#BCM13 Digital Seminar – La nuova frontiera del digitale

L’incontro si è tenuto, nell’ambito di Bookcity Milano 2013, sabato 23 novembre presso la Sala Conferenze del Palazzo Reale. Vincenzo Russi, nel ruolo di moderatore dell’evento, ha presentato gli illustri ospiti: Claudio Semenza, Matteo Gamba, Mauro Zerbini e Alessandro Magno.

Vincenzo Russi, nella sua breve introduzione, ha voluto soffermarsi sulla nuova frontiera del digitale. In particolar modo ha voluto sottolinerae la sua partecipazione al “Future Book” di Londra, in cui si è parlato del futuro editoriale librario in termini solo ed esclusivamente di digitale. Per quanto riguarda il mercato statunitense, nel 2012 si è registrata una crescita complessiva dell’editoria e il 20% rappresenta quantitativamente il mercato del libro digitale. Nel mercato inglese, invece, gli ebook rappresentano circa il 10%. Francia, Spagna e Germania sono più o meno allo stesso livello dell’Italia. Nel nostro Paese il mercato del libro digitale rappresenta circa il 2%. Accanto alla crescita della libreria online, è stata registrata una decrescita sia dei libri stampati sia delle librerie indipendenti. La crescita della lettura degli ebook è dovuta innanzitutto alla rapidità degli strumenti disponibili: in un mese e mezzo sono uscite cinque diverse famiglie di prodotti (tra cui ad esempio Samsung Galaxy Note e Kindle Fire). Ma importante è anche lo share di utilizzo, ossia l’accesso alla rete e la fruizione dei contenuti. Non dobbiamo dimenticare l’aumento delle vendite degli smartphone, Apple e Samsung primi tra tutti. Nel 2015 è prevista la vendita di 52 milioni di smartphone e 15 milioni di tablet. In Italia si può parlare non solo di “Digital First”, ma di “Mobile First”, cioè la mobilità attraverso dispositivi. Il risultato di questi cambiamenti è che dobbiamo pensare in modo diverso e “non dobbiamo aver paura di provare”, afferma Russi.

Claudio Semenza, responsabile editoriale di Msn.

È cambiato il modo di scrivere in quanto il mondo corre veloce. “Il diluvio digitale equivale a 320 volte le informazioni contenute nella biblioteca di Alessandria”, afferma Semenza citando Big Data di Schonberger e Cukier. Le informazioni sono tante, è necessario selezionare e trovare il linguaggio efficace rispetto ai competitors. I principali lettori dei siti italiani sono Google e gli altri motori di ricerca, Facebook, Twitter e il lettore-scrittore. Come si scrive oggi? Innanzitutto il messaggio tende ad essere sintetizzato in 140 caratteri; si è passati dal titolo al teaser; è presente in maniera sempre più frequente il punto di domanda nel titolo; la notizia scompare quasi sempre nel titolo; in genere si è soliti utilizzare un titolo vampiro e un titolo che sia per certi versi trasgressivo; i testi non sono più lunghi e gli approfondimenti vengono messi attraverso dei link interni, qualora ci fossero.  

Matteo Gamba, vicedirettore di Vanity Fair.

Il 13 dicembre 2010 Vanity Fair diventa online, ponendosi l’obbiettivo di “essere noi stessi una rete nella rete”. La vera rivoluzione sono i social network. Attualmente si deve proporre le notizie in modo diverso rispetto al passato. Importante risulta essere l’utilizzo del “gancio”: così come in internet si è soliti passare da un link all’altro, lo stesso meccanismo veniva utilizzato già nella rivista cartacea, nel sommario ad esempio. Vanity online ha deciso di puntare sulla qualità, la selezione (non posso buttare tutto in Internet) e le immagini. “Abbiamo sempre bisogno di contenuti e dobbiamo adattarci ai nuovi mezzi. Ma posso assicurarvi che, almeno finché vivremo, la carta continuerà ad esserci”, conclude Gamba.

Mauro Zerbini, amministratore delegato di Ibs.it

Oggi, sempre più spesso, si cerca di capire chi è veramente il lettore digitale. Ibs.it, nel 2013, ha venduto 66 milioni di ebook italiani, di editori italiani. Dopo il 2010 gli editori si sono resi conto che è diventato necessario un riposizionamento (prezzo più basso) e tanta attività di promozione e offerta. Prendendo in considerazione alcuni dati, possiamo osservare come nell’ottobre del 2013 il prezzo medio degli ebook è di 5,41 euro (quello del libro è 16,74). Su una base clienti di Ibs.it, il 29,5% legge ebook ma preferisce i libri cartacei;  l’8,8% legge più ebook rispetto ai libri cartacei; il 2,9% solo ed esclusivamente ebook; infine il 58% afferma di sapere che cosa siano gli ebook ma di non leggerli. Si è passati poi ad analizzare i clienti ebook di Ibs.it che però non comprano libri cartacei dal sito. Nel 2010 il 55% ha comprato ebook, ma non ha acquistato libri. Invece, nel 2013, il 70% ha comperato gli ebook, ma non libri fisici sul sito Ibs.it. Questi dati stanno ad indicare che continua ad esistere un pubblico che preferisce l’acquisto nella libreria tradizionale. Zerbini ha concluso dicendo che “Il cliente digitale è ovviamente diverso da quello cartaceo”.

Alessandro Magno, direttore  dell’area digitale GeMS.

Magno ha voluto sfatare alcuni miti dell’ambito editoriale diffusi tra i consumatori. Innanzitutto, non è assolutamente vero che in Italia non si leggono più libri e che il libro è uno strumento passato. I dati Istat hanno infatti registrato una moderata crescita. Poi, non è vero che i giovani in Italia non leggono più libri; i dati Istat hanno messo in luce come i ragazzi dagli 11 ai 17 anni siano i lettori più forti. Inoltre, non è vero che il settore editoriale librario sta attraversando una crisi forte più che in altri settori: si può affermare che dal 2007 al 2012 il mercato del libro è calato del 15%, ma quello delle immatricolazioni e della vendita degli immobili sono calati più del 40%. Non è vero che entro breve il libro fisico scomparirà per lasciare spazio all’ebook, in quanto l’ebook non sta decisamente uccidendo il libro di carta. Non si deve credere che gli editori siano dei parassiti che ostacolano la libera circolazione dei contenuti e che saranno travolti dal self-publishing. Non è assolutamente vero, inoltre, che gli editori non sono capaci di affrontare la sfida con il digitale. Infine, non si può assolutamente affermare che i grandi players, come Apple, Google o Amazon, abbiano vinto. Magno conclude dicendo che “a volte il futuro è più aperto di quanto non pensiamo”.

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