
Data di pubbl.: 2023
Traduttore: Francesco Dalessandro
Pagine: 102
Prezzo: € 15,00
Isaac Rosenberg è tra i più importanti poeti della prima guerra mondiale. Partecipa all’evento bellico dalle trincee francesi.
Attraverso la poesia racconterà tutta la crudeltà di quella esperienza drammatica. Da poeta e da soldato sente il dovere scrivere e condannare l’orrore della guerra.
I suoi versi non risparmiano scene crude e descrizioni spaventose. Leggendo le poesie dalla trincea di Rosenberg possiamo toccare con mano tutte le conseguenze apocalittiche della guerra.
Interno Poesia manda in libreria In trincea (a cura di Francesco Dalessandro), un volume che raccoglie una scelta di poesie di Rosenberg. Franco Lonati nella nota introduttiva mette in evidenza un curioso paradosso riguardo a Isaac Rosenberg e scrive che lui è considerato un poeta di guerra pur avendo sempre provato un’assoluta repulsione per la guerra.
Il poeta non si sottrae alla realtà e nella sua poesia sbatte in faccia al lettore con una drammatica aderenza al vero le immagini del fango sporche di sangue delle trincee.
Dalessandro scrive nella nota fiale al volume che la poesia di Rosenberg evidenzia forti elementi visivi e la sua originalità trova poi nuova forza e alimento dall’esperienza bellica.
«Il cervello di un uomo è schizzato /sulla faccia di un barelliere; / dalle spalle scosse gli è scivolato il carico, / ma quando si è chinato a guardare di nuovo / l’anima che annegava era andata troppo a fondo / per l’umana tenerezza» (La discarica dei morti).
Rosenberg non risparmia i dettagli nelle sue descrizioni: ci fa sentire lo strazio di un soldato che sta morendo, sentiamo le ossa che si spezzano e le pallottole che vagano nell’aria.
Il poeta ci rende partecipe di tutto l’orrore della guerra tramite la forza materica e dirompente dei suoi versi che si conficcano nella carne come i proiettili sparati dalle trincee.
«Quale tremito – quale cuore atterrito? / Mentre cadono, continuano a cadere / papaveri radicati nelle vene dell’uomo, / ma il mio dietro l’orecchio è al sicuro -/ appena un po’ imbiancato dalla polvere» (Spunta il giorno in trincea).
Come il nostro Ungaretti, Isaac Rosenberg scrive poesie dalla trincea: alla pallida luce di una candela, assediato nel buco della grande notte della guerra butta giù qualche riga, scrive per testimoniare l’orrore.
Dalle trincee francesi Rosenberg non tornerà vivo. Viene ucciso nell’aprile 1918, ad appena sette mesi dall’armistizio. Ha solo ventotto anni.