
Data di pubbl.: 2025
Traduttore: Rossella Monaco
Pagine: 236
Prezzo: € 18,00
“Il patologo forense è solitamente ritratto come incapace a vivere: sembra quasi impensabile che un medico ‘normale’ scelga di dare voce ai morti invece di ascoltare i vivi.” (p. 5)
Di sicuro non è il caso dell’autore di questo libro. Un libro di assoluto interesse per tutti coloro che conoscono la professione del medico legale solo attraverso le note serie televisive CSI o NCIS o similari. Leggerlo è un bel modo di rendersi conto di quante imprecisioni e false sicurezze quei serial comunichino, nonostante sia intrigante seguirli.
Philippe Boxho, da ragazzo, proprio non pensava di diventare un medico e tanto meno un patologo forense ed esperto in criminologia. Sognava addirittura di farsi sacerdote cosa che, nel suo caso, per fortuna non è successa. Superata la fase talare, dovendo scegliere fra legge e medicina, ha optato per quest’ultima svolgendo in seguito il tirocinio in medicina legale all’IML di Liegi, conseguendo poi un Master in Criminologia e diventando medico legale a tempo pieno. Leggiamo, dunque, i racconti dei molti casi che si è trovato a studiare nella sua professione, racconti fatti con garbo, con un profondo rispetto per i morti e ricchi di tanta, sana ironia per gli svariati ‘incidenti di percorso’ tipici di situazioni tutt’altro che ‘normali’ quali sono il ritrovamento di un cadavere, talvolta sul luogo di un delitto; il dover capire se si tratta di omicidio o suicidio; l’essere capaci di svelare, grazie alla lunga pratica e alle conoscenze acquisite, un omicidio fatto passare per morte naturale, ad esempio per l’uso di un veleno o di un farmaco. Un capitolo è dedicato alla terribile pratica delle riesumazioni, purtroppo indispensabili in alcuni casi; un altro allo studio degli insetti necrofori quando si debba stabilire l’epoca della morte di un cadavere; un altro ancora alla morte per asfissia non così facile da valutare. Ma non mancano copiosi riferimenti storici legati ai grandi passi che la Scienza Forense ha compiuto dalla metà del 1800 ai giorni nostri, passi legati ai differenti metodi di identificazione di un corpo – impronte digitali, metodo antropometrico, lo studio del DNA oggi considerato ‘prova regina’ -, come alcune basilari note sull’esecuzione delle autopsie, sui suoi metodi e tempi.
Per leggerlo non è necessario saperne di medicina, legale o meno, perché Boxho è di una chiarezza e di una linearità adamantine, come semplice e scorrevole è la sua prosa, mai volta a spaventare o disgustare il lettore con descrizioni particolareggiate o cruente. Un libro che si legge come un giallo e sfata molte credenze o informazioni errate su una pratica grazie alla quale molti, anche se ahimè non tutti, i delitti e i casi di morte sospetta hanno trovato una spiegazione.