Autore: Altan Ahmet
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Edizioni E/O
Genere: Romanzo storico
Traduttore: Claudio Ombegari e Paola Ragazzi
Pagine: 384
Prezzo: 18 €
Istanbul, fine Ottocento. Un impero che volge alla fine, quello ottomano, e una città ripiegata su sé stessa, vittima degli intrighi per rovesciare il sultano e in preda alle spie delle fazioni contrapposte che non esitano a denunciare e calunniare i propri nemici. Al centro dell’intreccio, spicca la straordinaria bellezza di Mehpare Hanim, ripudiata dal primo marito e risposatasi con Hikmet Bey, figlio del medico di corte del sultano, rientrato in Turchia dopo molti anni trascorsi a Parigi, nel fervore intellettuale della belle époque. Ci si potrebbe aspettare un uomo avvezzo a prendersi le libertà concesse agli occidentali e una moglie sottomessa. Invece dai due si sprigiona una passione torbida e incontrollabile, apertamente sensuale, rafforzata dalla presenza di una bambinaia francese che partecipa al gioco. A destabilizzare il ménage giunge il ritorno dalla Francia di Mihrişah Sultan, la madre di Hikmet Bey, il cui atteggiamento sfrontato e irrispettoso della tradizione solleva uno scandalo senza precedenti in città.
Il perché del titolo (e lo si ritrova nel testo) non è difficile da intuire. Le ferite dei sentimenti impiegano molto tempo a rimarginarsi, e il turbamento dei protagonisti si accompagna agli sconvolgimenti politici che perforano la cappa grigia di servilismo dell’impero. Le speranze e le disillusioni si succedono di continuo, in una Istanbul che risplende di una bellezza rara e misteriosa, decadente e allo stesso tempo vibrante di energia sotterranea. Ma il romanzo dello scrittore turco Ahmet Altan comprende molti temi e personaggi: la religione, con il monastero in cui il sant’uomo Sheikh Effendi dispensa la sua saggezza e i suoi silenzi; la politica, con la corruzione dilagante tra i pascià della corte e le manie di persecuzione di Sua Eccellenza il Sultano; l’attrazione per l’Occidente, con alti e bassi che percorrono tutta la trama. Ma facciamo anche la conoscenza di Fuat Pascià, detto «il Maresciallo Pazzo», personaggio che non si dimentica facilmente. Amato dal popolo per le sue imprese patriottiche in guerra, eppure esposto ai capricci del sovrano e dei suoi malvagi consiglieri, Fuat non rinnega il proprio carattere fiero.
«La vita vibrava i suoi colpi, e chi ne veniva colpito se ne rendeva conto solo parecchio dopo; il lasso di tempo che trascorreva tra il momento in cui la sorte mutava e quello in cui la persona interessata se ne rendeva conto pareva […] l’attimo più tragico e più raccapricciante nella vita di un uomo.»
Ahmet Altan subisce personalmente le conseguenze delle sue parole. Ora si trova in carcere in Turchia per reati di opinione contro il presidente Erdoğan. Come la ferita di una spada è stato scritto venti anni fa, eppure affronta problemi del suo Paese tuttora non risolti.