Viaggio nel mondo di Addio Milano Bella, l’ultima fatica letteraria di Giovanni Bernuzzi. Dopo la recensione apparsa in anteprima su Gli amanti dei libri, non poteva mancare anche un’intervista all’autore, nonché fondatore della Happy Hour edizioni.
Giovanni, dopo due libri dal taglio intimista e autobiografico, arriva il tuo primo romanzo.
Sì, la storia di Vera, Marco e Francesco è il mio primo romanzo, forse l’unico. Scrivo poco e non mi piace o semplicemente non riesco a scrivere due libri dello stesso genere. In questo senso, e solo in questo ovviamente, potrei far parte di quelli che Roberto Calasso nel suo L’impronta dell’editore (volumetto Adelphi che consiglio a tutti gli amanti dei libri) definisce “autori di un libro unico”. Prima di Addio Milano bella ho scritto un libro di viaggio o pellegrinaggio, Diario di Santiago, e un memoir sulla mia vita di lettore, Solo ma vero, riscritto più volte negli anni.
Quali emozioni hai voluto esprimere attraverso quest’opera?
L’emozione è forse una, tutta la vita… Cerco di rispondere con tre citazioni dal libro.
Marco: “Guardava le stelle immobili nel cielo, sconosciuta città d’acqua e di vento, e ripensava alla sua vita: era stata un sogno, un’illusione, un bacio sulla panchina di un giardino, una carezza all’ombra di un portone… Camminare nel silenzio della notte e poi svanire con le stelle, nel cielo del mattino.”
Vera: “Camminare… il piacere di pensare. Quando arrivò a Milano era notte, cadeva una pioggia leggera e camminando pensava che bella la notte, che bella la pioggia, che bello il sole, che bello il giorno… e che bella la luna, che belli gli alberi e il vento e il mare e le stelle… che bello tutto!”
Francesco: “Aveva commesso un po’ tutti gli errori che si possono commettere nella vita, compreso quello di tornare con il primo amore, ma continuava a rifiutarsi di credere nell’infelicità. A volte col passare del tempo la vita ti sembra un’altra, pensava, invece è sempre lei e, come una donna, è meglio se non si è fatta il lifting. È libertà il mattino, solitudine la sera…”
Milano è ancora bella?
Certo, bellissima, anche se concordo con quanto scriveva “della sua amatissima Milano” il poeta Delio Tessa già nel 1937: “Sono nato a Milano in via del Fieno e venuto grande in via Olmetto e se stesse a me me ne andrei definitivamente dalla mia città per non assistere allo scempio sistematico a cui la sottopongono”. Da allora lo scempio è continuato, il colpo di grazia lo darà Expo 2015 e mi sono posto l’obiettivo di andarmene prima.
Cos’è per te un addio?
Chiedilo al vento…
Vesti i panni dell’editore e dello scrittore. In quali preferisci calarti di più?
In quelli del lettore.
Da editore come giudichi il mercato italiano ?
Mah… un po’ come tutto in Italia, dove un condannato in via definitiva per frode fiscale, e nei primi gradi di giudizio per altri reati, mentre attende di sapere dove e come scontare la pena si consulta col presidente della repubblica su come riformare lo stato (tutte minuscole). Caso vuole che lo stesso sia anche il più grande editore in Italia, uno dei paesi d’Europa dove ci sono meno lettori e più scrittori, fenomeno su cui, riflette uno dei tre protagonisti di Addio Milano bella, “prosperano l’editoria a pagamento, definita nel pragmatico mondo angloamericano vanity press, e le agenzie letterarie fasulle che vendono “servizi” di lettura, valutazione e pseudo editing”.
Cosa dici a chi paga per farsi pubblicare?
A tutti di non pagare, a qualcuno di leggere di più e scrivere di meno.
Un saluto a Gli amanti dei libri.
Un saluto e un ringraziamento, non tanto e non solo per lo spazio dedicato a me e ad altri autori di Happy Hour edizioni, ma anche e soprattutto per quanto fate per i lettori e per la lettura, e per come lo fate, con passione e attenzione.