Lo scrittore Alessandro Baricco ha invitato, in occasione del suo nuovo romanzo, La sposa giovane (Feltrinelli), bloggers e giornalisti della rete nella sua scuola di scrittura creativa – la Holden, a Torino.
Unico e paradossale requisito per la partecipazione, in cui anche Gli Amanti dei Libri hanno avuto il piacere di venire coinvolti? Non fare domande sulla sua ultima opera (!), perché, come lo scrittore ha sostenuto, all’ospitale tavola rotonda in una delle aule della sua fucina di idee e di progetti creativi, di un romanzo non si parla: un romanzo lo si dona, lo si legge.
Certo, è singolare (nonché lusinghiero per il giornalismo sul web) l’approccio scelto per comunicare la pubblicazione di quest’ultima fatica letteraria.
Tanto più che – a parte l’anteprima del libro pubblicata su La Repubblica – lo scrittore ha finora preferito non concedersi troppo alla stampa.
Accogliente e fiero della nuova sede in cui sorge la Holden, da lui fondata ormai più di 20 anni fa, ha prima di tutto voluto fare da guida al gruppo di trentenni ‘web addicts’ attraverso i corridoi e gli spazi della grande ex-Caserma Cavalli ristrutturata di piazza Borgo Dora, in uno dei quartieri storici e oggi multietnici di Torino, in cui vecchi negozi di antiquariato si alternano a quelli con insegne arabe o dell’Est Europa.
Dalla teachers’ room con schizzo, incorniciato al muro, di Renzo Piano, che ha collaborato al grande progetto di ristrutturazione dell’edificio con Dante Ferretti, sino alla Sala Regia, alla Mensa degli studenti con aggiunta di macchinette dotate di prodotti Eataly, al cortile interno dal fascino Ottocentesco, all’aula coi banchi e la cattedra in legno di gusto vagamente anglicano-protestante, ha percorso in lungo e in largo l’edificio narrandone la storia. Così, si viene a scoprire, ad esempio, che nella spaziosa sala teatrale al piano terreno, dove oltre a tenere corsi si mettono in scena spettacoli e si proiettano film, un tempo si fabbricavano bombe, particolare forse subito twittato dai bloggers presenti connessi ai social (o forse no). Ripassando attraverso il cortile, sotto una pioggia scrosciante, si torna poi a immergersi nei colori gialli e rossi delle aule (“Abbiamo discusso molto, su questo”, dice Baricco, “volevano che l’edificio fosse tutto bianco, nello stile torinese dell’epoca”). E, a fine gita, ci si trova finalmente faccia a faccia a confrontarsi, le copie de La Sposa Giovane sul tavolo, in attesa delle domande… da non fare.
I primi commenti, tanto per tergiversare, sono sulla copertina, anzi, le copertine: una patinata e liscia, una ruvida vecchio stile (per mio figlio e per mia nonna, ci scherza su lui, salvo poi precisare che suo figlio, sedicenne, ha preferito la seconda). Sullo sfondo bianco c’è il profilo del viso e del corpo di una figura femminile, tracciato dalla matita di Tanino Liberatore (“E’ stato lui a fare i costumi del mio film, e’ anche un amico e mi piace come disegna le donne: abbiamo discusso a lungo di come dovesse essere, c’è voluto moltissimo tempo”, dice).
Null’altro si riesce a carpire del romanzo, se non che – proprio come per molti dei precedenti – si tratta di una storia maturata lentamente, nel corso di anni, scrivendone stralci su bigliettini, fogli e quaderni. E’ chiaro, comunque, che a questo libro lo scrittore tiene particolarmente, che il suo riserbo non coincide solamente con l’immancabile strategia di marketing editoriale, che l’opera e’il frutto di un intenso lavoro, di un sogno covato a lungo.
Così, in attesa di leggerlo, si passa ad altre domande: il penultimo libro, Smith & Wesson, è un omaggio a Gabriele Vacis e testo teatrale a tutti gli effetti, non un romanzo teatrale come qualcuno ha detto, e dovrebbe andare in scena in estate. Come riprodurre la complessa scenografia richiesta, con tanto di salto nelle cascate del Niagara da parte della protagonista? “E’questo, da sempre, il teatro“, dice Baricco, “sta proprio qui la sua potenza“, e ricorda di quando, per Novecento, durante una rappresentazione, il pianoforte volava attaccato a fili sospesi in aria, mentre si riproduceva il boato della tempesta in mare.
Non dimentica i libri che più ha amato: il Circolo Pickwick di Dickens, la Trilogia di Rebecca West e Mr Skeffington di Elizabeth von Arnim.
Si parla anche delle nuove tendenze della scrittura contemporanea (del “declino ideologico del finale”, come lo definisce), degli eccessi (forse) di autobiografismo degli scrittori oggi.
Si resta, a fine serata, felici dell’invito sorprendente e dai tratti leggermente surreali di un grande scrittore, che – maestro di linguaggio qual è – sa utilizzare saggiamente anche i silenzi per farsi ascoltare.
E per far venire voglia di immergersi nel suo nuovo, ‘misterioso’ libro.