
Data di pubbl.: 2025
Traduttore: Anna D'Elia
Pagine: 111
Prezzo: € 16,00
Leila Slimani è una scrittrice franco – marocchina. Nata a Rabat nel 1981, vive da qualche anno a Parigi.
Con Ninna nanna, il suo secondo romanzo, nel 2016 ha vinto il premio Goncourt
Da La nave di Teseo adesso esce Il profumo che i fiori hanno di notte, un memoir intenso che è anche un romanzo di formazione.
Con una scrittura veloce, mai sbavata e sempre attenta, Slimani descrive lo stato emotivo delle cose.
La scrittrice parte da un’esperienza personale: una notte passata nel museo Punta della Dogana a Venezia con il compito di scrivere un racconto o un articolo.
Nella solitudine notturna nelle stanze del museo, la scrittrice apre le porte della memoria e comincia a raccontare le sue esperienze di formazione, entra nel suo passato e nel suo mondo, ma soprattutto si interroga sul valore e la funzione della letteratura e del suo rapporto con la scrittura.
Nello spazio di un museo vuoto e irreale la scrittrice coglie l’occasione con i favori di una suggestiva notte veneziana per fermarsi a riflettere e fare ordine nel tempo che scorre della sua esistenza in cui scrivere significa porsi degli ostacoli, ma è proprio da lì che può nascere una sconfinata, vertiginosa libertà.
Leila persa nei labirinti dell’arte contemporanea racconta la sua storia di donna e scrittrice, le fratture familiari, il periodo marocchino, la dominazione coloniale, il rapporto con il padre.
Ma soprattutto è il suo rapporto con la letteratura a venire fuori da questo viaggio a ritroso nel proprio tempo interiore.
La letteratura che non serve a restituire il reale, ma a colmare vuoti e lacune. Si riesuma e allo stesso tempo si crea una realtà diversa. Non si inventa, si immagina, si dà corpo a una visione costruita pezzo dopo pezzo con scampoli di ricordi e ineludibili ossessioni.
Leila Slimani in Il profumo che i fiori hanno di notte redige l’inventario del proprio vissuto ed è lo scrivere attraverso la letteratura a intrecciare la materia oscura dei suoi pensieri.
Senza la scoperta della letteratura e la disciplina della scrittura, Lelia sarebbe diventata una donna diversa. Solo così ha potuto coltivare i propri dolori, riaprire cicatrici, rimestare i ricordi, costruire ponti tra il presente e il passato.
«Non so se scrivere mi abbia salvato la vita. Diffido, in genere, di questo tipo di espressioni. Sarei sopravvissuta anche se non avessi scritto. Ma non sono sicura che sarei stata così felice».
Non bisogna dedicare la vita alla letteratura ma donare la letteratura alla vita. Questo significa prima di ogni cosa esseri scrittori, perché prima di tutto scrivere significa scoprire la libertà di inventare sé stessi e il mondo, come sostiene Leila Slimani.