A tu per tu con… Gianni Biondillo

Una cosa è certa: non è vero che gli investigatori non devono mai invecchiare. Almeno secondo Gianni Biondillo, scrittore milanese che, se ha entusiasmato ed entusiasma i suoi numerosi fans con i racconti gialli che vedono protagonista l’ispettore Ferraro, ha però anche regalato perle in antologie, saggi, ultimamente anche una fiaba per bambini.

Vincitore del premio Scerbanenco-La Stampa nel 2011 e autore di romanzi tradotti anche in spagnolo, francese, tedesco, Biondillo ha visto proprio all’inizio del 2014 per Guanda Editore la pubblicazione in cartaceo di Nelle mani di Dio, una cui precedente edizione era stata nel 2013 nella collana digitale “i Corsivi” del Corriere della Sera. E qui l’ispettore Ferraro torna con tutti i suoi anni che passano. E fin dalle prime battute. Perché, i cinquanta sono ormai più vicini dei quaranta, anche se lui “fingeva di non sentirli”. 

Biondillo, invecchia anche Ferraro, insomma…

Sì, invecchia, andando contro una legge per cui si vorrebbe che un personaggio seriale sia sempre uguale. A me non va. Ferraro invecchia, come tutti… 

Sicuramente una scelta che ce lo fa sentire più vicino, più uguale a tutti. A Ferraro, ammettiamolo, vogliamo bene e gliene vuole anche lei, anche se per un po’ lo ha abbandonato…

Beh, anche recentemente lo abbiamo trovato in Cronaca di un suicidio e  I materiali del killer… Vero, si è avuto un buco dal 2007 al 2011, ma semplicemente perché avevo fatto altro, avevo altre cose da raccontare. Non scrivo libri per vendere, ma perché ho cose da dire. Credo di essere uno scrittore, non un giallista, tanto più che non amo mettere “nelle caselle”. Ho scritto e scrivo se ho qualcosa da raccontare. Non sono giallista, o scrittore per l’infanzia, ma ho scritto gialli, racconti horror, comici, erotici, grotteschi. E anche fiabe… 

Fiabe, racconti per bambini, è vero, come Il mio amico Asdrubale,  che parla di natura e di amicizia… Come è nato questo libro?

È una fiaba, cresciuta a uso domestico, con le mie bambine. La sua pubblicazione come libro, nello scorso ottobre,  è stata un caso. Non mi è stato chiesto di scrivere una fiaba, ma il mio editore ha saputo chiacchierando di questa cosa, gli è piaciuta ed è diventata un libro. 

Torniamo a Nelle mani di Dio: l’anno scorso era un e-book, ora diventa un cartaceo: come mai questa decisione?

Anche qui è stato un caso: un e-book del Corriere della Sera l’anno scorso e come tale l’avevo pensato, come tale era nato, non come cartaceo. Al massimo, pensavo, l’avrei pubblicato prima o poi in un’antologia. Invece il mio editore l’ha letto, gli è piaciuto e ha pensato che potesse vivere di vita autonoma. Ed eccolo in cartaceo… Tra l’altro tra un mese sono dieci anni dalla pubblicazione di Per cosa si uccide: diciamo che Nelle mani di Dio è una piccola candelina per questo decennale, un regalo che ho fatto a me stesso e ai lettori, molti dei quali non sono e-readers. 

Troppo presto per parlare di altri progetti o c’è già qualche novità in arrivo?

In primavera uscirà una raccolta di scritti sull’Africa: ci sono stato, in Paesi differenti, spesso con missioni umanitarie e, tornato in Italia, ho anche partecipato a iniziative di raccolta fondi per sostenere progetti di cui alcuni legati a scuole. Io, poi, non scrivo di viaggi, non sono un giornalista, ma un narratore, raccolgo storie da raccontare. Questo volume si intitolerà L’Africa non esiste: racconto quello che ho visto in prima persona di questo continente vasto, radicato nelle sue tradizioni, eppure proiettatissimo nel futuro. Noi spesso abbiamo pregiudizi nei suoi confronti. Io racconto anche le contraddizioni che ho visto.

Prendete racconti per bambini e ragazzi, unitevi romanzi gialli, shakerate ed ecco che salto fuori io: letteratura per ragazzi e thriller sono passioni che mi accompagnano da sempre, insieme comunque alla condivisione del decalogo di Daniel Pennac con i suoi dieci imprescrittibili diritti del lettore. Che prevedono anche quello di “leggere qualsiasi cosa”, pur avendo una spiccata passione per quanto enunciato in apertura di presentazione. Pensando in ogni caso che nelle pagine, non sempre, ma in molti, moltissimi casi, uno scrittore ci sta donando qualcosa di profondamente suo: non per forza un ricordo, ma anche solo un modo di esprimersi, un ritmo narrativo, e ogni volta una creazione. E dunque una forza che va almeno conosciuta. Se poi questa forza avvolge fin da piccoli e aiuta a diventare lettori, oppure dissemina le pagine di indizi che trascinano chi legge in un’inchiesta al cardiopalma… allora conoscerla mi piace ancora di più.

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