
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 352
Prezzo: € 19,00
Siamo in Piemonte verso la metà del 1980, poco lontano da Biella, in mezzo ai boschi eterni della Valle Cervo, in un piccolo borgo che si anima durante l’estate e poi, per il resto dell’anno, non conta neppure cento anime. Qui vive Guido Boggio-Martinet protagonista di questo singolare giallo, ricco di umorismo, ricordi, Storia locale e pregnanti annotazioni psicologiche. Guido lo immaginiamo fra i quaranta e cinquant’anni. Ha trascorso parte della sua vita a Parigi dove, grazie al suo olfatto assoluto, ha lavorato alla creazione di profumi. Una Parigi dove non intende tornare dopo il suicidio della sua compagna Claire, modella e persona difficile. Ma si è davvero trattato di un suicidio?
Guido è un solitario, parla poco preda dei suoi molti demoni interiori e si chiede come il suo nuovo amore, la scultrice Marta, lo accetti e lo sopporti. Una relazione a distanza la loro perché, sebbene Marta abbia conservato la casa dei nonni a Quittengo in una valle vicina alla Valle Cervo, ora abita proprio a Parigi. Guido invece è tornato a stare nella vecchia casa dei suoi genitori, popolata dai loro fantasmi gentili e da tanti ricordi. Ci vive insieme ai suoi cani e lavora come giardiniere in una villa poco lontana dove aiuta il vecchio custode, Osvaldo, fonte inesauribile di storia locale.
È Carlino, il suo invadente e ciarliero vicino di casa, a informarlo una mattina che è morto Damme d’ l’eua (Dammi dell’acqua) – si sa che nei paesi i soprannomi identificano più dei nomi! L’hanno trovato in casa dopo parecchie settimane, non un bello spettacolo. Anche la Rita del bar gli dice la stessa cosa e per finire ottiene una conferma dall’amico commissario siciliano: già, morto ammazzato, il povero Pierangelo Perallo Blin, qualcuno gli ha spaccato la testa. Ultimo di una ricca famiglia, si era mangiato negli anni l’intera fortuna ereditata fra donne e sprechi vari. Una passione gli era rimasta, come Guido non tarderà a scoprire, quella per la fotografia. Però non parliamo di foto ‘normali’, bensì di foto prese nei cimiteri, sulle tombe, e di una raccolta di immagini d’epoca in cui i morti venivano ritratti come fossero vivi, un procedimento macabro eppure comune. Che sia questa particolare passione ad averne provocato la morte? Ossessionato dall’enigma, Guido si mette a scavare. Per il Pierangelo un certo Ugo – un mezzo troglodita ubriacone che vive su per i bricchi – si occupava ogni tanto di andare per cimiteri. Da lui, con non poca fatica, Guido ottiene il nome di Oliviero Gianinet che vive in un’altra villa della zona. Ma anche qui sarà un buco nell’acqua con risvolti alquanto surreali e divertenti. Almeno però, Guido scopre l’esistenza di uno strano turismo necrofilo che lui interpreta non come mancanza di rispetto per i morti in sé, ma per i vivi che un tempo sono stati. E intanto, mentre continua la sua personale indagine cercando di far combaciare i pezzi di un puzzle gigantesco, da Parigi arrivano per lui brutte notizie sulla morte di Claire. Preda di una profonda angoscia dovuta all’attesa del verdetto definitivo, Guido torna nella casa di Pierangelo rompendo i sigilli e trova dietro la libreria la camera oscura dove l’uomo sviluppava le sue foto, ma non solo…
Linda Tugnoli è attenta, accurata, intensa nel raccontare un mondo, quello delle valli del biellese e delle sue tradizioni che affondano le loro radici nel popolo walser, divertente e divertita nel tessere una trama insolita ma solida, tenace e credibile. Il suo Guido, che rasenta l’autismo e non a caso si trova così bene con il piccolo e adorabile Giovannino – lui sì autistico conclamato – è un personaggio tenero al quale è impossibile non affezionarsi. Lo sostengono con pari simpatia il commissario siciliano, il vecchio custode Osvaldo e la splendida Marta.