
Autore: Kunzru Hari
Casa Editrice: Einaudi
Genere: Romanzo di formazione
Pagine: 300
Prezzo: 22
Dopo 4 anni dalla sua pubblicazione, viene finalmente tradotto in Italia My Revolutions del giovane scrittore inglese di origini indiane Hari Kunzru. Michael Frame, il protagonista nonché il narratore del romanzo, è un cinquantenne alle prese con un’esistenza sempre più difficile da sopportare; la convivenza da sedici anni con una donna che non gli rivolge quasi più la parola, la presenza di una figlia ormai ventenne che gli rinfaccia appena può il fatto di non essere sua figlia biologica, e tanti altri piccoli fallimenti quotidiani. L’arrivo di Miles sconvolge la noiosa quanto rassicurante routine quotidiana, con il suo carico di segreti dal passato. Miles è un vecchio compagno di lotta di Chris Carver, vero nome di Michael Frame, che lo costringe a ricordare la sua identità precedente: quella di un militante rivoluzionario degli anni ‘70, accusato poi di terrorismo. Chris alias Michael decide di fuggire in Francia, per far perdere le proprie tracce, per non essere costretto a tornare a essere la persona che è in realtà, ma che a sua volta non gli appartiene più, non essendo cresciuta e invecchiata con lui. Un’altra intenzione muove Michael verso il continente: ritrovare Anna Addison, vecchia amica, compagna e amante di quegli anni, ufficialmente data per morta durante un’azione.
“Ricordo, direi con molta chiarezza, il suo aspetto e com’era vestita. I capelli cortissimi, le braccia e le gambe nude.C’era una morbidezza nel suo corpo che associo ai periodi in cui era felice, quando si concedeva di essere meno austera e inflessibile. Ridevamo, vagando nel cimitero come due innamorati qualunque, immersi in quella luce gialla che rimarrà per sempre la luce del 1971. Non solo per me, ma per chiunque abbia visto un film o letto una rivista quell’anno. Un tenue bagliore con effetti di dissolvenza.”
Durante il viaggio Michael ricorda il suo passato tenuto lontano per troppo tempo: un racconto forte, ricco di punti di vista, dialoghi, incontri, viaggi, scontri, detenzioni, sogni e speranze. La rivoluzione non è una parola astratta, ma viene incarnata da Michael e nei suoi amici in ogni momento della loro esistenza; dalla scelta della vita in comune, alle occupazioni di case a Notting Hill, agli scontri con la polizia, tutto è vissuto in chiave rivoluzionaria. Una profonda riflessione su cosa è la rivoluzione, quando esce dalle discussioni ed entra nella realtà; ci viene restituita un’immagine lucida e sfaccettata del Chris di quel periodo e viene da chiedersi allora come sia possibile che il Chris rivoluzionario si sia trasformato nel noioso pensionato Michael. La chiave di volta è l’entrata in scena del terrorismo. Cos’è il terrorismo? Nel momento in cui il gruppo di Chris inizia a ideare e a mettere in atto azioni radicali, viene bollato come cellula terroristica. Una coraggiosa riflessione su cosa sia il terrorismo, se esista, su chi decida chi e che cosa sia terrorista o meno, sulla possibilità che il terrorismo sia una mistificazione e una montatura per paralizzare e isolare gli individui e inibire l’azione e il pensiero. Alla fine di questo lungo flashback-confessione-retrospettiva filosofica-riflessione politica Michael Frame è pronto per tornare a essere Chris Carver e per incontrare Anna: ciò che ritroverà sarà la fine di un sogno, ma anche l’inizio di un altro.
Il giovane autore di questo romanzo (nato nel 1969) è riuscito a ricostruire, essendo all’epoca troppo piccolo per capirli, gli anni più furiosi ed emblematici dell’ultimo cinquantennio. Un viaggio intelligente e ambizioso nella politica, quella verace fatta di polvere e impegno, riuscendo agilmente a sgomberare il campo da facili e tranquillizzanti preconcetti, e a illustrare un quantomeno verosimile ambiente underground londinese anni ’70. Un’opera di difficile classificazione, la cui etichetta di “romanzo di formazione” va un po’ stretta, e che sarebbe meglio modificare in “romanzo di metamorfosi”.