A Bellano con Andrea Vitali

La casa della signorina Tecla Manzi

Il mondo che Andrea Vitali racconta nei suoi romanzi oggi non esiste più, ma si materializza magicamente nelle pagine dei suoi libri fatti di luoghi e di “carne”, di anime provinciali variegate come l’umana natura. “Il mondo dello scrittore di narrativa è colmo di materia” recita una famosa frase di Flannery O’Connor che si adatta perfettamente alla produzione dello scrittore bellanese e rappresenta l’essenza della giornata vissuta ad aggirarsi nel piccolo paese sul lago di Como che ospita le sue storie. Possiamo raggiungere Bellano in un’ora abbondante di treno da Milano, mentre scorrono dietro ai finestrini scorci di un lago in parte ancora selvaggio e si intuiscono le alte montagne della Valtellina: è un locus amoenus per chi vi arriva dalla frenesia della metropoli, città natale e rifugio in cui l’autore ama vivere. Qui ci sono tutti luoghi in cui, recuperando come una pesca miracolosa nella memoria le vicende e gli incontri della sua fanciullezza unendo le con una fantasia sempre in fermento,  Vitali ha saputo intessere trame avvincenti e tratteggiare personaggi spesso caricaturali e grotteschi. Le sue storie sono ambientate in periodi diversi del Novecento, ma mai ai giorni nostri: “Impossibile per me parlare della Bellano di oggi” spiega Vitali “non ci riesco. Mi devo anche divertire e nella realtà attuale non trovo ispirazione“. La nostalgia divertita delle sue pagine trapela anche quando racconta i cambiamenti che lo hanno riguardato professionalmente nell’ultimo periodo: “Ho smesso il primo marzo di fare il medico di famiglia e chi mi sostituirà non avrà più lo stesso rapporto con la gente: io qui ci sono nato, conosco tutti e giro per le strade, così le persone mi fermano e a volte mi chiedono qualche informazione sulla loro salute. Per chi arriverà ora non potrà più essere così. Ho fatto questa scelta soprattutto perché la burocrazia era aumentata moltissimo e mi toglieva il tempo da dedicare ai miei pazienti, ma continuerò a fare il medico per chi vorrà ancora rivolgersi a me”.  Sulle orme della sua produzione letteraria, è stata stampata una cartina del paese che riproduce frasi tratte dai suoi libri, intitolata “I luoghi sono reali”. È così che i carabinieri, i galeotti, le prostitute, i preti, le suore e le perpetue, i funzionari di partito e i bottegai prendono ulteriormente forma nelle sue parole spingendoci a seguirlo nelle strade del paese per scoprirlo. I muri di molte case sono scrostati, i vicoli una volta animati da varie attività sono per lo più solitari e la speculazione edilizia ha colpito duramente, come lo stesso Vitali ha denunciato nel suo blog. “Ma ci sono edifici che si ribellano al tentativo di essere trasformati da case di ringhiera in residenze chic” e ci mostra un cortile dove piante rampicanti entrano dalle finestre in cui si intravede la vita di un passato ormai remoto. Giungiamo davanti alla casa della signorina Tecla Manzi, protagonista di una delle sue storie ” E’ fredda sempre in ombra con all’interno dipinti inquietanti. Io stesso fui chiamato come medico ad entrare in quella casa, ma ne uscii con una sensazione di forte disagio”. 

La prima sede del PCI di Bellano

Un paese dove il sacro e il profano si mescolavano, si toccavano a pochi metri di distanza: “Da un lato del cortile le suore preparavano le ostie della Comunione che ogni tanto mi incaricavano di ritirare e dall’altra parte c’era la prima sede del partito comunista.Io vivevo tutto ciò con la curiosità e il timore di un bambino a cui gli adulti facevano percepire l’importanza di un ufficio tanto delicato.” Poco distante l’ultima abitazione della prostituta del paese: poco dopo aver terminato la propria attività professionale si mise a disposizione dei concittadini per fare le punture a domicilio emendando così i propri peccati di gioventù . D’altra parte  non c’era molta offerta e i clienti prendevano il treno per Lecco, città nella quale c’era un famoso bordello (come ben sanno i lettori affezionati): “Ad un certo punto le ferrovie, a causa delle continue proteste per il sovraffollamento dei vagoni, hanno dovuto aggiungerci dei vagoni di terza classe”. A Bellano non mancava il carcere, situato in centro paese vicino alla chiesa di Santa Marta: i detenuti affacciandosi dalle finestre, potevano parlare con i passanti. “Si racconta che un carcerato, vedendo le persone che entravano in chiesa a portare le offerte, pensò di avvisare un complice per poter rapinare la cassetta al momento giusto. L’impresa riuscì, ma i due si fecero prendere la mano dal desiderio di accumulare soldi fino a farsi scoprire”. Davanti alla casa del Parroco scopriamo come fino a non molti anni fa le perpetue fossero vere e proprie segretarie intransigenti, sollecite nell’occuparsi dei problemi materiali del loro curatore di anime. “Ero bambino e vidi io stesso questa scena con i miei occhi: un uomo era accorso alla casa del parroco chiedendo di lui, che in quel momento era affacciato alla finestra. La perpetua uscì dicendo che il prete non era in casa e il pover’uomo dovette andarsene senza fare una piega“. Per tornare in stazione ci lasciamo alle spalle un edificio imponente, il vecchio Cotonificio Cantoni: migliaia di metri quadrati di pietra di Moltrasio in cui novecento operai lavoravano nel rumore più assordante. Ora è in piccola parte uno spazio espositivo e per il resto un gigantesco contenitore vuoto, ricordo di un mondo industriale che non c’è più, sgretolato dalla globalizzazione e dal progresso. Siamo grati ad Andrea Vitali per questo viaggio nel tempo e ripartiamo portandoci via l’anteprima di “Quattro sberle benedette”, in uscita a fine aprile, con la certezza di un piacere in più: durante la lettura non sarà difficile richiamare i tanti scorci di paesaggio impressi nella nostra mente. 

Il Circolo dei Lavoratori

Milanese di nascita, ha vissuto nel Varesotto per poi trasferirsi a Domodossola. Insegnante di lettura e scrittura non smette mai di studiare i classici, ma ama farsi sorprendere da libri e autori sempre nuovi.

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