I dieci figli che la signora Ming non ha mai avuto – Eric-Emmanuel Schmitt

Titolo: I dieci figli che la signora Ming non ha mai avuto
Autore: Eric-Emmanuel Schmitt
Editore: E/O
Traduzione: Alberto Bracci Testasecca
Pagine: 126
Prezzo: 12 Euro

I dieci figli che la signora Ming non ha mai avuto è un racconto leggero, piacevole, ma insieme profondo, che si legge  in un paio di sere. Lo scrittore francese, già noto per la sceneggiatura di Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano  e molti romanzi tra cui “Il visitatore”, ambienta la storia nella provincia cinese del Guangdong. Più precisamente la vicenda si svolge in un unico ambiente, nella toilette per uomini del Grand Hotel di Yunhai tra due personaggi: la signora Ming e un commesso viaggiatore francese che viene spesso in Cina per lavoro. Tra i due si instaura da subito un dialogo profondo. L’addetta della pulizie, regalandoci perle di saggezza orientale, attira l’attenzione dell’europeo raccontandogli dei suoi dieci figli.

Il viaggiatore occidentale, che conosce la Cina, la cultura del paese, la lingua e le molte sfumature dialettali, di fronte alla signora Ming si sente incuriosito, intimidito e poi anche indispettito: come è possibile crederle? Come è possibile, se tutti  sanno che in Cina, da molti anni, la politica del figlio unico obbligatorio punisce anche coloro che pretendono di averne due.

Mi scusi per come mi sono comportato ieri. L’ho infastidita con le mie domande e a stento ringraziata per avermi pulito i vestiti”.
“Non fa niente”
“Si invece”
“Agisci con gentilezza, ma non ti aspettare gratitudine”
“Mi piace molto ascoltarla parlare dei suoi figli (..) Sono della stessa razza di tigri e dagroni..”
“E’ normale… Ogni essere è unico. Se non appare così siamo noi che non riusciamo a vederlo”.

A ogni ritorno in Cina, il viaggiatore occidentale fa visita alla signora Ming  e si informa sempre sulla famiglia, si è appassoniato alla sua storia, al limite dell’incredibileOgni figlio ha un nome,un cognome diverso, una storia, un’occupazione. E tutto sembra talmente possibile  da sembrare vero. Inoltre, viene a sapere che la Signora Ming è stata licenziata dal suo precedente lavoro come operaria proprio perchè suscitava molte gelosie da parte delle colleghe e che chi le ha fatto visita a casa ha visto molte foto di tutti i figli.

La verità è solo la bugia che preferiamo”.

Sarà il finale inatteso, a metà tra un racconto moderno e massime di filosofia confuciana,a  restituire al lettore il senso della storia.

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