
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 222
Prezzo: € 16,90
Chi è Ottocento, morto resuscitato dopo trent’anni, un tempo intelligentissimo compagno di banco alle elementari, nella scuola Torquato Tasso, del protagonista Ennio Alfieri? Un personaggio tutto da scoprire in questo bel giallo dal ritmo morbido e lento di Marco P.L. Bernardi ambientato per la maggior parte nella Torino del 1976 mentre la squadra del Toro è a un passo dall’agognato scudetto. Al centro della narrazione ritroviamo l’avv. Alfieri, che da tempo ha dismesso la toga:
“…aveva scelto di curare le sue passioni: il calcio, i viaggi, la buona cucina, i libri rari e quanto di bello lo facesse sentire libero. E poi c’erano le indagini…” (p. 12)
Indagini che riempiono la vita di Alfieri e lo vedono in compagnia del vice commissario Ranieri.
Ultimo discendente di una famiglia di avvocati, benestante, ancora in possesso della vecchia villa di famiglia a Castell’Alfero, Alfieri vive a Torino in Piazza Solferino dove lo assiste, quando e come può vista l’avanzatissima età, la governante Catlina, con lui da sempre. Ha una compagna, Elvira. Un rapporto particolare e intenso sebbene vivano separati. Gli fanno compagnia due canarini, Beppegaribaldi e la new entry Anita. È un tifoso sfegatato del Toro, vittima, come tanti e come l’amico Franco, con l’avvicinarsi della partita finale, di una serie di azioni scaramantiche. Durante l’ultima guerra è stato partigiano e il suo più caro amico è don Mario Scassa, un tempo sciupafemmine incallito, ora saggio sacerdote che si occupa degli ultimi. Ed è proprio don Mario a trovare, una domenica di inizio maggio, presso la Fontana Angelica in piazza Solferino, un relitto umano, un uomo con la nuca martoriata da orribili cicatrici che ripete sempre la stessa citazione latina, una citazione che in italiano suona così: Lo Stato diventa grande non con quelle strategie che i pavidi chiamano prudenti. Ma quel che sconvolge don Mario e poi l’avv. Alfieri è realizzare che quell’uomo è Ottorino Ottolenghi, detto anche il Professorino o ancora Ottocento, un loro compagno di scuola, morto dopo essere stato investito da un tram in Corso Francia a Torino nel novembre del 1946. Erano persino andati al suo funerale in un giorno di pioggia diluviante. Com’è possibile che sia stata tutta una farsa e perché? Gli Ottolenghi, vicini di casa durante l’estate degli Alfieri a Castell’Alfero, erano stati medici rinomati fino al nonno paterno di Ottorino. Con lui, la famiglia si era lanciata nel ramo imprenditoriale diventando ricchissima. Ottorino, ultimo di tre figli – i genitori morti anni addietro – era stato allevato dai nonni. Pessimi i rapporti tra il fratello maggiore Alfonso e la sorella Mariagrazia mentre Ottorino li ignorava entrambi dedicandosi alle belle lettere, agli scacchi, allo studio del gioco del tamburello. Un grande teorico, perché il fisico gracile e le molte malattie e allergie gli avevano sempre impedito di fare altro. Cosa gli è successo nei passati trent’anni? si chiedono Ennio e don Mario. Dove ha vissuto e come? Ma soprattutto come mai è riapparso? Parte da qui l’indagine dei due amici, un’indagine che poco alla volta riporterà alla luce tanti ricordi e li rimetterà in contatto con ciò che rimane della famiglia Ottolenghi scoprendo i rapporti torbidi e conflittuali che li hanno uniti e divisi. Un’indagine che li metterà anche di fronte a se stessi scavando in un passato non sempre limpido e risolto. Un’indagine che svelerà, infine, un segreto indicibile e spietato.
Marco Bernardi muove con garbo e maestria i suoi personaggi in una Torino caotica, affascinante e austera, fra un aperitivo nel mitico bar Zucca, un’elegante cena al Cambio, strade che si affollano di colori e musica per la vittoria del Toro. Perché Torino “…aveva un’anima sotterranea, che covava come la lava di un vulcano addormentato, pronta a esplodere, violenta e ruscellante in mille rivoli incandescenti.” (p. 170)