“Nel 2010 le 197 case editrici che hanno pubblicato libri per bambini (ma solo 52 ne hanno pubblicati più di 11) hanno immesso sul mercato 2.317 novità (+8%: Fonte: Liber Data base) e distribuito 19,9 milioni di copie. Un valore che è sostanzialmente stabile nel corso degli ultimi cinque anni, con una modesta crescita nel decennio (+12%). Conseguenza di un mercato – che cresce sì più della media del settore – ma che rimane comunque limitato, e tra i più piccoli tra quelli dei Paesi dell’UE5.
Tuttavia, all’interno di questa apparente stabilità, sono intervenuti profondi cambiamenti nel sistema d’offerta e nei cataloghi editoriali.
Nel 2006 le 2.359 novità pubblicate erano per il 53% provenienti da Paesi stranieri. Oggi lo sono per il 46%. Le 1.064 novità straniere pubblicate, provengono soprattutto dall’editoria di lingua inglese (da sola copre il 29,1% della produzione straniera): 449 titoli provengono da UK e 224 da Stati Uniti. Subito dopo, ma già staccata, troviamo la Francia con 156 titoli. Con valori progressivamente inferiori i Paesi Bassi (47), la Germania (40), la Spagna (28), ecc.
Le «editorie minori», che nel 2006 coprivano il 10% dei titoli stranieri pubblicati dagli editori italiani, oggi rappresentano il 13%. Cataloghi editoriali alimentati sempre più da autori italiani (di cui poi si vendono i diritti all’estero), da narratori e illustratori cercati in Paesi fino a non molto tempo fa estranei a quelli di riferimento delle case editrici italiane; un po’ meno da editori di lingua inglese: da 790 titoli del 2006 si scende a 673 del 2010.
Cambia il rapporto fiction / non fiction. Se fiabe, racconti, storie di animali, ecc. nel 2006 rappresentavano il 75% dell’offerta e solo 583 erano i libri su natura, storia o geografia, scienze, reference, ecc. cinque anni dopo vediamo che questo rapporto è ulteriormente squilibrato: la fiction sfiora l’81%, la «manualistica» si riduce a soli 450 novità!
L’altra trasformazione riguarda lo spostamento di una parte della produzione verso la prima (e primissima) infanzia (<5 anni). Nel 1987 i titoli pensati per bambini in età prescolare erano solo il 43%. Nel 2000 diventano il 51%, e oggi siamo al 55%. Dietro intravvediamo i cambiamenti nella famiglia e nei processi educativi prescolari, che hanno portato diversi editori a esplorare le fasce di età della primissima infanzia. Fasce di età ritenute anche maggiormente «protette» rispetto alla concorrenza portata dalle nuove tecnologie, dalla televisione, dai prodotti home video.”
Mercato Ragazzi: un segmento che tiene
23 Marzo 2012