ElzeMìro – Mille+infinito-Acqua, ammoniaca e latrar di cani

Reiten reiten reiten, durch den Tag, durch die Nacht, durch den Tag.

Rainer Maria Rilke – Die Weise von Liebe und Tod des Cornets Christoph Rilke (1912)

Cazzate direi. Da dove può iniziare un viaggio non so ; iniziare di preciso, se te lo domandi risponditi : dipende ; tutto dipende, per questo o per quello, per dove da dove non sempre consegue, fin dove arriva e poi finisce, Ulisse efèndim ne sa, è imponderabile. Torno a dirti : cazzate di quelli che ti parlano del bordeggiare, cavalcare l’abisso, della vertigine a star fermi, di metafore variabili come la meteo, di Rimbaud, Melville, Conrad, tanto Rimbaud, la Achmatova, tutti ’n coppa ad abissi e biribissi ; e vertigini e baratri e cazzate. Vai a spiegarlo per dire, a chi nell’abisso sprofonda del mare di Kavàfis per dire, il Mediterraneo stesso oh bel el cimitière sous la lune oh Bernanos, con tutta quell’acqua senza remissione dei debiti à quiconque. Rimbaud il sopravvalutato e poi mitizzato per via del cavalcare cammelli e menelik : cazzate di vestali della confcommercio con l’estero in fucili e ciulate.  Céline sì, al termine della sua prima notte ne vide altre, ma tutte ben viaggiate, e non sul bordo, proprio in medias res, ti direbbe la professoressa che c’è in te : ti dico, leggi, leggi Nord, altro che abissi e vertigini. Giù giù a imbuto nel cuore nero. Imbutùtto a ingóio, imbuttùto nel senso che si imbattè non in un Rimbóbó, ma in uno zang zang tum tumb di germania anno zero – ché qui per interposta persona si parla di cadaveri – tasso di ingloriamento, mistificazione, fantasmerìa, assunzione della beata sauncazzo zero, doppio zero : altro che abissi e vertigini, cazzate. Amen.

Sottovoce sale la memoria del verso di Rilke, quel dell’alfiere Christoph che notte e giorno giorno e notte trott eritrott trott trott : Reiten reiten reiten, durch den Tag, durch die Nacht, durch den Tag.

Guarda, due anziani, Filemone e Bauci mi chiedi, ma va là, due cardellini : non si distinguono l’uno dall’altro, la femmina e/o il maschio, tant’è la loro esistenza che uno più uno fa uno, tutt’uno. Cardellini anziani e accontentàti da un viaggio ma meglio sarebbe dire scampagnata, un trip per l’Austria, quell’Austria lì : Apfelstrudel mit Vanillesoße, Dirndl, Kaiserschmarren, Lederhosen, Lodenmantel und Gebirge mit Kultur, lots of Kultur und Konzerte und Danubi ; or qua or là, con juicio pianure trafitte e afflitte dal sole, quel lì che da ultimo più che illuminare cuoce il pianeta a fuoco lento. Tu che dello scempio hai la tua brava awareness, che vvo’ fa’, o hai superato l’età delle marce-per, ma anche di quelle contro, ammesso che le une e le altre abbiano mai mutato il corso delle catastrofi – si è marciato molto against fascism per esempio – o persisti nella dolce chimera sei tu, illusione, distorsione, forclusione ottica. E mentre i due cardellini con la loro Škoda fabbricata ancora oggi nella sua brava automobilová, pot pot pet pet si fanno strada per il Sankt Florian, tu sai che nello stesso istante c’è chi si aggira per il mondo ma lungo un mappale di luxury resorts a tutto relax, piscine a sfioro and oimeméni breathtaking views. Mica come navigasse nello scolo di una fogna.

Reiten reiten reiten, durch den Tag, durch die Nacht, durch den Tag.

Adesso per un attimo, lascia che i due Cardellini si avvicinino alla loro meta laggiù dopo Linz, il mona-stereo di Sankt Florian dove stasera c’è l’immancabile concerto del Bruckner. Manca quanto, sfiorare Linz e proseguire a sud sud est. Quindi lasciali lì, e dammi retta su che cos’è l’Austria. L’Austria prima era un posto dove si coltivavano soprattutto arciduchi e Sissies, mentre ferro e grano e ungherie arrivavano dai sudditi oltre che dai sudeti. Dopo due disastri e la bella alzata d’ingegno dell’Anschluss con tutto il codazzo di Hugo Boss – quel piucheperfetto del total black tailored – ebbene, dopo dopo dopo si è addolcita l’Austria-regno dell’Est a campare di turismo, che è il ruolo de cuius sono interpreti la maggior parte dei bipedi cedroni e alla grande, tanto che : tourists of all lands, unite…

Reiten reiten reiten, durch den Tag, durch die Nacht, durch den Tag

Ora tutto questo per arrivare a dirti che te li devi immaginare i cardellini, che non ti aiuterebbero gli aggettivi che potrei buttare lì nel calderone per fartene un brodo di coltura. Di aggettivi e soprattutto di intonazioni, diceva un vecchio capocomico, ne ho pieni i bauli. Ma poi. Sostanza l’anzianità… con questa compagnia è già tanto se si finisce soltanto caricature di sé e non schiacciati invece in un letto come stracci di gatti sull’autostrada… e forse la lentezza con cui lui conduce la loro petrolette Škoda, una Fabia bianco-magnolia basica da 50 cavalli se li ha ; lei la cardellina ha perso la patente, ma molto molto tempo prima di questo viaggio di nozze sempre rinnovate. Ti aiuti immaginarteli strada strada, sotto gli ombrelloni blu copiativo nei déhors di innumerevoli ka-und-ka Kaffee und Kuchen a consumare cappuccino, cioè un caffelatte con Himbeeren Kuchen, torta ai lamponi, in mezzo alle birre sudate di turisti in bretèlle e ciantèlle. Oh quanto che fa caldo fa caldo fa caldo quest’estate.

Reiten reiten reiten, durch den Tag, durch die Nacht, durch den Tag

Questa faccenda del reiten – in questa lingua morta viene a dire trotta trotta cavallino – è cosa che in una memoria bizantina come è quella del cardellino, vai a saperne il perché, è rimasto invece labile leit motiv da un poemetto, difficile trovargli una definizione più o meno azzeccata, del Rilke (Praga 1875 – Montreux-Ch 1926) che comincia così, reiten reiten, ed è suono di azioni più che di azioni in sé: I casi di amore e di morte dell’alfiere Christoph Rilke. Un Don Chisciotte svevo. Il cardellino non immaginartelo addottorato e non ha senso parlare della sua Kultur. Le sue sono cartoline da luoghi del sapere altrui di cui ha ritenuto e ritiene ormai soltanto la dicitura in corsivo su sfondo di tramonto espressivo : saluti da. E tanto gli è bastato fino a questo viaggio. Trotta trotta giorno e notte notte e giorno trotta trotta. Ecco ai cardellini questo andare sembra non avere fine ; sono a modo loro avventurosi alfieri, deviano a ogni angolo o stradina che loro pare invitarli a scoprire. Affiatati nel senso che respirano insieme il conto dei respiri che loro mancano alla fine dei giorni, dei loro non soltanto, sospirano anche spesso vuoi per malinconia vuoi per la Sehnsucht o nostalgia dell’inaccaduto qui in questa signorìa grandi firme che è l’Europa frigida  che trita, tratta e ritratta. Il paesaggio si sa, a parte i su e giù delle quote a salire e poi scendere, varia di pochi castelli, di pochi ruscelli, di alcuni boschetti sì belli, di amenità sorgive e Dörfer, villaggi, calzettoni e Lidl Market. C’è però questo senso di continuità, di inesorabilità dell’andare che al farsi cammino muta in traccia impermanente come di tra l’onde la spuma, Caminante, no hay camino… sino estelas en la mar. La cardellina non è brava a interpretare le google maps.

Trotta trotta giorno e notte notte e giorno trotta trotta.

Dopo tanto partire e in una pioggia torva e come solo nei film quelle procurate dai pompieri, per un errore interpretativo sulla map, i due sbarcano dentro Linz, Alta Austria, che tu ricorderai all’incirca o soprattutto per essere stata patria del barbiere, controfigura di Chaplin nel Dictator. Arrivano, riescono a evitare per un soffio il Zentrum, costeggiano la stazione dei treni di Franckstraße, si legge sul cartello in blu che la qualifica, periferia nord sud est i cardellini non si raccapezzano sul come è disposta la città, di qua di là di un fiume, ah è il Danubio di sicuro : anse da qua anse di là, meandri, porti e banchine. Approdano a un caffè, Falckenturm fuori dal quale non c’è né torre né falchi ma solo un marciapiede comodo per parcheggiare. Un biliardo all’interno e una nuvola di sudore che fa pensare possa mettersi a piovere anche lì dentro. Aleggia un sentore di ammoniaca da umano e ammoniaca da pavimenti, e non ci sono torte o dolcezze d’altro genere in un espositore che potresti trovare piuttosto in uno di quei bar aperti senza nessuna intenzione di esserlo, all’incrocio di due strade senza cuorean der Kreuzung zweier ohne Herz Wege –. La  banconiera ha dietro di sé una grossa Faema, il tubo per la schiuma incrostato di latte, non indossa direndellerie ma pantaloncini dito-nell’inguine e un top, o brassière, di un bianco qualchessìa ; sotto affiorano lo zafferano e il verde di un reggipetto da supporre  brodé ; tutta la superficie della sua pelle in vista è lucida di sudore tanto che la sembri unta ; a guardare di poco oltre il bordo del bancone si vede che calza sandaloni frankestein bianchi, ma non è scortese nel recepire una richiesta chissà per lei inusuale, che torte avete – in tedesco nell’originale cui replica con una smorfia di scuse e mi dispiace : finite. Questo non piace ai due ma siccome fuori piove a dismisura, tra il sudore acqueo dell’interno e il diluvio di fuori, per ragioni da non stare a indagare, i due preferiscono il primo, siedono a un tavolo di legno con panche nel bovindo accanto all’ingresso e non aspettano tanto per avere due tè in bustina marca Julius Meinl, che non è male a dire la verità, e due piattini con due fette di pane nero troppo imburrato, due grossi cetrioli aromatizzati e alcune fette di un affettato di un rosa simile ad altri. Pariser

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Provano a mangiare con fatica il pane imburrato con quel salume rosa che alla cardellina tuttavia piace tanto. E intanto che ci provano si avvicina loro un tipo che dopo brevi istanti sfiderà a duello la noia farfugliando, nella traduzione del cardellino, di Schnaps o grappa, argomento che ai cardellini non interessa punto e anzi li inquieta quel tipo con un completo di linoleum, tanto il lino con cui è stato un tempo confezionato trasuda Casablanca-1940 ; e ciarla di tubi e di fermentazione delle vecce, almeno così è parso di capire al cardellino che di vecce non ne sa nulla e traduce stando al largo dal vero. Tanto che importa. Poi come è arrivato, il tipo se ne va a sedere, scaccia di tasca uno svapo, tira e sbocca una nuvola grigia. Al biliardo quatto figure, e quattro diverse forniture di birra cui provvede obbediente obbediente al loro dialetto di loro quattro la ragazza frankenstein, e che il cardellino non capisce e che potrebbero dire cose, a guardargli le facce hmm, al loro indirizzo ma poi è l’indirizzo che cambia e i quattro tirano palle di facezie a quello, di indirizzo, della ragazza, ficken ficken fuck fuck ;  ed ecco : poiché i cardellini vivono in apparenza in un appartato naturale dove c’è posto solo per cardellini, a quel ficken ficken i due sparigliano le carte, chiedono il conto, pagano e, con  opposti ombrellini da viaggio alla pioggia, corrono alla Škoda, e via fari accesi e tergivetri vuìm vuàm, e via via via.

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Ora la città, la Linz si diluisce nella pioggia. Appaiono prati e qualcosa di boschetti e covoni, campagna. Il cardellino non capisce che strada ha intrapreso e se è una strada da tanto appare una memoria di strada e stretta, benché i bordi abbiano la loro brava striscia bianca continua. Nulla in vista e la cardellina ti ho detto che non è brava navigante, non sanno dove sono, ah no, ogni tanto a un incrocio c’è un cartello che la pioggia lascia solo intravedere, ed è così buio il cielo che potrebbe essere già stanotte. Passano, passano Obernbergen, Steyregg, passano Luftenberg e Langestein, poi Brunnengraben. Procedono fissi lungo quella via, comunale o provinciale o che cosa e che si chiama Linzer, perché al cardellino sembra la cosa più saggia da fare tirare a diritto, e di sicuro prima o poi finiranno sulla statale per Sankt Florian.

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La tempesta cessa e questo forse li rassicura dall’inquietudine, dallo smarrimento che ti assicuro li ha presi di sicuro. Dopo una certa età smarrire la strada è una metafora densa di foschie e di paura, l’unica che valga la pena menzionare, ma non te lo dico qual è. Oh un villaggio, un altro, sfugge il nome, si avvicina, si avvicina un altro, si avvicina anche un autobus bianco e rosso vuoto, incrocia passa e va. Come in campagna le lumache sbucano dal nulla dopo una pioggia, sul sentiero fuori da una casetta col tetto forse di marzapane – ma potrebbe essere anche cioccolata – una giovane madre appare, spinge un passeggino con un bambino che dorme ciondoloni ; alla maniera dei paesani, la donna si ferma e guarda passare la Škoda, poi continua a camminare lungo il marciapiede con l’aria di qualcuno che sa dove sta andando. Si vede ora un campanile, due campanili lontani, l’aggregato del paese ai bordi della via Linzer che lo attraversa poi, all’improvviso il cartello grande, scritte bianche su verde : Herzliches Grüß Gott in Mauthausen – un caloroso benvenuto a Mauthausen –. Grüß Gott come per dire graziaddio. Il cardellino abbassa i finestrini, nell’abitacolo di colpo non si respira. Non c’è nessuno in giro. Un altro campanile. La via Linzer svolta nella piazza del mercato : ippocastani, casetta gialla, casetta rosa, casetta pistacchio, Despar market, chiuso. Un altro negozio chiuso : l’insegna spenta dice tuttavia, Johanna Eder agopuntura e massaggi. Il cardellino accosta e si ferma. In due sganciano in sincronia le cinture e aprono le portiere. Arriva da lontano uno strepito  :  latrar di cani.

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Pasquale D'Ascola

P. E. G. D’Ascola Ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: Le rovine di Violetta, Idillio d’amore tra pastori, riscrittura quet’ultima della Beggar’s opera di John Gay, Auto sacramental e Il Circo delle fanciulle. Suoi due volumi di racconti, Bambino Arturo e I 25 racconti della signorina Conti, e i romanzi Cecchelin e Cyrano e Assedio ed Esilio, editato anche in spagnolo da Orizzonte atlantico. Sue anche due recenti sillogi liriche Funerali atipici e Ostensioni. Da molti anni scrive nella sezione L’ElzeMìro-Spazi di questa rivista  sezione nella quale da ultimo è apparsa la raccolta Dopomezzanotte ed è in corso di comparizione oggi, Mille+Infinito

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