Autore: Gazdanov Gajto
Casa Editrice: Voland
Genere: Romanzo
Traduttore: Fernanda Lepre
Pagine: 157
Prezzo: 14,00
La casa editrice Voland a distanza di oltre dieci anni ristampa il capolavoro di un autore russo, Gajto Gazdanov, dal titolo Il fantasma di Alexander Wolf. L’impressione è che Gazdanov sia uno di quegli scrittori dimenticati, in realtà ebbe un certo successo ai suoi tempi, tanto da essere paragonato per forza e stile a Proust e Camus, a Nabokov e Kafka ed è altresì considerato il miglior scrittore russo dell’emigrazione europea. Il romanzo, ormai un classico della letteratura russa, inizia catapultandoci in una guerra: uno scontro d’armi e qualcuno muore. Il fantasma di questo morto perseguiterà per tutta la vita il nostro protagonista che, sedicenne fu costretto ad uccidere per difendersi, nel frattempo è diventato uno stimato giornalista.
Da uno degli incipit più belli della letteratura russa parte un romanzo trascinante e insolito, una storia esistenziale, colorata da toni noir, ambientata nella Parigi degli anni Trenta, che vive più di notte che di giorno e i cui ingredienti sono il fato, la guerra, la passione e la morte.“Il miglior cavallo che io abbia mai posseduto era uno stallone dal mantello bianco, mezzosangue, di grosse dimensioni, dal trotto particolarmente ampio e disteso. Era talmente bello che mi veniva fatto di paragonarlo a uno di quei destrieri di cui si parla nell’Apocalisse. Un paragone ben indovinato – per quanto mi riguarda personalmente – visto che proprio in groppa a questo cavallo andai a briglia sciolta incontro alla morte su una terra infuocata, in uno degli anni più caldi della mia vita”(pag.12). Il brano riportato è l’incipit meta-letterario di un racconto nel racconto: Avventura nella steppa. Con tale accorgimento Gazdanov introduce nell’opera un duplice punto di vista su uno stesso episodio: da un lato troviamo il narratore-protagonista, che si presenta fin dalla prima pagina come un assassino, e dall’altro uno scrittore che pubblica un racconto autobiografico ispirato a un evento ben preciso.
L’episodio risale agli anni della guerra civile in Russia: proprio nella steppa due soldati nemici si affrontano in uno scontro a fuoco. Sono entrambi a cavallo: il narratore monta una magra giumenta morella e Wolf appare come un cavaliere su un enorme cavallo bianco. L’esito di tale confronto sembrerebbe scontato; da un lato un ragazzino di sedici anni appena uscito dall’adolescenza, dall’altro un vero uomo. Da esule il narratore ritrova quell’episodio raccontato in un libro in inglese. La bellezza del romanzo non sta solo nella trama, quanto nella scrittura coinvolgente, nell’attenzione al dettaglio, nella musicalità della lingua e nell’indugiare sulla descrizione dei sentimenti, dei colori, dei profumi e degli stati d’animo. Quello che colpisce è che l’autore sicuramente ama le digressioni e mentre il lettore vuol capire l’enigma di fondo lui parla di tutt’altro, abilmente. La trama c’è ed è di un certo interesse, ma principalmente si è colpiti dal magnetismo di questa scrittura così evocativa, e si intuisce che non è poi così importante cosa si dice ma il modo in cui lo si fa, ne sono un esempio le pagine in cui si racconta un incontro di pugilato. Ci troviamo a leggere una prosa meticolosa, precisa, psicologica e nello stesso tempo scattante.
Ne Il fantasma di Alexander Wolf il destino muove le sue pedine e mette sulla strada del giornalista un libro, un uomo sempre ubriaco ed una donna da amare con passione. E questi personaggi hanno come unico scopo fargli incontrare il proprio fantasma che il protagonista incontrerà, faccia a faccia, per uno scontro finale: la pallottola che aveva fallito l’obiettivo la prima volta troverà definitivamente il bersaglio. Un mistero che avvince il lettore dalla prima all’ultima pagina.
Gazdanov meritava un più grande successo, morì senza essere mai potuto rientrare in Russia e i suoi scritti vi arrivano solo dopo la perestroika. In Europa è tuttora un autore da scoprire.