Nietzsche al piano – Frédéric Pajak

Titolo: Nietzsche al piano
Data di pubbl.: 2024
Traduttore: Nicolò Petruzzella
Pagine: 74
Prezzo: € 16,00

La scrittura di Frédéric Pajak non smette di incantarci. Grazie a L’Orma editore abbiamo imparato a conoscerlo con Manifesto incerto, un ‘opera grandiosa e un’impresa letteraria in cui lo scrittore francese racconta per parole e immagini le grandi figure artistiche e letterarie del XX secolo.

Sempre per i tipi de L’Orma esce in questi giorni Nietzsche al piano un piccolo e prezioso volume in Pajak scrive dell’amore del grande filosofo tedesco per la musica.

Lo scrittore racconta che dall’età di diciassette anni in poi Nietzsche non l’ha più lasciato.

Sedotto da quel nome illeggibile: una z fuori posto, quello sche da pronunciare chissà come.

Pajak ha scoperto Nietzsche leggendo Così parlo Zarathustra, quel vangelo al contrario che sovverte le coscienze.

«E quasi subito ho capito di non avere a che fare con un filosofo, ma con un artista e poeta notevole».

Nietzsche si dichiarava musicista prima ancora che filosofo. Iniziò a prendere lezioni di piano e quello strumento ebbe sempre un ruolo fondamentale nella sua esistenza.

Pajak nel suo libro ricostruisce il grande amore del filosofo per la musica. Per Nietzsche la musica è una passione vitale, arte suprema.

«Che grandi orizzonti apre il pianoforte! Non avevo mai visto niente di simile. Ma una composizione del genere può essere suonata soltanto da un vero pianista, non dall’orchestrante mancato che sono».

Questa è una delle tante riflessioni estetiche il filosofo dedica alla sua passione per la musica che secondo il suo pensiero deve ritornare alle origini fatta di cori sacri e canti popolari, in cui poesia e danza si intrecciano l’una con l’altra, senza il bisogno di partiture da leggere.

La musica ha il potere di far esplodere il mito alla luce del sole, e di celebrarlo.

Pajak dedica pagine interessanti al rapporto di Nietzsche con il musicista Wagner: dall’ammirazione iniziale allo scontro finale, Dopo averlo lodato, Nietzsche alla fine considera Wagner un istrione, un commediografo divenuto musicista per soddisfare la propria smania di spettacolarizzazione.

Un tempo aveva ammirato in lui l’artista libero, il drammaturgo universale, intermediario e conciliatore, capace con la verità dell’azione di riunire in una sintesi i vari e contrapposti domini delle arti. Ma è proprio l’azione che Nietzsche rinnega con violenza, giudicandola alla stregua di una pagliacciata

Il filosofo è spietato quando afferma che le opere di Wagner non hanno altro scopo che quello di compiacere la massa. Alla sorella Elisabeth scrive: «Il giorno in cui ho conosciuto Wagner ero indescrivibilmente felice! Avevo cercato così tanto l’uomo che fosse più elevato di me, che fosse realmente capace di dominarmi. Credetti di averlo trovato in lui. Fu un errore. Ora un paragone tra noi non può più darsi – appartengo a un altro rango». Finisce così il rapporto tra il filosofo e il musicista.

Pajak è convinto che nella scrittura di Nietzsche c’è qualcosa di profondamente musicale, che assurge all’arte dell’ouverture e del gran finale.

Dalla sua venuta al mondo fino al crollo, per Nietzsche la vita senza musica è semplicemente un errore, una fatica, un esilio.

Mettiamoci comodi e gustiamoci le pagine di Nietzsche al piano. Frédéric Pajak ancora una volta con la sua scrittura ci incanta e ci regala meravigliose suggestioni. A lettura ultimata ci sembrerà di ascoltare Nietzsche che davanti al suo amato piano esegue Inno alla vita, la partitura ispirata alla poesia che Lou von Salomè aveva scritto quando era studentessa Zurigo e lottava contro una malattia polmonare.

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