the o ad un piatto invitante. Livia Manera Sambuy ha incontrato nella sua carriera giornalistica alcuni fra i più grandi scrittori nord americani contemporanei e, calandosi nella loro dimensione più intima e familiare, condividendo momenti di spontaneità o stringendo con loro rapporti di amicizia, ci ha raccontato ciò che di veramente importante é nelle loro vite, nei loro pensieri, nelle loro opere.
“Non scrivere di me” é uno straordinario patchwork di storie, luoghi, pezzi di vita e ogni capitolo delinea da una prospettiva del tutto originale il ritratto di uno scrittore della letteratura angloamericana. Mavis Gallant e James Purdy, David Foster Wallace e Philip Roth, Richard Ford e Paula Fox, Joe Mitchell e Judith Thurman sono gli autori che Livia Manera Sambuy sceglie di raccontare e, parlandoci di editoria, società, famiglia, quotidianità, ci stringe nell’indissolubile nodo di letteratura e vita.
Da Parigi a New York, da Milano al Madagascar, passando per appartamenti lussuosi o desolati monolocali, romantici caffé parigini o asettici fast food, uffici spogli di celebri redazioni o centralissime vie metropolitane, respiriamo il suo grande amore per la letteratura americana e la sua profonda conoscenza della stessa e, al di là della figura della professionista, scopriamo la sensibilità e l’intelligenza del suo pensiero.
Viaggiare, conoscere, scoprire o riscoprire la straordinaria produzione letteraria angloamericana, questi sono i desideri che la lettura del libro accende.