Titolo: Non lasciarmi
Autore: Kazuo Ishiguro
Casa Editrice: Einaudi
Pagine: 291
Prezzo: 12
Autore: Kazuo Ishiguro
Casa Editrice: Einaudi
Pagine: 291
Prezzo: 12
Ammetto di aver letto questo libro spinta dalla curiosità, quando nello scorso mese di marzo è uscito sugli schermi cinematografici “Never let me go – Non lasciarmi”, ispirato all’omonimo libro di Kazuo Ishiguro.
Il romanzo è stato scritto ormai qualche anno fa, ma mi ha attirato per la sua capacità di affrontare temi attuali proiettandoli in un mondo futuribile, che mette in atto una follia umana che non vorremmo mai veder realizzata.
L’ambiente è molto british: un collegio immerso nella campagna inglese in cui gli studenti, che non hanno genitori, ma non sono nemmeno orfani, vengono cresciuti da insegnanti e tutori che li educano amorevolmente, impartendo loro lezioni di arte, storia e letteratura e incoraggiandoli ad esprimere la loro creatività.
Nel collegio di Hailsham si intrecciano le vite di tre studenti: Kathy, timida e riservata, voce narrante del romanzo, la carismatica e prepotente Ruth, e Tommy, impulsivo e irrequieto. Tra loro nasce una grande amicizia, scandita dalle giornate di studio, sport e attività ricreative, ma l’intero romanzo è permeato da un sottile senso di verità non dette, non nascoste ma nemmeno apertamente rivelate; i ragazzi crescono protetti dal mondo esterno, viene loro continuamente ripetuto che sono speciali, piccoli accadimenti assumono significati inquietanti. I tre ragazzi sanno che un giorno lasceranno la spensieratezza del collegio e che la loro vita, programmata dai loro tutori e seguita da una misteriosa autorità superiore, non è altro che un periodo di apprendistato prima di diventare quello che la società ha stabilito per loro. Parole come “assistente”, “donatore”, “possibile” trovano allora un senso. Quello che stupisce è la mancanza di una scintilla di ribellione, di un tentativo di opporsi al proprio destino; le domande trovano via via una risposta, ma sembra che i ragazzi prendano coscienza del proprio destino come se fosse una realtà conosciuta da sempre.
Non c’è neppure rassegnazione, nel loro cuore hanno consapevolezza del significato della loro esistenza; amano e sono amati, vivono il calore dell’amicizia e il dolore del distacco, ci insegnano che la vita, qualunque vita, merita di essere vissuta, pur nella sua finitezza e fragilità.