
Data di pubbl.: 2024
Traduttore: Laura Prandino
Pagine: 416
Prezzo: € 20,00
Le avventure della giovane e coraggiosa parsi Perveen Mistry, prima e unica donna avvocato nella Bombay degli anni ‘20, sono sempre irresistibili grazie alla bella penna della sua autrice Sujata Massey e all’ottima traduttrice Laura Prandino. E a renderle ancor più interessanti sono la perfetta descrizione della Bombay dell’epoca e delle etnie che la compongono, della loro storia, dei loro riti e costumi.
Stavolta ritroviamo Perveen a un sontuoso party organizzato da Uma Bhatia nella casa di famiglia, Bhatia House, con l’intento di raccogliere fondi per la creazione di un ospedale dedicato alle donne. Nell’India dell’epoca, sotto mandato britannico, la quantità di donne che morivano di parto o in seguito a troppe gravidanze, come pure la morte di molti neonati, era legata alla scarsa attenzione per l’igiene, a conoscenze mediche limitate e all’inesistenza di qualunque pratica contraccettiva vuoi per motivi religiosi, vuoi per mancanza di informazioni. Ci riferiamo naturalmente alle indiane, non certo alle europee residenti. Ma eccoci, dunque, al party di Uma che ha sposato Parvesh, primo figlio di Sir Dwarkanath Bhatia, magnate della pietra da costruzione. Uma ha avuto tre femmine e un unico maschio, il piccolo Ishan, la qual cosa la pone in una condizione precaria nei confronti della cognata Mangala che di maschi ne avuti ben tre. Se Ishan dovesse morire, Uma e Parvesh perderebbero i loro privilegi. Così, quando durante il party affollato da signore della Bombay bene, da altolocate inglesi e persino dall’ultima moglie del principe di Varanpur, la giovanissima australiana Cora, l’abito del piccolo Ishan prende fuoco, si scatena il panico. A salvare il bambino è la sua ayah Sunanda che si getta su di lui. Rimangono entrambi ustionati, ma non in modo grave e la cosa sembra finire lì. Solo qualche giorno dopo Perveen viene a sapere che Sunanda, lungi dall’essere curata per le ferite e apprezzata per il suo coraggio, è stata cacciata da casa Bhatia e in più langue in prigione con l’accusa di essersi procurata un aborto. Mossa a compassione, Perveen paga la cauzione, libera Sunanda e la invita a stare a Mistry House nella casetta della servitù. Ma Sunanda viene nuovamente arrestata per aver trasgredito alle regole della cauzione e Perveen deve trovare un avvocato maschio che la difenda – a lei, purtroppo, benché avvocatessa, è proibito perché donna! Nel frattempo, in casa Mistry ne succedono di tutti i colori in seguito alla nascita di Kushy, figlia del fratello di Perveen, Rustom, e della moglie Gulnaz in depressione post parto.
Intanto muore avvelenato Sir Dwarkanath subito dopo aver ritirato il permesso alla nuora Uma di raccogliere fondi per il nuovo ospedale. E mentre Perveen è impegnata a trovare le prove dell’innocenza di Sunanda e a cercare di capire chi e perché possa averla denunciata per un reato mai commesso, scopre qualcosa di molto più vasto e complesso: un gigantesco imbroglio che coinvolge personaggi delle alte sfere dell’industria, della polizia e del tribunale di Bombay, un nido di serpi che provocherà non pochi problemi a lei e alla sua famiglia. Ad aiutarla nell’impresa, oltre al padre avvocato Jamshedji, l’amore segreto della sua vita il geografo Colin, l’amica di sempre Alice e la dottoressa Miriam Penkar.