A tu per tu con… Aldo Costa

Aldo Costa è lo scrittore di “Non è vero”, un e-book che si inserisce nella nuova collana edita da Piemme per l’estate, una collana che comprende gialli, thriller, ma anche storie tutte al femminile. Nel suo ultimo lavoro Aldo Costa ci racconta di Lorenzo Cremona, un professore accusato di molestie da una sua alunna, il tutto nello sfondo del Parco del Gran Paradiso. Gli abbiamo rivolto qualche domanda per scoprire meglio il suo ultimo romanzo.

La storia di Lorenzo Cremona ci parla di un’accusa di molestie a una ragazzina. Come mai ha deciso di toccare un argomento così delicato?

In verità, prima di “Non è vero” avevo già scritto un romanzo (L’inviato di Dio) e anche in quel caso la vittima è una ragazza che subisce un abuso. Per non parlare del successivo, il non ancora pubblicato “Giulia dorme”… La domanda giusta da farmi sarebbe se per caso io non abbia qualche problema psicologico serio!

Ho una stima infinita per le donne, di tutte le età. Considero le donne psicologicamente e intellettualmente un gradino più in alto, se non altro di me. Le ammiro e penso soprattutto a loro quando scrivo. Sono padre di tre ragazzi; questa da una parte è una fortuna, perché non ho una ragazzina per la quale preoccuparmi, ma è anche un dispiacere, perché mi sarebbe piaciuto conoscere anche quel mondo lì.

Quella di Lorenzo, comunque, non è l’unica situazione complicata nel suo romanzo: a quella si aggiungono la caduta di Serena Ainardi tra le alture del Gran Paradiso e le accuse al maresciallo Tasca, che lei narra in paragrafi diversi. E’ stato difficile raccontare così tante situazioni contemporaneamente?

È una questione di “montaggio” delle scene. Bisogna incastrarle in modo che, prese insieme, comunichino. In questo potrebbe avermi aiutato il mio lavoro, che è quello di pubblicitario. Quando ti trovi in sala di montaggio, insieme ad un operatore che fuma come un camino otturato dalla fuliggine, per ore a montare un video o uno spot, devi essere lucido e proporre tagli e combinazioni di sequenze che funzionino bene e subito, altrimenti ti tocca ritornare, smontare e ricominciare a soffrire.non è vero

Le montagne del Gran Paradiso fungono solo da sfondo oppure nascondono un significato particolarmente importante?

Le montagne del gran Paradiso sono uno sfondo meraviglioso. Una buona parte del romanzo si svolge presso un rifugio, il Vittorio Emanuele II, che si trova proprio all’inizio della via normale alla vetta. È un luogo che ho potuto descrivere bene, perché l’ho frequentato diverse volte in qualità di utente, proprio per “fare” il Gran Paradiso o per altre salite. Dopo aver scritto il libro, e grazie ad esso, ho fatto una pazzia: mi sono fatto assumere dal gestore e per due stagioni consecutive ho provato a vedere cosa si prova a essere Renzo Cremona, il mio protagonista. Posso dire che è molto faticoso.

Una delle sequenze più toccanti del suo libro è quella che ci racconta le ore trascorse da Serena nella sua prigione di ghiaccio e neve. Lei, che è un esperto del Parco del Gran Paradiso, ha mai vissuto una vicenda simile?

Sono contento che queste pagine le siano piaciute, perché sono anche le mie preferite. Conosco molto bene la montagna, ma sono un alpinista di basso livello. Quando mi muovo su ghiaccio sono legato come un salame e sono molto, ma molto, ma molto prudente, per non dire fifone. No, non mi sono mai trovato in pericolo.

Vuole lasciare un messaggio a tutti gli Amanti dei Libri?

Che li stimo. Stimo tutti quelli che leggono. Li sento vicini a me perché anch’io leggo, anche se non riesco ad andare oltre i 40-45 libri all’anno. Condividiamo una passione bellissima che ci arricchisce, ci rende diversi e non fa male a nessuno. Cosa vuoi di più? Abbiamo però anche tutti la stessa paura: che per qualche circostanza astrale ci possiamo trovare una sera senza niente da leggere o rileggere: da impazzire.

Sara Papetti

Anna Vivarelli, scrittrice per bambini, ha dichiarato durante una mia intervista: «Nella vita bisogna darsi una chance, non sai mai quando arriverà il libro che ti farà amare la lettura». Per me è stato così: avevo sei anni e accompagnavo mia mamma, una divoratrice di libri, in biblioteca. Ho accettato su suo consiglio “Gastone ha paura dell’acqua” della serie del “Battello a vapore” e da allora non ho mai smesso di leggere e cercare nuovi generi, nuove ispirazioni. Da appassionata di crime, solo legata ai gialli, soprattutto quelli di Camilla Lackberg, ma non rifiuto mai nessun libro, soprattutto se posso leggerlo in compagnia di un buon dolce.

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