Né di Eva né di Adamo – Amélie Nothomb


Autore:
Amélie Nothomb

Titolo: Né di Eva né di Adamo

Editore: Voland

Traduttore: Monica Capuani

Pagine: 169

Data di Pubblicazione: 2012

Prezzo: € 8,00

“Quella vita a due somigliava al materasso ad acqua sul quale dormivano: fuori moda, scomodo e buffo. Il nostro legame consisteva nel provare insieme un commovente malessere”.(p. 94) Amélie torna in Giappone, terra dove è nata e nella quale ha vissuto fino all’età di cinque anni. Un profondo legame e una grande affinità la portano verso questo paese, nel quale è ben decisa a vivere ed integrarsi. La cultura giapponese è affascinante, ma alcune delle usanze o dei costumi di questo popolo sfuggono alla sua comprensione di ragazza occidentale, quindi..  niente di meglio di un fidanzato “autoctono” per capire a fondo il nuovo mondo.

Rinri è giovane, bello, intelligente, devoto e molto, molto innamorato: insieme scaleranno montagne, visiteranno isole, frequenteranno amici e parenti, ma soprattutto esploreranno le diverse sfumature dell’amore. Eh sì, perché il nodo sta qui: Rinri ama Amélie, la ama a tal punto da cantarle dolci canzoni d’amore sotto il ciliegio in fiore, come vuole la tradizione, la ama tanto da chiederle di sposarlo. Ma Amélie…quello che prova per Rinri, i giapponesi lo definiscono Koi, che può essere tradotto più o meno come “diletto”: lui la diverte, la fa stare bene. Le giovani coppie giapponesi non sposate usano, per indicare il partner, il termine Koibito: un grande pudore proibisce l’uso della parola “amore”. Ad Amélie invece è toccato un fidanzato che non disdegna affatto questa parola, anzi, fortemente attratto dalla cultura europea e affascinato dalla francofonia della sua bella, Rinri si lancia in dichiarazioni in entrambe le lingue: e sappiamo che tanto il giapponese è pudico quanto il francese è licenzioso…

Come finirà questa storia d’amore, tra deliziosi piatti locali, usanze alquanto bizzarre, nonni fuori di testa e incomprensioni affogate nel brodo dei noodles cinesi?

Un romanzo piacevole e poetico, permeato in ogni pagina dalla singolare personalità dell’autrice che ci regala la storia intima dell’incontro tra due culture e tra due persone, entrambe in cerca della propria strada, una famiglia per Rinri, la scrittura per Amélie. Belli i momenti di introspezione che non appesantiscono la leggiadria del racconto, nel quale emerge come terzo protagonista il paese del sol levante, con le sue usanze affascinanti, i paesaggi pittoreschi, la cucina delicata, la tradizione samurai, il senso d’onore e il profondo pudore dei sentimenti.

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Chiara Barra

Se dovessi partire per un’isola deserta, e potessi portare con me soltanto un libro...sarebbe un’ardua impresa! Come immaginare la vita senza il mistero di Agatha Christie, la complessità di Milan Kundera, la passione di Irène Nemirovsky, l’amarezza di Gianrico Carofiglio, il calore di Gabriel Garcia Marquez, la leggerezza di Sophie Kinsella (eh sì, leggo proprio di tutto, io!). Ho iniziato con “Mi racconti una storia?” e così ho conosciuto le fiabe, sono cresciuta con i romanzi per ragazzi che mi tenevano compagnia, mi sono perdutamente innamorata dei classici...che ho tradito per i contemporanei (ma il primo amore non si scorda mai)!

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